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Cercasi giustizia. La morte assurda di Vito Daniele

“Comunque siano andate le cose, niente e nessuno riporterà in vita il padre dei miei tre bambini né colmerà il vuoto che si respira a casa, ma è certo che abbiamo bisogno di spiegazioni, chiarimenti, di far luce sulle dinamiche per sapere la verità che altri stanno cercando di depistare.”
Con queste parole Mariella Zotti si è appellata al Presidente della Repubblica per sapere come è morto suo marito Vito Daniele il 9 giugno 2008. L’uomo come tutti i venerdì, da Roma tornava a Bari dalla sua famiglia. Verso le 13 chiamò sua figlia che era in gita, poi sua moglie. Stava percorrendo il solito tratto di autostrada. Al confine fra la provincia di Avellino e Benevento, verso le 14, si vide inseguito da una macchina della Guardia di finanza. Lo fermarono. Gli si fece incontro un agente in borghese, gli chiese i documenti per fare i dovuti controlli. Vito scese dalla sua macchina e fu travolto da una bisarca in transito.
Il motivo del fermo, si legge nel comunicato stampa della Guardia di finanza, era per eccesso di velocità. Il finanziere dichiara: 180 km/h.
Chi ha percorso quel tratto di strada asserisce che è impossibile andare a quella velocità per via delle curve e presenza di tir. Comunque l’eccesso di velocità non è un reato che presuppone l’arresto immediato oppure una tale emergenza da fermare l’uomo lì dov’è: nei pressi di una galleria in curva. L’agente avrebbe dovuto portare l’uomo in sicurezza: in una piazzola di sosta o meglio in un’area di servizio. Comunque quell’agente non sarebbe dovuto essere da solo, i controlli si fanno almeno in due e poi la Guardia di finanza può effettuare posti di blocco solo fuori dall’autostrada.
Il biglietto d’ingresso, l’unica prova che avrebbe potuto confermare se Vito effettivamente avesse superato i limiti di velocità, è scomparso. Un processo con una serie di rinvii, e pochi testimoni. Esiste un video, che Mariella è riuscita a farsi dare da alcuni giornalisti di Avellino, dove si vedono perfettamente delle persone, ma non è stato preso il nome di nessun testimone dell’incidente, o di coloro che accorsero immediatamente dopo da una rete vicina all’autostrada

Per la stampa il giorno dopo Vito era un pazzo che passeggiava sull’autostrada. Sua moglie non ebbe il tempo nemmeno di piangerlo perché doveva difendersi. Suo marito non aveva nulla nell’auto, solo i panni sporchi. Dai risultati tossicologici non risultò niente, sebbene l’autopsia non sia stata disposta. L’unica cosa certa è che intimarono alla moglie di non sollevare polveroni per chiedere verità e giustizia.
Ma Mariella ha tre figli; adesso sono senza padre ed hanno diritto a sapere cosa accadde.

Nel video si distingiono chiaramente delle persone che non sono mai state chiamate a testimoniare

  fonte: agoravox

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