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Condannato per le violenze al G8 di Genova, promosso al vertice dell’antimafia

Gilberto Caldarozzi condannato a tre anni e otto mesi per falso, ossia per aver coperto i torturatori e per le false prove contro i dimostranti. Ora è al vertice dell’Antimafia

Come dire? Uno schiaffo ai pestati e torturati al G8 di Genova e – anche – a quei servitori dello Stato democratico che non hanno mai depistato o coperto picchiatori in divisa.

Invece Gilberto Caldarozzi, che è per i trafici fatti del G8 di Genova è stato condannato in via definitiva a tre anni e otto mesi per falso, ossia per aver depistato le indagini creando false prove che giustificassero botte e torture degli agenti sui manifestanti, è stato nominato Vice direttore tecnico operativo della Direzione Investigativa Antimafia, ossia la struttura inter-forze che dovrebbe lottare contro la mafia.

Una nomina decisa dal ministro dell’Interno Marco Minniti che sicuramente risulterà indigesta a gran parte dell’elettorato del Pd ma che risponde all’idea dell’uomo forte che l’ex dalemiano e ora fervente renziano ministro vuole dare al suo ruolo cercando di presentarsi come il garante degli apparati. Anche se, in questo caso, a scapito di chi ha subito le violenze di Stato.

Cosa è accaduto? Scaduti i cinque anni di interdizione ai pubblici uffici, l’ex capo della Sco (sezione criminilalità organizzata) è stato nominato Vice direttore tecnico operativo della Direzione Investigativa Antimafia.

La denuncia è stata fatta dalComitato Verità e Giustizia per Genova”: lo scorso luglio, il ministro degli interni Minniti ha proceduto alla nomina, non curante del passato del dirigente.

Per la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, Gilberto Caldarozzi è uno dei responsabili di quanto successo a Genova da parte delle forze di polizia, e le successive indagini. Fatti che per la Corte di Cassazione gettarono “discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero”.

Dopo diciassette anni, quindi, il passato cade nell’oblio, in maniera selettiva: per molti quei giorni sono ancora incubi, per altri “medaglie” da carriere, perchè, come conclude Marco Preve su “Repubblica”, “la “macelleria messicana” è stata archiviata dallo Stato”.

Una vicenda che colpisce al cuore soprattutto coloro che in quei giorni del 2001 manifestavano democraticamente nelle strade di Genova. Un punto di vista non condiviso dal Dipartimento della Pubblica sicurezza che ieri ha negato «alcun tipo di promozione» a nessuno dei funzionari e dei poliziotti coinvolti nelle violenze di Genova: «Dopo aver scontato interamente le pene inflitte, anche nella forma accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, nonché i provvedimenti disciplinari irrogati, sono stati riammessi in servizio, come previsto dalla legge». Perché, spiega il Dipartimento, «non è possibile allo stato attuale procedere ad alcuna forma di destituzione». Men che meno «è stata conferita alcuna promozione» a Caldarozzi, che tra due anni «cesserà dal servizio per raggiunti limiti di età» e che ha maturato – è l’assicurazione, inconfutabile per certi versi, del Dipartimento – «specifiche esperienze» «nella lotta alla criminalità organizzata, con particolare riferimento a quella di stampo mafioso».

Peccato che neppure sei mesi fa, all’indomani dell’ennesima condanna di Strasburgo per quelle torture mai riconosciute come tali, il capo della polizia Franco Gabrielli dichiarò: «A Genova, un’infinità di persone incolpevoli subirono violenze fisiche e psicologiche che hanno segnato le loro vite. In questi16 anni la riflessione non è stata sufficiente. Né è stato sufficiente chiedere scusa a posteriori».

L’Italia attraverso le sue istituzioni, non prendendo le distanze, ha mandato un segnale inaccettabile. Infatti Gilberto Caldarozzi, il “cacciatore di mafiosi”, non è il primo dirigente di polizia ad avere, dopo Genova, ricoperto incarichi di primo piano. Il segnale che arriva alle vittime di Genova è che nel capoluogo ligure 16 anni e mezzo fa non c’è stata una “macelleria messicana”: tuttalpiù, un innocuo mercatino di Natale fuori stagione.

Comments ( 1 )

  • […] La nomina di Gilberto Caldarozzi a vice capo della Dia (Direzione investigativa antimafia) sta suscitando un po’ di scandalo fra le anime belle – tipo il sottoscritto – che ancora vogliono credere che nella democrazia italiana esistano valori e norme morali di condotta cui fare riferimento, ereditate dalla più nobile tradizione della democrazia costituzionale. […]

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