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Cesare Battisti è in galera. Politici e media esultano. Il trionfo del populismo penale e giudiziario

E’ arrivato in Italia Cesare Battisti, ex militante dei Proletari Armati per il Comunismo, condannato all’ergastolo per vari capi di imputazione.

cesare battisti

L’arresto è stato effettuato due giorni fa in Bolivia, paese che lo ha espulso a tempo di record verso l’Italia in quanto…migrante senza titolo di soggiorno.

Per lui, sei mesi in cella da solo e con isolamento diurno. Poi, l’ergastolo ostativo, ossia senza la possibilità di accedere ai benefici previsti dalla legge dopo anni di carcere.

Aldilà della complessa, e non scevra da molti punti di domanda, vicenda politica prima e giudiziaria poi di Battisti, quello che oggi va registrato è il clima da stato di terrore, tra bava alla bocca e livore, dei media mainstream, senza eccezione alcuna. Sotto processo, e dietro lo sbarre, nel pensiero unico dell’informazione non ci deve andare tanto Battisti, ma tutto un ciclo di lotte di classe – quella degli anni Settanta in Italia – da criminalizzare in toto per evitare che si possa ripetere, seppur con le forme della modernità, un nuovo possibile assalto al cielo.

Il caso Battisti, al di là dell’accanimento politico e mediatico, pone però nuovamente temi importanti, come quella della repressione, il rapporto con la storia della lotta armata e la necessità di un’amnistia, ignorati da politici e media mainstream, mai come oggi tutti allineanti, con la bava alla bocca, per l’arrivo del “mostro”.

Sul tema Radio Onda d’Urto ha realizzato due contributi.

Il primo di Salvatore Ricciardi, ex prigioniero politico e del collettivo Odio Il Carcere, e il secondo di Italo di Sabato, dell’Osservatorio Repressione. Ascolta o scarica[i]

La tesi dominante sui media e sui social ormai si riduce a questo: Battisti è un “terrorista”, ha ucciso quattro persone, deve marcire in galera!!!!

Di combattenti – e “lotta armatisti”  anche “terroristi” – è pieno il mondo. Molti sono diventati capi di stato si pensi ad esempio a Pepe Mujica che ha un passato da guerrigliero Tupamaro, prima di diventare presidente dell’Uruguay dal 2010 al 2015.; la quasi totalità è rientrata nella vita normale, in patria o in altri paesi. In pochi stanno invecchiando in esilio da sfigati o marcendo in prigioni molto diverse, sotto regimi anche contrapposti. Il destino che tocca ai combattenti, a guerra finita, copre quasi l’intero arco delle possibilità umane. Ma ovunque – una volta che la guerra sia finita – si smette di perseguire gli sconfitti.

E’ accaduto anche in Italia; con i fascisti, addirittura, dopo la Resistenza; e nessuno li ha perseguiti per non aver rispettato i patti (non “ricostituire il partito fascista”, in primo luogo).

Ma – sempre in Italia – lo stesso non è avvenuto con la lotta armata di sinistra.

Per quale ragione?

Solo nel nostro paese la guerriglia – negli anni ‘70 fenomeno comune a tutti i continenti e tutti i paesi, Stati Uniti compresi (Weathermen, simbionesi, Black Panther) – non è stata riconosciuta per quel che era: unnormale movimento rivoluzionario.

Solo in Italia, si è imposta una “verità politica ufficiale” che faceva palesemente a cazzotti persino con la verità giudiziaria, fino a negare ogni “politicità” alla lotta armata e ai suoi protagonisti. Creando il curioso caso storico (un unicum) di un ventennio – in un solo paese tra i tanti che provavano in contemporanea l’identica febbre – attraversato da migliaia di combattenti ufficialmente “senza causa e senza ragioni”.

Solo in Italia, del resto, c’è stato un Partito Comunista “di lotta e di governo”, a lungo – e in anni decisivi – in bilico tra tensione al cambiamento radicale e propensione all’accomodamento subalterno.

