Nelle carceri italiane nel 2008 sono morti “almeno” 121 detenuti, dei quali “almeno” 48 per suicidio (alcuni casi sono dubbi e si attende l’esito delle indagini). Dal 1990 ad oggi si sono tolti la vita 957 detenuti e prevedibilmente nel 2009 verrà raggiunta la quota di 1.000 suicidi in carcere, nell’arco di 20 anni. È l’amaro commento dall’ufficio studi di Ristretti orizzonti che ha pubblicato il dossier “Morire di carcere”.
Nel 2007 i suicidi tra i detenuti erano stati 45: quest’anno si sono verificati 3 casi in più, anche se per effetto della crescita della popolazione detenuta (da una media – nel 2007 – di 44.233 siamo passati a 51.167 come media del 2008) il tasso di suicidi su 10.000 detenuti è diminuito da 10,37 a 9,38. Il tasso di suicidio nella popolazione italiana è dello 0,51 ogni 10.000 abitanti, quindi in carcere i suicidi avvengono con una frequenza circa 21 volte superiore. Particolarmente “a rischio” risulta essere la condizione di isolamento e nel 2008 un terzo dei suicidi sono stati messi in atto da detenuti che si trovavano soli in cella, o per disposizione dell’autorità giudiziaria, o per altri motivi: 16 delle vittime erano “isolati” e 3 di loro assegnati al regime di “41-bis”.
“Il numero dei detenuti che durante l’anno sono soggetti alle diverse forme di isolamento non vengono diffusi dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, – spiega il Dossier – mentre sono noti quelli dei sottoposti al regime di “41-bis”, il cosiddetto “carcere duro”: nel quinquennio 2004-2008 il loro numero medio è stato di 562 e i suicidi sono stati 14. Quindi il tasso di suicidio nel “carcere duro” è di 4,45 volte, rispetto al normale regime detentivo, e 93,45 volte superiore rispetto a quello riscontrato nella popolazione italiana”. La “maglia nera” va Ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa (3 casi), al pari della Casa Circondariale di Viterbo. I “casi” raccolti dal Dossier non rappresentano la totalità delle morti che avvengono all’interno dei penitenziari, ma solo quelli che è possibile ricostruire, in base alle notizie dei giornali, delle agenzie di stampa, dei siti internet, delle lettere che ci scrivono i volontari o i parenti dei detenuti morti. “Tra le 48 segnalazioni di suicidi in carcere che ci sono arrivate nel 2008 – spiegano gli osservatori – siamo riusciti a ricostruire soltanto le “storie” di 37 persone: 21 erano in attesa di giudizio e 16 stavano scontando una pena definitiva; 31 erano italiani e 6 stranieri, 33 uomini e 4 donne. La frequenza maggiore si è registrata tra le persone in attesa di giudizio – per quanto riguarda la posizione giuridica; tra gli italiani – per quanto riguarda la nazionalità – ; tra le donne – per quanto riguarda il genere. Dei suicidi 11 avevano un’età compresa tra i 20 e i 30 anni, 12 un’età compresa tra i 30 e i 40 anni, 9 un’età compresa tra i 40 e i 50 anni e 5 un’età compresa tra i 50 e i 60 anni. La frequenza maggiore si è verificata tra i 20-30enni, che rappresentano il 26% dei detenuti ma hanno messo in atto il 29,7% dei suicidi. Il Dossier Morire di carcere 2008 nel complesso ha “registrato” 90 decessi, di cui 37 per suicidio, 32 per cause ancora da accertare, 20 per malattia e 1 per le complicazioni derivanti da uno sciopero della fame.
Nel 2007 i suicidi tra i detenuti erano stati 45: quest’anno si sono verificati 3 casi in più, anche se per effetto della crescita della popolazione detenuta (da una media – nel 2007 – di 44.233 siamo passati a 51.167 come media del 2008) il tasso di suicidi su 10.000 detenuti è diminuito da 10,37 a 9,38. Il tasso di suicidio nella popolazione italiana è dello 0,51 ogni 10.000 abitanti, quindi in carcere i suicidi avvengono con una frequenza circa 21 volte superiore. Particolarmente “a rischio” risulta essere la condizione di isolamento e nel 2008 un terzo dei suicidi sono stati messi in atto da detenuti che si trovavano soli in cella, o per disposizione dell’autorità giudiziaria, o per altri motivi: 16 delle vittime erano “isolati” e 3 di loro assegnati al regime di “41-bis”.
“Il numero dei detenuti che durante l’anno sono soggetti alle diverse forme di isolamento non vengono diffusi dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, – spiega il Dossier – mentre sono noti quelli dei sottoposti al regime di “41-bis”, il cosiddetto “carcere duro”: nel quinquennio 2004-2008 il loro numero medio è stato di 562 e i suicidi sono stati 14. Quindi il tasso di suicidio nel “carcere duro” è di 4,45 volte, rispetto al normale regime detentivo, e 93,45 volte superiore rispetto a quello riscontrato nella popolazione italiana”. La “maglia nera” va Ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa (3 casi), al pari della Casa Circondariale di Viterbo. I “casi” raccolti dal Dossier non rappresentano la totalità delle morti che avvengono all’interno dei penitenziari, ma solo quelli che è possibile ricostruire, in base alle notizie dei giornali, delle agenzie di stampa, dei siti internet, delle lettere che ci scrivono i volontari o i parenti dei detenuti morti. “Tra le 48 segnalazioni di suicidi in carcere che ci sono arrivate nel 2008 – spiegano gli osservatori – siamo riusciti a ricostruire soltanto le “storie” di 37 persone: 21 erano in attesa di giudizio e 16 stavano scontando una pena definitiva; 31 erano italiani e 6 stranieri, 33 uomini e 4 donne. La frequenza maggiore si è registrata tra le persone in attesa di giudizio – per quanto riguarda la posizione giuridica; tra gli italiani – per quanto riguarda la nazionalità – ; tra le donne – per quanto riguarda il genere. Dei suicidi 11 avevano un’età compresa tra i 20 e i 30 anni, 12 un’età compresa tra i 30 e i 40 anni, 9 un’età compresa tra i 40 e i 50 anni e 5 un’età compresa tra i 50 e i 60 anni. La frequenza maggiore si è verificata tra i 20-30enni, che rappresentano il 26% dei detenuti ma hanno messo in atto il 29,7% dei suicidi. Il Dossier Morire di carcere 2008 nel complesso ha “registrato” 90 decessi, di cui 37 per suicidio, 32 per cause ancora da accertare, 20 per malattia e 1 per le complicazioni derivanti da uno sciopero della fame.
fonte Ristretti Orizzonti
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