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Carceri. Antigone: “San Vittore specchio del sistema penitenziario.

Antigone: “San Vittore specchio del sistema penitenziario. La normalità dell’emergenza: sovraffollamento, salute mentale e caldo asfissiante”

di Andrea Oleandri

Si tratta di un quadro preoccupante, che conferma una situazione strutturalmente insostenibile, quello emerso oggi durante la visita condotta dall’Osservatorio sulle condizioni di detenzione dell’Associazione Antigone presso la casa circondariale di San Vittore. Un quadro che non rappresenta – sfortunatamente – un’eccezione, ma che è la fotografia fedele di quello che è attualmente il sistema penitenziario italiano.

A fronte di una capienza regolamentare di 450 posti, San Vittore ospita 1.111 persone: un tasso di sovraffollamento del 247%. Tra queste, 748 sono di nazionalità straniera (pari al 67,3%), 87 sono donne e 200 hanno meno di 24 anni, tra cui 3 minori, tutti attualmente in attesa di trasferimento verso istituti adeguati. Uno di essi, nello specifico, è destinato al carcere minorile di Catanzaro, il primo e più prossimo disponibile: un dato che da solo racconta il grado di saturazione e impreparazione del sistema, nonché gli effetti nefasti del decreto Caivano.

Gravi le condizioni igieniche e ambientali nonostante i molti sforzi del personale, legate all’altissimo turnover degli ingressi: due celle risultano inagibili per un’infestazione da cimici del letto e sono state chiuse per disinfestazione. Nel frattempo, i detenuti vivono in condizioni di caldo asfissiante, con temperature interne che hanno raggiunto i 37 gradi ai piani più alti. L’unico modo per avere un ventilatore è acquistarlo autonomamente al costo di 30 euro, una cifra spesso fuori portata per chi non ha mezzi propri, e non più di due per cella, anche in celle da 8 posti. Quasi tutti i reparti sono chiusi, impedendo quindi di usufruire della pochissima aria che circola nei corridoi.

Dal punto di vista sanitario, la situazione è altrettanto critica, nonostante la buona riorganizzazione del personale e il miglioramento delle condizioni medie: 600 persone risultano tossicodipendenti, 217 con diagnosi psichiatriche maggiori e 171 con disturbi di personalità o disagio mentale. Solo nel mese di maggio si sono registrate 497 visite psichiatriche, segno di una richiesta di cura che il carcere non è in grado di soddisfare.
Alla cronica carenza di personale – mancano 150 agenti penitenziari rispetto all’organico previsto – si somma la temporanea chiusura dell’ICAM, con conseguente trasferimento delle donne madri al carcere di Bollate.

Ogni mese si registrano circa 300 nuovi ingressi, a fronte di una struttura al collasso. In questo contesto, si segnala la presenza di un uomo di 83 anni, recluso per un reato di lieve entità, che uscirà senza fissa dimora, privo di qualunque rete o misura alternativa attivata.
Infine, un suicidio avvenuto la scorsa settimana impone di non considerare più tali episodi come eventi tragici ma isolati, ma come effetti di un sovraffollamento e un turnover che nonostante gli sforzi rende complessa la gestione della vita quotidiana.

San Vittore non è un’eccezione: è lo specchio di un sistema penitenziario in piena crisi che ha smesso di garantire i diritti fondamentali. Contiene in sé tutte le problematiche che da tempo denunciamo: il sovraffollamento che ha raggiunto livelli inaccettabili; la chiusura del sistema con le persone detenute che sempre più spesso passano la gran parte della giornata chiuse in celle anguste, che bruciano in estate e sono fredde in inverno; il carcere sempre più come luogo che raccoglie tutte le marginalità di cui la società non riesce più a farsi carico (persone con patologie psichiatriche, tossicodipendenti, povere, straniere). Ci uniamo all’accorato messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, chiedendo subito una risposta concreta al sovraffollamento e alle condizioni delle strutture penitenziarie, a partire dalla riduzione della popolazione detenuta, da un investimento reale nella salute mentale e da un piano straordinario per affrontare l’emergenza climatica nelle carceri italiane”.

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