Solo in Italia, dunque, c’è stata una repressione del fenomeno che è ricorsa ai dispositivi eccezionali “d’emergenza” (tortura compresa) qualificati comunque come “pienamente democratici” e come tali mantenuti in vigore anche al di là del tempo del conflitto.

Solo in Italia abbiamo avuto un “ex comunista” (del Pci, sia chiaro) che, dopo aver sostenuto per 20 anni la panzana del “doppio Stato”, ha ricoperto la carica di ministro dell’interno senza consegnare al paese – in tre anni – neppure un documento minore sulla strategia delle stragi e sul coinvolgimento diretto dei servizi segreti italiani e statunitensi. Fino all’inarrivabile paradosso di diventare “capo” di uno Stato sempre “doppio”, per la pubblicistica d’area, ma “unitario” sotto la sua copertura.

Solo in Italia si usa la più che monitorata pattuglia di “esuli” all’estero come “riserva di caccia” in cui andare a scadenza regolare a “catturarne” uno per far vedere a un paese ottenebrato che “questo è un governo del fare, non stiamo mica qui a pettinar le bambole”.

Un paese speciale, fatto di leggi speciali, di carceri speciali, di tribunali speciali(zzati), barricato dietro una “magistratura in prima linea” (fin quando, esaurita la bisogna, non s’è occupata d’altro) e un apparato mediatico giustificazionista e falsario (i “servi liberi e forti” non sono un incidente, ma la norma).

Un paese ridicolo e reazionario, incapace di fare i conti col proprio passato e quindi sempre di nuovo sull’orlo della guerra civile. Che crea e osanna personaggi inqualificabili, e dunque si merita d’esser svillaneggiato da un Salvini, un Di Maio o un Renzi.[ii]

Dal mondo dell’informazione poco sono le voci in contrasto con la canea giustizialista e forcaiola. Una tra questi è quella del giornalista Christian Raimo che dal profilo facebook chiede una soluzione politica per uscire dall’emergenzialismo. Inquietanti, ma purtroppo danno il segno del tempo, sono i commenti allo scritto di Raimo.

Ecco il post ripreso da facebook:

Ieri ho scritto un post sulla vicenda di Cesare Battisti. Sono stato, diciamo, tra i pochi a non allinearmi all’orgia di vendetta di stato officiata dal ministro dell’interno e dal primo ministro brasiliano (“arriva il regalino”). 
Non ho difeso politicamente Cesare Battisti, ma un paio di principi.

Non ho difeso Cesare Battisti, perché ha i suoi avvocati, è una persona che è quanto più lontana da me per ideologia politica, per militanza, perché ha fatto in anni il peggior servizio possibile alla causa della riflessione sugli anni settanta, perché mi sta antipatico come poche altre figure pubbliche, perché non ho neanche una simpatia intellettuale: i suoi romanzi sono per me respingenti.

Non ho idea se sia innocente o colpevole, e penso non sia il fuoco principale della questione. Ho letto ogni volta tutte le ricostruzioni e davvero non sono riuscito a farmi un’idea conclusiva. Ho parlato con i parenti delle vittime delle azioni di sangue che vengono attribuite a Battisti, e mi è sembrato che la loro sete non esaudita di giustizia fosse la ragione principale del dolore delle loro vite. Ma anche qui sono molto cauto con i giudizi sugli stati d’animo di persone colpite su quanto c’è di più caro.

Si può pensare a un’amnistia per un personaggio del genere? Sono sempre stato convinto di sì. La stagione delle lotte politiche degli anni settanta e ottanta doveva portare, dovrebbe portare ancora oggi a un processo prima storico e poi politico. Quarant’anni sono più che sufficienti direi. Come è accaduto in Sudafrica con la commissione Verità e Giustizia, paradossalmente come è accaduto dopo il fascismo con Togliatti. Questo avrebbe permesso di fare chiarezza sul senso politico di quegli anni e avrebbe permesso al più importante movimento politico europeo post-bellico di rendere vivo il tessuto democratico dell’Europa di oggi. Ma appunto chi la poteva pensare così, da Primo Moroni a Alexander Langer, sono stati vox clamans in deserto. Luigi Manconi è uno dei pochi rimasti a insistere su queste posizioni.

