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Cagliari: muore un detenuto 38enne, è il terzo in un mese

L’hanno trovato in cella all’una e mezzo del mattino. Morto. Stroncato forse da un’overdose di eroina, forse da un cocktail di farmaci. Si chiamava Benedetto Orrù, aveva 38 anni, lascia una moglie, era di Monserrato. Era dentro da tredici mesi. Avrebbe dovuto restarci altri cinque anni e mezzo, per effetto di una condanna per rapina e detenzione di arma da fuoco. È l’ennesimo morto, in questo che verrà ricordato come l’autunno orribile di Buoncammino.La notizia trapela a fatica, dalle mura del carcere che domina il belvedere. Come tutto ciò che accade dentro. Il poco che si sa è presto detto: qualcuno, probabilmente un compagno di cella, si rende conto intorno all’una e mezzo che Benedetto Orrù è privo di conoscenza.Scatta l’allarme. Si prestano i primi soccorsi, viene anche chiesto l’intervento del 118, ma per il detenuto non c’è più niente da fare: è morto. Ciononostante, il corpo viene portato fuori dal carcere, al Binaghi, dove arriva intorno alle due del mattino. Viene subito avvisato il magistrato di turno, che è il sostituto procuratore Giancarlo Porcu. Su sua disposizione, ieri, sono stati interrogati i compagni di cella di Benedetto Orrù. Sempre il pm ha disposto per stamattina l’autopsia: l’esame, che sarà eseguito dal medico legale Francesco Paribello, sarà fondamentale per fugare i dubbi sulle cause del decesso.Secondo quanto riferito dal direttore del carcere, Gianfranco Pala, le condizioni di salute di Orrù erano da tempo precarie a causa del prolungato consumo di stupefacenti che gli aveva minato il fisico. Il detenuto era stato visitato in ospedale la scorsa settimana, ma aveva rifiutato il ricovero. Lo stesso Pala racconta di avergli parlato alle 13.30, ore prima della morte, senza notare niente di particolare. “Apparentemente stava bene, compatibilmente con le sue condizioni”, ha spiegato il direttore del penitenziario.Orrù ha consumato un’ultima cena leggera ed è andato a dormire intorno alle 21.30. I suoi due compagni di cella l’hanno sentito russare per un po’. È stato proprio il cessare improvviso di questo rumore a impensierire i due, che gli si sono avvicinati, intorno alle 23.30. Come verificato subito dopo dalle guardie carcerarie chiamate dai compagni di cella e dal medico, Orrù era già morto. Sul suo corpo non c’erano segni di iniezioni, che avvalorerebbero l’ipotesi di un’overdose, né di altra natura. Il detenuto soffriva di gravi patologie al fegato e ai polmoni.Overdose. La prima ipotesi è quella di un’overdose, quindi una morte accidentale seguita a un’assunzione di stupefacenti, probabilmente eroina. A quel punto, scatterebbe un’inchiesta per appurare come la droga possa essere entrata in carcere e chi l’abbia passata al detenuto. La seconda ipotesi aprirebbe invece le porte a scenari diversi: a stroncare Benedetto Orrù potrebbe essere stato anche un cocktail di farmaci, magari assunto con l’intenzione di suicidarsi. Esclusa, per ora, la pista di un omicidio per avvelenamento.A far propendere gli inquirenti verso la pista dell’eroina, il vissuto di Benedetto Orrù. Il suo nome compare nelle cronache sette anni fa, quando fu arrestato per aver puntato una siringa sporca di sangue contro un ragazzo per portargli via uno scooter. Poi ci fu il tentato furto di un’auto. Poi l’arresto per violazione della misura cautelare domiciliare.Il salto di qualità due anni e mezzo fa, quando in base alla prova del Dna fu accusato di essere uno dei due banditi che il 23 maggio 2003 assaltarono pistola in pugno il bar Soleado a Monserrato: una rapina da 600 euro, conclusa con un inseguimento drammatico e una gazzella dei carabinieri finita contro l’auto di un passante. Ma i guai di Benedetto Orrù non erano finiti. Un anno e mezzo fa l’accusa di aver organizzato una trappola ai danni dei clienti di una prostituta: mentre il rapporto veniva consumato, l’uomo avrebbe portato via le loro auto. Il conto giudiziario era arrivato nell’ottobre del 2006: sei anni e quattro mesi di detenzione.Prima di lui nel carcere di Buoncammino si erano uccisi, il 22 ottobre scorso, Licurgo Floris, 55 anni, condannato per l’omicidio di una quindicenne di Carbonia, trovato impiccato con una cinghia, e un diciannovenne di Sant’Anna Arresi (Sulcis), Massimo Floris, accusato di aver ferito un ragazzo con una coltellata.
Fonte: L’Unione Sarda

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