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Draghi conosce l’articolo 11 della Costituzione italiana?

«Dovremmo accettare, sostanzialmente, che difendiamo il paese aggressore, non intervenendo. Dovremmo lasciare che gli ucraini perdano il loro Paese e che accettino pacificamente la schiavitù? È un terreno scivoloso che ci porta a giustificare tutti gli autocrati, tutti coloro che hanno aggredito paesi inermi, a cominciare da Hitler e Mussolini».

Queste sono le parole di Mario Draghi in risposta a Vittorio Sgarbi durante la discussione alla Camera sulla decisione del governo di inviare armi all’Ucraina. Draghi forse non conosce l’articolo 11 della Costituzione e il perché di tale articolo costituzionale.

L’articolo 11 della Costituzione italiana recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.

Se non ci attenessimo a tale articolo e se Draghi avesse ragione e dessimo seguito a quanto esposto dal presidente del Consiglio, l’Italia dovrebbe continuamente entrare in guerra nei vari conflitti che scoppiano nel mondo, al di là di tutti i discorsi sulla pace e la diplomazia. Ad esempio, avremmo dovuto entrare in guerra al fianco del povero Yemen, aggredito dai paesi del Golfo capitanati dall’Arabia Saudita. In questo specifico caso, quindi, avremmo dovuto sostenere militarmente lo Yemen contro l’aggressore saudita che, invece, nonostante sia un regime autoritario, abbiamo armato e da cui acquistiamo senza problemi il petrolio.

Questo semplice esempio, che vale per tutti gli altri, dimostra l’ipocrisia del non detto, ovvero che dietro ai conflitti e allo schierarsi in essi ci sono interessi, c’è la realpolitik, non l’etica e la morale. Per questo e mille altri motivi l’articolo 11 della Costituzione va preservato e attuato, rifiutando la guerra (e il suo incitamento) come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

[di Michele Manfrin]

da L’Indipendente

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