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Calais, scontri contro il Muro anti-migranti

Forti proteste e tafferugli sono scoppiati a seguito dei primi lavori per la costruzione del vergognoso Muro anti-migranti a Calais, lavori che nei prossimi giorni dovrebbero proseguire in maniera ancora più spedita, stando alle volontà del governo britannico e dell’omologo francese. Quella dell’altro-ieri è stata una notte di scontri con la polizia francese, che ha fatto ricorso ai gas lacrimogeni per tentare a più riprese di disperdere la folla ammassata a bloccare la principale arteria autostradale che collega il porto al resto del paese.

Mentre la propaganda pre-elettorale transalpina sia locale che nazionale annuncia tutto e il contrario di tutto sulla pelle di migliaia di persone ammassate nella Jungle, ci si domanda dove queste possano finire una volta che saranno disperse in tutta la Francia, dato che la maggior parte di queste non ha alcuna intenzione di restare nel suolo transalpino e presumibilmente tornerà all’attacco della frontiera.

La destra xenofoba incalza, organizzando manifestazioni assieme ai camionisti che due settimane fa sono scesi in strada chiedendo la demolizione della Jungle, l’enorme insediamento con oltre nove mila migranti al centro delle cronache da anni e anni. Allo stesso tempo i settori più estremi dei sindacati dei camionisti non hanno mancato di criticare la gestione del respingimento dei migranti tramite la costruzione di barriere, sostenendo che possa essere più utile un rafforzamento dei contingenti repressivi direttamente all’ imbocco del porto.

Sugli avvenimenti e i risvolti che si avranno a Calais pare destinata a giocarsi una parte importante della battaglia elettorale francese, che sta per entrare nel vivo. Il governo socialdemocratico di Hollande millanta piani di gestione “umanitaria” dello sgombero della Jungle, con la costruzione di un mega centro di accoglienza a Parigi quale nodo per un nuovo modello di integrazione, e sprona le organizzazioni non governative a intervenire nel delicatissimo environment sociale della Jungle stessa.

Il terreno su cui si muove il governo è scivolosissimo e, qualunque siano le modalità di gestione politica, la destra populista ha gioco facile sulle pulsioni intolleranti della popolazione della provincia e non solo. Sta di fatto che, a sei mesi dalla distruzione manu militari della parte sud della Jungle, il territorio è affidato alle forze repressive che sfiancano e bloccano i migranti in un lembo di terra divenuto esso stesso simbolo della miseria di questa. Europa guidata dagli egoismi nazionalistici come risposta deviante al cannibalismo finanziario

da InfoAut

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