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Egitto: Altro schiaffo di Sisi all’Italia, «Processo Regeni senza basi»

La procura egiziana risponde alla chiusura delle indagini. E ripropone l’idea della «spia»

La Procura generale egiziana risponde, dopo 20 giorni esatti, alla chiusura delle indagini in Italia sul rapimento, le torture e l’uccisione di Giulio Regeni. E lo fa con un lungo comunicato nel quale respinge in toto le accuse di Roma contro i quattro ufficiali della National Security indagati, rilancia la pista della banda criminale, e afferma che i responsabili del delitto restano ignoti.

«NON CI SONO BASI per istruire un procedimento penale», dichiara, quindi le indagini «per individuare i colpevoli» devono continuare. L’ennesimo schiaffo, nel giorno in cui la fregata italiana Schergat, partita in sordina il giorno di Natale, approda sulle coste dell’acquirente egiziano. Nella nota, riportata da numerosi organi di stampa egiziani statali e privati, il procuratore sostiene di aver ricostruito gli «eventi» verificatisi dal momento della scomparsa di Regeni fino al ritrovamento del corpo martoriato del ricercatore 28enne, senza però meglio specificare.

Il comunicato si dilunga invece non poco su altri «dettagli della sua permanenza in Egitto», raccolti attraverso «5 anni di indagini» e «120 testimonianze»: le amicizie, le persone contattate per la sua ricerca, persino presunti viaggi in Turchia e Israele fatti durante quel periodo. La nota specifica inoltre che nelle conversazioni con i venditori ambulanti e i sindacalisti oggetto della sua ricerca Giulio parlava di politica e del regime egiziano e diceva che lo status quo poteva essere cambiato.

Ma se da un lato propone di nuovo il ritratto di una spia e di un agitatore, la procura ammette che il ricercatore di Fiumicello era stato messo sotto sorveglianza dalla National Security per le sue «azioni sospette», ma che poi dalle informazioni raccolte era risultato «non pericoloso».

E QUI LA RICOSTRUZIONE si fa caotica e contraddittoria. Giulio sarebbe stato prima derubato e ferito da una banda criminale (i cinque presunti ladri trucidati da innocenti nel marzo 2016) e poi a causa del suo «comportamento insolito» sarebbe caduto vittima di una «persona sconosciuta», che approfittando delle misure di sicurezza messe in atto quel 25 gennaio avrebbe sequestrato, torturato e ucciso Giulio Regeni.

Il movente? Secondo la procura, implicare i servizi di sicurezza egiziani e rovinare i rapporti tra Italia ed Egitto, che proprio quel 25 gennaio 2016 venivano benedetti dalla visita di una nutrita delegazione commerciale italiana al Cairo.

MA C’È DI PIÙ. Oltre a riproporre il complotto internazionale e tentativi di insabbiamento già ampiamente smontati, nel comunicato la Procura egiziana getta ombre praticamente su tutti, persino sui genitori di Regeni, “colpevoli” di aver sottratto dalla casa del ricercatore il computer portatile di Giulio.
La nota va giù duro anche contro i magistrati italiani, accusati di aver costruito un caso «non supportato da prove», «frutto di deduzioni errate, contrarie alla logica e agli standard internazionali per le inchieste penali». Infine, in un vero e proprio rovesciamento dei fatti, punta il dito contro la Procura di Roma per non aver risposto alle richieste di collaborazione del Cairo, facendo dunque mancare elementi utili all’indagine egiziana. Critiche simili vanno anche alle autorità britanniche, accusate di non aver consegnato le testimonianze delle tutor di Regeni.

Immediate le reazioni dall’Italia. Erasmo Palazzotto, presidente della commissione di inchiesta parlamentare sulla morte di Regeni, con una nota accusa: «Le autorità egiziane ammettono dopo 5 anni, e dopo che lo ha dimostrato la Procura di Roma, che pedinavano Giulio Regeni». A tarda serata arriva la nota della Farnesina: «Inaccettabili» le parole della procura. In precedenza si era espresso anche il presidente della Camera Roberto Fico: «L’ennesima provocazione di un paese che non vuole collaborare».

Pino Dragoni

da il manifesto

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Al di la delle frasi di circostanza del Presidente Fico e di altri esponenti della maggioranza governativa ci chiediamo a questo punto che cosa aspetta il governo a ritirare l’ambasciatore italiano dal Cairo e revocare la commessa di armi che l’Italia ha venduto all’Egitto??

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