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Carceri, sette morti dall’inizio di agosto

Dossier di Ristretti Orizzonti. L’età media è di 35 anni

Era in isolamento e “sorvegliato speciale”, 32 anni, egiziano: si è ucciso impiccandosi il 7 agosto nel carcere di Verziano, in provincia di Brescia. Era stato arrestato la settimana scorsa, accusato di aver venduto una dose di cocaina, rivelatasi letale, alla giovane marocchina morta per overdose a Desenzano. Dopo l’arresto era stato prezioso per le indagini, aveva deciso di collaborare consentendo di arrestare altri due trafficanti, acquirenti di parte della cocaina tagliata con tropocaina in circolazione nel Bresciano. Il giovane nordafricano si è impiccato alla porta della cella, nel quarto d’ora intercorso tra la visita del medico, a cui aveva chiesto un ansiolitico per poter dormire, e il giro di controllo degli agenti di polizia penitenziaria. E’ una delle storie raccolte dal dossier “Morire di carcere” di Ristretti Orizzonti , che nella prima settimana d’agosto registra già 7 morti, nelle carceri di Velletri, Regina Coeli, Bolzano, Pavia, Vigevano, Locri e Brescia: 2 i suicidi, una morte è stata causata da un “cocktail” di farmaci e droghe, 4 da “cause naturali” non meglio precisate. L’età media dei detenuti che hanno peso la vita è di 35 anni. Il secondo suicidio è avvenuto l’8 agosto nel carcere di Vigevano: si è impiccato un detenuto italiano di 40 anni che stava scontando una pena residua di un anno. «Forse anche per la complicità delle ferie, in corso o incombenti, finora quasi nessuno ha speso una parola su questa vera e propria strage di persone relativamente giovani e relativamente sane che improvvisamente vengono ritrovate cadavere nelle rispettive celle. – sottolinea il dossier – Eppure questa “epidemia da carcere” ha proporzioni davvero allarmanti: se si manifestasse con la stessa virulenza tra la popolazione libera – fatte le debite proporzioni – ogni anno in Italia “perderemmo” 300mila trentenni, deceduti quasi tutti per “cause naturali”. Una catastrofe, una piaga biblica». Ma se questo succede in carcere, «rischia di essere tutto nella norma. Stiamo parlando di persone drogate, alcoliste, malandate nel corpo e nella mente, con aids, tubercolosi, epatiti e quanto altro. – prosegue il dossier – Infine – ma non per ultimo – sono “delinquenti”, perciò se nel corso della “meritata espiazione” qualcuno non regge, la sua morte non fa neppure notizia». Secondo i dati aggiornati al 30 giugno 2007, diffusi dal ministero della Giustizia, sono 43.957 i detenuti nelle carceri italiane, il 95,6% uomini; 14.509 sono in attesa di primo giudizio, mentre 17.042 stanno scontando una pena definitiva. La maggior parte è concentrata nella fascia di età 30-34 (17,4%) e 35-39 (16,17%); il 34,6% ha un titolo di studio di media inferiore, il 18,2% quello di scuola elementare e l’1,7% è analfabeta. L’1% è laureato. Oltre 15mila detenuti hanno figli, 2.972 ne hanno 3, 1224 ne hanno 4 e 6 poco più di 2006. Prevalgono i reati connessi a prostituzione (29,1%), droga (15,1%), armi (16%) equelli contro la persona (16,5%). Le donne detenute sono 1.922; 650 scontano una condanna definitiva, 25 un ergastolo, 29 una pena di oltre 20 anni; la maggior parte ha una condanna che prevede dai 3 ai 5 anni di detenzione. Nel primo semestre 2007 gli ingressi dalla libertà sono stati 45.810, il 48% di soggetti stranieri (21.888).

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