Le amnistie mostrano uno stato forte e non debole. La violenza di quegli anni confondeva violenza personale e violenza politica? Certo, come potrebbe essere altrimenti. Per questo c’è bisogno di una riflessione storica, e non della galera. 
E in mezzo agli amnistiati ci possono essere anche i peggiori neofascisti. A chi dice: mettete in galera Battisti e allora perché Giusva Fioravanti e Francesca Mambro sono liberi a passeggio? Perché Roberto Fiore, condannato più volte, non è in galera? Non auguro la galera a nessuno, l’ergastolo men che meno, nemmeno ai fascisti di oggi, nemmeno a chi considero l’avversario peggiore da tutti i punti di vista, compreso per dire a Giuliano Castellino. Figuriamoci se posso pensare che la discussione intorno alla violenza politica degli anni settanta e ottanta si possa risolvere con la galera oggi.

Ma questo purtroppo non è stato nemmeno un aspetto marginale del dibattito. Da ieri il tema è il carcere e la repressione politica. Se la discussione sanguinosa che per anni è ruotata intorno a Battisti è andata molto oltre la vicenda personale ed è stata il frutto di leggi emergenziali infami a cui si rispondeva debolmente alle volte con deliri ideologici, o una spaccatura lacerante tra reducismo e pentitismo; quello che non è chiaro è che dopo ieri fare una anche una semplice manifestazione politica di piazza, anche contestare una legge ingiusta, fare un presidio, anche difendersi dalla violenza della polizia sarà difficilissimo.

La responsabilità politica di tutto questo è anche di Cesare Battisti, delle sue interviste inascoltabili, del non aver capito il ruolo centrale politico che la sua vicenda personale giocava per tutti. Ma la responsabilità è soprattutto di chi non comprende come ogni giorno, nel gioco al massacro dello stato di diritto che Salvini svolge con costanza, si sta perdendo e perdendo male.

Uno dei libri più belli che ho letto negli ultimi anni è “Il libro dell’incontro” del Saggiatore. Ci sono le testimonianze ravvicinate dei responsabili e dei parenti delle vittime delle violenze degli anni settanta. Magari, se c’è qualcuno che vuole riposarsi dal delirio orgiastico, sarà contento di sfogliarselo“.[iii]

Cesare Battisti consegnato alla giustizia italiana dopo quaranta anni e’ un trofeo di chi legge la storia solo come vendetta! Di chi ha bisogno di cavalcare la cultura dell’odio, di chi crede a un mondo di muri e  di caccia all’uomo!
Di chi vorrebbe ripristinare la taglia con il wanted!!! Dopo quaranta anni dagli eventi….questa e’ la sensazione!
Quella stagione e’ finita definitivamente, una stagione che con i suoi drammi e anche ideali va riletta storicamente e collocata storicamente! Basta ad affrontarla dopo tantissimi anni sempre e solo con il carcere!

L’aver elevato Battisti al latitante “più cattivo di tutti” è servito e  serve soprattutto a ricondurre un fenomeno di tale portata sul piano esclusivamente giudiziario e penale, e  rimuovere totalmente il livello storico, politico e culturale di un contesto storico vicino e lontano al tempo stesso.

Per questo da tempo chiediamo una soluzione (o di “uscita”) politica per gli “anni di piombo”. Una amnistia per i reati politici. Perchè come ha scritto lo scrittore francese Daniel Pennac ” L’amnistia è il contrario dell’amnesia. Si tratta di chiudere una porta per permettere agli storici di capire un periodo in maniera meno passionale.”[iv]

 

Note:

[i] http://www.radiondadurto.org/2019/01/14/cesare-battisti-e-arrivato-in-italia-accanimento-di-politica-e-media-sul-caso/

[ii] http://contropiano.org/interventi/2011/06/09/il-paese-della-realta-virtuale-01844

[iii] https://www.facebook.com/christian.raimo.7/posts/10156256140407831?comment_id=10156256183612831&notif_id=1547459618388782&notif_t=feedback_reaction_generic

[iv] https://www.vice.com/it/article/8xpz34/catturato-battisti-problemi-anni-di-piombo

 

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