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Carceri:Un vero bollettino di guerra, detenuti morti a Catanzaro, Velletri, Reggio Emilia, Milano.

Continua la “mattanza” all’interno delle carceri italiana, nel giro di 24 ore si registra la morte di detenuti reclusi nei petintenziari di Catanzaro, Velletri, Milano e nll’opg di Reggio Emilia
“Un altro detenuto, l’ennesimo, ha deciso di evadere dalla vita nel pomeriggio odierno annodandosi una busta di plastica intorno al collo in una cella del reparto isolamento della Casa Circondariale di Catanzaro. N.S., extracomunitario di circa 40 anni, in carcere per reati comuni, è il 55° morto nelle carceri italiane dall’inizio dell’anno, il secondo in meno di un mese alla Casa Circondariale di Catanzaro”.

A darne notizia, ancora una volta, è Gennarino De Fazio, segretario nazionale della Uil-Pa Penitenziari, che aggiunge: “Di nuovo un’auto-soppressione nelle carceri italiane che conferma la media dall’inizio dell’anno di circa 5 suicidi al mese, più di uno alla settimana. Come ho già detto in tristissime circostanze analoghe, ancor peggio di un bollettino di guerra.
Tutto questo non può non essere anche una diretta conseguenza dello stato di profondo degrado e sostanziale abbandono in cui continuano versare le prigioni del Paese, nonostante le pur importanti ed apprezzabili iniziative connesse alla realizzazione dei circuiti penitenziari regionali differenziati, voluti dal Capo del Dap Tamburino, ma non ancora decollati in Calabria”.

“Anche per questo – continua il sindacalista – e per contribuire a sollecitare la politica e il neo governo in carica a dare senso compiuto alle dichiarazioni rilasciate sia dal presidente Letta sia dal ministro Cancellieri sulla tematica carceraria e porre fine alla flagranza di illegalità che ha portato pure a condanne della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che ho di nuovo aderito al Satyagraha, con cinque giorni di sciopero della fame, promosso da Marco Pannella dal 26 al 30 aprile”. “La Casa Circondariale di Catanzaro – ribadisce in chiusura De Fazio – è peraltro fra quelle che verranno ampliate nei prossimi mesi, essendo interessata all’apertura di un nuovo padiglione per circa 300 posti detentivi, nonché alla messa in funzione del centro diagnostico terapeutico per ulteriori 47 posti.

Tutto questo, sembrerebbe, secondo le intenzioni dell’Amministrazione, in assenza di cospicui rinforzi agli organici della Polizia penitenziaria e delle altre figure professionali. Ciò, se confermato, anche a prescindere da moderni ed auspicabili modelli di sorveglianza connessi alla realizzazione del circuito penitenziario regionale differenziato, rischierebbe di vanificare gli effetti dell’ampliamento, se non addirittura di peggiorare la situazione complessiva in termini di operatività e offerte trattamentali”.

Detenuto muore a Velletri. Il Garante “è emergenza”
Un detenuto di 53 anni, Claudio T., è morto per un malore nel carcere di Velletri, dove era recluso dallo scorso mese di marzo. Lo rende noto il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni. Il decesso è avvenuto la notte fra il 30 aprile ed il 1 maggio. È il quarto decesso registrato nelle carceri del Lazio dall’inizio del 2013; il secondo in poco meno di un mese a Velletri dopo quello del 27 marzo di un marocchino di 27 anni, Mohamed Saadaoui, le cui cause sono ancora in fase di accertamento.
“Sarebbe un errore rubricare morte per malattia il decesso di quest’uomo – ha detto il Garante dei detenuti Angiolo Marroni – perché il problema è il contesto in cui è avvenuta. A Velletri sono presenti 635 detenuti a fronte di 444 posti. La metà di loro assume psicofarmaci e in 240 sono in carico al Sert. Circa 80 detenuti sono sottoposti a grande o grandissima sorveglianza.
Il paradosso è che il nuovo padiglione, aperto di recente, è sottoutilizzato perché ha una impostazione di regime aperto ma, per quanto appena detto, la stragrande maggioranza dei detenuti presenti è incompatibile con un regime di bassa sorveglianza.
Il personale di polizia penitenziaria è, poi, drammaticamente sotto organico: attualmente sono in 209 per 635 presenti quando la norma imporrebbe un rapporto agente/detenuto pari a 0,80. In queste condizioni – conclude Marroni – è davvero difficile che in carcere possa essere garantita non solo l’applicazione dell’art. 27 della Costituzione, ma anche un efficace diritto alla salute per i reclusi”.

