Costruire alleanze transnazionali per contrastare la deriva autoritaria in Italia e Spagna
- giugno 23, 2025
- in lotte sociali
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La rete italiana “In Difesa Di, per I Diritti Umani e chi li difende” ed il collettivo spagnolo “No Somos Delito” lanciano oggi un’iniziativa congiunta per denunciare l’impatto della Ley de Seguridad Ciudadana in Spagna, popolarmente nota come Ley Mordaza, e della “Legge Sicurezza” in Italia, approvata definitivamente in Senato lo scorso 11 giugno, e che rappresentano una grave minaccia ai diritti fondamentali e un attacco diretto al diritto di protestare e al diritto di difendere i diritti.
Come denuncia il collettivo No Somos Delito “Tra poche settimane lo Stato spagnolo celebrerà il decimo anniversario dell’approvazione della Legge Bavaglio”.
La legge è stata approvata nel 2015 da un governo del Partito Popolare in un contesto di proteste sociali dopo il 15M, ed è stata vista come una risposta per frenare la mobilitazione dei cittadini contro i tagli e la corruzione. Concepita più come meccanismo di contenimento del dissenso politico che come misura di sicurezza, la legge ha introdotto sanzioni amministrative che sostituiscono il controllo giudiziario, scoraggiando la protesta.
“Molto prima che la legge entrasse in vigore, avevamo messo in guardia sull’impatto che avrebbe potuto avere sui diritti fondamentali. Ora, a distanza di 10 anni, non abbiamo potuto far altro che dimostrarlo: dalla sua entrata in vigore fino al 2023, questa legge ha comportato più di 429.000 sanzioni; più del 76% corrispondono a infrazioni di disobbedienza o mancanza di rispetto per l’autorità”.
Nonostante la volontà del governo socialista di riformarla e diversi tentativi parlamentari, la legge rimane in vigore e continua a essere utilizzata per reprimere i diritti. La legge, che è stata utilizzata per limitare i diritti di manifestanti, difensori dei diritti umani e giornalisti, ha permesso la normalizzazione di un regime sanzionatorio arbitrario, che concede ampia discrezionalità alle forze di polizia e produce un effetto dissuasivo sull’esercizio delle libertà fondamentali della società civile.
La portavoce di No Somos Delito, Cèlia Carbonell, denuncia che “10 anni di legge bavaglio sono troppi anni nei quali si è data copertura legale per la repressione e la limitazione ingiustificata dei diritti umani. Ora sappiamo che la riforma della legge è in fase di elaborazione alla Camera dei Deputati. Spetta alla mobilitazione e all’azione dei cittadini assicurare che i gruppi politici stabiliscano garanzie per proteggere l’esercizio dei diritti e delle libertà fondamentali”.
Contemporaneamente, il Senato italiano ha approvato definitivamente, con una sorta di “golpe amministrativo”, la legge “sicurezza” lo scorso 11 giugno, a seguito dell’arbitraria decisione del governo di destra di Giorgia Meloni di porre il voto di fiducia per scavalcare la discussione in aula, e dell’ostruzionismo dell’opposizione e le grandi mobilitazioni popolari promosse dalla rete No DL – A Pieno Regime in molte città italiane.
Questa legge nel suo complesso è un attacco senza precedenti alla libertà di espressione e di associazione, che colpisce un’ampia gamma di soggetti sociali e le loro pratiche (migranti, attivisti per la giustizia climatica e ambientale, attivisti per i diritti abitativi, e contro qualsiasi misura di resistenza passiva o disobbedienza civile praticata nel Paese e conforme agli obblighi internazionali rilevanti). Per questo è stato definita “la più grande minaccia alla libertà di protesta” degli ultimi decenni.
“La legge Sicurezza è una delle leggi centrali del programma di governo del centrodestra e fin dalla sua prima presentazione ha suscitato la preoccupazione e la condanna di giuristi, accademici, movimenti sociali, organizzazioni non governative italiane e internazionali e istituzioni come l’OSCE-ODIHR, il Consiglio d’Europa e i Relatori Speciali dell’ONU. Questa legge colloca l’Italia al di fuori della legalità internazionale“ha dichiarato Francesco Martone della Rete In Difesa Di, per I diritti umani e chi li difende.
