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Caso Cucchi: “Lesioni necessariamente legate a percosse”

Caso Cucchi già il 13 dicembre scorso abbiamo parlato di novità riguardanti il decorso degli eventi, oggi la procura della Repubblica di Roma conferma che verranno riaperte le indagini, inoltre sembra che non ci siano dubbi, Cucchi da qualcuno è stato picchiato.

Conferme che arrivano dalle 67 pagine delle motivazioni del collegio: “le lesioni subite da Cucchi sono necessariamente collegate ad un’azione di percosse e comunque da un’azione volontaria che può essere consistita anche in una semplice spinta che abbia provocato la caduta a terra con l’impatto sia del coccige, sia della testa contro una parete o contro il pavimento”

Rimettendo gli atti alla Procura della Repubblica la Corte dispone che venga valutata “la possibilità di svolgere ulteriori indagini al fine di accertare eventuali responsabilità di persone diverse dagli agenti di polizia penitenziaria giudicati da questa Corte”. Forse ulteriori indagini verranno svolte nei confronti dei carabinieri che arrestarono la notte dell’ottobre del 2009 Stefano Cucchi.

Nelle motivazioni si legge ancora: ““le quattro diverse ipotesi avanzate al riguardo, da parte dei periti d’ufficio (morte per sindrome da inanizione), dai consulenti del pubblico ministero (morte per insufficienza cardio-circolatoria acuta per brachicardia), delle parti civili (morte per esiti di vescica neurologica) e degli imputati (morte cardiaca improvvisa), tutti esperti di chiara fama – si spiega – non hanno fornito una spiegazione esaustiva e convincente del decesso di Stefano Cucchi. Dalla mancanza di certezze, non può che derivare il dubbio sulla sussistenza di un nesso di causalità tra le condotte degli imputati e l’evento”.

Ieri la sorella di Stefano, Ilaria tramite il proprio profilo facebook affermava: “Tutti, ma proprio tutti, hanno manifestato il proprio orrore e la propria indignazione per l’assoluzione di tutti gli imputati nel processo per la morte di Stefano. Cariche istituzionali, personaggi politici, dello spettacolo, della cultura, del giornalismo e persino le più importanti associazione rappresentative dei magistrati.
Il fallimento della procura di Roma sotto gli occhi di tutti, riconosciuto ed indiscutibile.
Il Procuratore di Roma che cosa fa allora? Dopo aver criticato la sentenza emessa dalla Corte d’appello di Roma annuncia di aver aperto un fascicolo nuovo sulla morte di mio fratello.
Ma di quale fascicolo si tratterebbe?
Un fascicolo senza indagati, un cosiddetto modello 45, e cioè contenente una pseudo notizia di reato. Si! Pseudo notizia di reato, per la quale non sarebbe neppure necessaria la richiesta al Giudice di archiviazione. Potrebbe essere in qualsiasi momento cestinata.
Ma ho come la sensazione che comunque con questo fascicolo si faranno indagini per dimostrare che i due pm del primo processo hanno fatto tutto benissimo. Ciò a dispetto dell’evidenza dei fatti sotto gli occhi di tutti.
Meglio se a raggiungere questo risultato potrà essere un valente magistrato anti mafia. Magari sotto scorta. Allora nessuno potrà dire nulla. Nessuno.
Quanto vale la morte di Stefano Cucchi di fronte a questi meccanismi? Mafia capitale, lotta alla ndrangheta. Inchieste eroiche e preziose. Necessarie.
Ma la morte di un tossico di fronte al prestigio di due magistrati non vale nulla. Di fronte a questi grandi scenari ed a questi grandi temi scompare.
A Firenze stanno già dicendo ‘non siamo Roma, non fateci Cucchi’.
Ma io non ci sto. La vita di una persona che viene consegnata alle mani dello Stato viva ed in ottima salute e che viene restituita ai suoi famigliari, dopo il crudele gioco della sberla del soldato, morta ed in quelle terribili condizioni, deve valere almeno il riconoscimento e l’ammissione che i due pm hanno sbagliato. Deve almeno valere le scuse dell’ufficio.
Se la procura di Roma non riesce a fare autocritica con quale autorevolezza può farla agli altri cittadini? Se lo Stato non riesce a processare se stesso e fare chiarezza su se stesso, con quale autorità può imporre la propria legge sui cittadini che non è in grado di tutelare ed ai quali non è in grado di garantire Giustizia anche quando essi di Giustizia muoiono?
Ci cibiamo di grandi temi, di grandi eventi, di grandi inchieste nell’illusione che tutto funzioni bene e che la legge sia uguale per tutti. Ma fino a che ci saranno udienze di convalida d’arresto per disgraziati come poteva essere mio fratello, finché questa sarà la Giustizia per gli ultimi, finché queste saranno le nostre carceri e la nostra cultura, noi continueremo a vivere in una società sempre più simile ad una giungla dove vale sempre la legge del più forte.

Nicola Gesualdo da Oltremedia

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