Reggio Emilia: internato dell’Opg ritrovato morto in cella
Un internato di circa 50 anni è stato trovato morto dal personale medico ieri pomeriggio nell’ospedale psichiatrico di Reggio Emilia, all’interno del reparto dove era sottoposto alla misura di sicurezza. Lo rende noto il Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria, spiegando che non è la prima volta che si verificano episodi di questo tipo, dovuti, molto probabilmente, alle precarie condizioni di salute degli internati.
L’uomo, di origine veneta, era nato a Verona: sarebbe morto per arresto cardio circolatorio. Il sindacato rende noto che già dal 2010 è stato firmato un protocollo d’intesa tra amministrazione penitenziaria e regione, per la dismissione dell’ospedale psichiatrico giudiziario e la costruzione di una nuova struttura che dovrebbe ospitare gli internati dell’Emilia Romagna.
Attualmente – sottolinea il Sappe – a Reggio Emilia ci sono circa 210 internati, di cui circa 50 sono all’esterno in licenza. L’attuale struttura potrebbe essere riconvertita in casa circondariale o di reclusione, in modo da avere circa 300 posti detentivi in più in regione, salvaguardando anche la posizione lavorativa di tutti i dipendenti, in modo particolare il personale di polizia penitenziaria che costituisce la maggioranza.

Milano: la Garante; 4 morti in un mese e mezzo, magistratura faccia luce
Il caso del detenuto 78enne gravemente malato, morto nel carcere di San Vittore a Milano, “non è l’unico registrato nelle ultime settimane”. A dirlo è Alessandra Naldi, garante per il Comune di Milano dei diritti delle persone private della libertà. “Non posso fare a meno di manifestare la mia preoccupazione e la mia rabbia per il senso di impotenza che è inevitabile provare di fronte a queste notizie”, sottolinea in una nota, elencando altri tre decessi che si sono verificati nel giro di un mese e mezzo in due istituti di pena milanesi.
“Sempre nel carcere di San Vittore, nel III reparto, a metà marzo è morto un giovane tossicodipendente – spiega Naldi – Pare che stesse male già durante il giorno e che sia deceduto durante la notte. All’inizio di aprile, nello stesso reparto, è morto un altro giovane detenuto. Entrambi i decessi sembrerebbero imputabili a cause naturali, ma i compagni di detenzione riferiscono di una lunga attesa prima dell’intervento dei sanitari, fatto normale in un carcere in cui di notte un solo agente deve controllare più piani. Inoltre, in uno di questi due casi, sembra ci fosse stata una caduta dal letto a castello qualche ora prima del decesso”.
Un’altra morte, “catalogata come suicidio – riferisce Naldi – è stata registrata a metà marzo nel reparto di massima sicurezza del carcere di Opera. Quattro morti in un mese e mezzo sono francamente troppi. Chiedo che la Magistratura faccia piena luce su questi casi, individuando eventuali responsabilità. Ma chiedo anche che si faccia tutto il possibile perché casi simili non si debbano più ripetere”.
“Nel corso dei primi mesi della mia attività – prosegue il Garante – ho ricevuto molte segnalazioni di persone detenute nonostante una situazione di palese incompatibilità con le condizioni detentive. Persone anziane, invalide o gravemente malate sono costrette a vivere nelle celle chiuse per la maggior parte della giornata, in condizioni detentive e con un’assistenza sanitaria inadeguate. Per fare un esempio, nel Centro clinico di San Vittore, dove sono detenute diverse persone cardiopatiche o a rischio per le loro patologie, le celle non sono neanche dotate di un campanello per richiedere aiuto di notte. E, comunque, in vari reparti del carcere, un solo agente di notte deve controllare più piani, e quindi i tempi di intervento in caso di urgenza sono ovviamente troppo lunghi. Così la carenza di personale e di risorse all’interno del carcere impediscono spesso di intervenire in tempo per salvare vite umane. Molte morti in carcere si potrebbero, e si devono, evitare”.
fonte: Ristretti Orizzonti

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