In Difesa Di è una coalizione di organizzazioni della società civile italiana che si occupa della difesa dei difensori dei diritti umani e del diritto alla protesta. La rete fa parte della rete nazionale “No DL – A pieno regime”, un’ampia coalizione di organizzazioni, movimenti sociali, sindacati centri sociali, che da diversi mesi si sta mobilitando per contrastare la legge. Lo scorso 31 maggio più di 150mila persone hanno marciato a Roma e numerose altre iniziative sono in corso di organizzazione dopo l’approvazione della legge.
“Quello che è successo nello stato Spagnolo dopo l’approvazione della legge bavaglio è un esempio vivente dei rischi rappresentati dalla legge sulla sicurezza in Italia. Ci offre l’opportunità di rafforzare le iniziative congiunte di advocacy, denuncia e mobilitazione come quella che lanciamo oggi con il “Manifesto” comune e che vi invitiamo ad appoggiare e sostenere” dichiarano i portavoce di In Difesa Di Francesco Martone e No Somos Delito Celia Carbonell.
Cos’è la “Ley Mordaza” o “legge bavaglio”
A cura di No Somos Delito
La legge organica 4/2015 sulla protezione della sicurezza dei cittadini, approvata dal governo del Partito Popolare in un contesto di proteste sociali a seguito del 15M, è stata vista come una risposta per porre un freno alla mobilitazione dei cittadini contro i tagli e la corruzione. Concepita più come meccanismo di contenimento del dissenso politico che come misura di sicurezza, la legge ha introdotto sanzioni amministrative che sostituiscono il controllo giudiziario, disincentivando le iniziative di protesta. Sin da prima della sua approvazione, la legge è stata criticata da organizzazioni per i diritti umani, giuristi e organismi internazionali per il suo impatto negativo sulle libertà di espressione, riunione e protesta.
Il 30 marzo 2025 ricorre il decimo anniversario dell’approvazione della Legge per la protezione della sicurezza dei cittadini, nota come Legge Bavaglio per le restrizioni che impone ai diritti e alle libertà fondamentali. Nell’ultimo decennio, diversi governi e gruppi parlamentari ne hanno promesso l’abrogazione o una riforma completa, ma queste iniziative non si sono concretizzate. Attualmente, all’inizio di gennaio 2025, è stato chiuso il processo di modifica della legge promosso da PSOE e SUMAR, con il sostegno di PNV, ERC, EH Bildu e BNG.
Dalla sua entrata in vigore fino al 2023, la Legge sulla sicurezza dei cittadini ha comportato più di 429.000 sanzioni, escluse quelle relative a droga, armi ed esplosivi. Oltre il 76% corrisponde a reati di disobbedienza (articolo 36.6) o di mancanza di rispetto per l’autorità (articolo 37.4), articoli che dal 2015 hanno sollevato preoccupazioni per il loro impatto sui diritti di manifestanti, difensori dei diritti umani e giornalisti. Questi dati riflettono la normalizzazione di un regime sanzionatorio arbitrario, con un’ampia discrezionalità della polizia e un effetto deterrente sull’esercizio delle libertà fondamentali.
Attualmente, secondo i dati delle organizzazioni della rete Defender a quien Defiende, i settori più colpiti dalle sanzioni sono stati i movimenti di solidarietà per la Palestina, per l’ambiente e per la casa. Il primo ha dovuto affrontare multe non solo in base alla legge sulla sicurezza dei cittadini, ma anche per aver esposto bandiere palestinesi durante eventi sportivi, a seguito dell’applicazione della legge contro la violenza e l’intolleranza nello sport. Il movimento ambientalista ha ricevuto sanzioni per disobbedienza e turbativa dell’ordine pubblico, mentre il movimento per il diritto all’abitare continua ad accumulare alte multe per le sue iniziative di contrasto degli sfratti.
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