Siamo di fronte al diritto penale usato come “braccio armato dello Stato”, per una gratuita oppressione e una inutile crudeltà.
di Mirko Mazzali da Milano in Movimento
Un decreto che mette d’accordo il più estremista degli antagonisti e Matteo Renzi nella feroce critica non meriterebbe altre parole a commento.
Siamo di fronte in realtà a un macroscopico esempio di norme repressive, avente l’evidente scopo di schiacciare il dissenso, facendo finire in carcere chi si oppone a chi governa.
Siamo di fronte al diritto penale usato come “braccio armato dello Stato”, per una gratuita oppressione e una inutile crudeltà.
Questo, che evidentemente è un disegno mirante al consenso, viene attuato, da un lato con l’istituzione di nuovi reati di dubbia costituzionalità e d’altra parte con uno sproporzionato aumento delle pene edittali.
Si pensi, riguardo alla istituzione di nuovi reati, alla detenzione di materiale con finalità terroristica, che punisce con la reclusione da 2 a 6 anni chiunque si procura o detiene materiale informativo sulla preparazione o uso di congegni bellici, armi da fuoco ecc. ecc.
In questo caso è evidente l’anticipazione della soglia di punibilità in termini di tutela del bene giuridico, peraltro non bene chiarito.
Si tratta dell’istituzione di un reato di cui non si sentiva la necessità, come del resto si può dire per quello di occupazione arbitraria di immobili destinati alla domicilio altrui, come se prima tale condotta non fosse punita e non esistesse un reato che la sanzionasse!
Il carattere meramente strumentale della norma si evidenzia anche dal comma 3 che prevede la reintegrazione del possesso come se prima non fosse possibile attuarla e facendo finta di ignorare che il tema della mancata esecuzione del cosiddetto sgombero derivava dalla mancanza delle Forze dell’Ordine per attuarlo coattivamente e dalla giusta necessità di non lasciare persone, soprattutto se minori o anziane in strada.
La voglia di creare norme scollegate alla reale pericolosità della condotta dell’autore del fatto si evidenzia negli articoli di rafforzamento della sicurezza degli istituti penitenziari. Sbaglia chi immagina si tratti di un aumento della tutela per le persone ristrette anche di fronte ai ripetuti fatti di cronaca che parlano di violenze contro i detenuti. Tutt’altro! Assistiamo all’istituzione di una reato per la cosiddetta resistenza passiva, mostruosità giuridica e un’aggravante per una fantomatica istigazione a disobbedire alle leggi.
Ovviamente le norme tipicamente repressive non mancano e riguardano i reati commessi durante le manifestazioni con draconiani aumenti di pena, assolutamente sproporzionati rispetto alla condotta.
Per concludere direi che è vero che al peggio non c’è mai limite, ma immaginare un decreto peggiore è difficile.
Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi sostenerci donando il tuo 5×1000
News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp