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Diciamo NO anche alla Tortura “bianca” verso Nadia Lioce‏

E’ da 5 anni che Nadia Lioce è sottoposta nel carcere dell’Aquila al regime del 41bis, anche ulteriormente inasprito.

Non è tortura una condizione d’isolamento continuo e totale?

Non è tortura la condanna al silenzio?

Non è tortura vivere per anni in una cella due metri per due, posta alla fine di un lungo tunnel sotterraneo, che si affaccia sul nulla?

Non è tortura fare l’ora d’aria spesso da sola in una vasca di cemento grande tre metri per tre dove il sole non si vede mai?

Non è tortura vietare anche di leggere, studiare, se non due libri al mese sottoposti a censura e quindi decisi dal carcere?


Questa tortura “bianca”, che punta ad annientare lentamente il corpo, la mente, quando non può subito piegare lo spirito rivoluzionario, ha già ucciso. E’ accaduto a Diana Blefari Melazzi, prigioniera nello stesso carcere Costarelle de L’Aquila: “era caduta in uno stato di profonda prostrazione e inerzia psicologica. Se ne stava rannicchiata tutto il giorno nel letto, con la coperta fino agli occhi e senza nessun cenno di interesse per il mondo”, racconta Elettra Deiana. “Piegata dal carcere duro, Blefari si suicidò il 31 ottobre del 2009”.


Oggi dobbiamo denunciare e pretendere la condanna e la fine anche di questa tortura. 

Chi ha ucciso nel G8 di Genova Carlo Giuliani, chi ha massacrato giovani, chi ha torturato, non solo non si è fatto un giorno di galera, ma ha anche acquisito gradi “sul campo”; 

Chi, padroni, rappresentanti del governo e i loro commis, ogni giorno, con lo sfruttamento, condizioni di lavoro schiaviste, licenziamenti, con leggi che portano più miseria, peggioramento delle condizioni di vita, con devastazioni ambientali, provoca morti sul lavoro e per il non lavoro, non viene neanche processato e comanda sulle nostre vite.

Mentre chi lotta, comunque sia, contro questa immensa INGIUSTIZIA di classe e non si piega, deve essere annientato.

NO!!

Facciamo appello in particolare alle donne, che subiscono due volte questa ingiustizia, ma che quando lottano sono doppiamente ribelli e rivoluzionarie: non permettiamo che continui questa tortura “bianca” a Nadia Lioce. Difendiamo le sue condizioni di vita, per difendere le condizioni di vita di tante detenute

Costruiamo per i prossimi mesi una mobilitazione per questo. 


Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

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