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Brutalità e torture contro arrestati: una ripetizione e una novità

Le brutalità e le torture contro fermati da parte di operatori della polizia della questura di Verona sono sia una ripetizione di fatti simili (noti in particolare dal G8 di Genova in poi), sia una novità per la “pulizia” che la stessa questura sembra aver realizzato con anche l’approvazione del nuovo capo della Polizia di Stato.

di Salvatore Palidda

Oltre ai fatti del G8 di Genova, la vicenda di Verona ricorda in parte sia quella della Uno bianca (la banda di poliziotti che fra l’altro si dedicava a perseguitare e torturare immigrati come una sorta di milizia della “pulizia etnica”), sia la più recente vicenda della caserma dei carabinieri di Piacenza (ampiamente raccontata in vari articoli da osservatoriorepressione.info): la caserma fu posta sotto sequestro, oltre sei carabinieri furono arrestati per spaccio, estorsione e tortura.

A Verona 5 poliziotti arrestati, 17 indagati e 20 trasferiti. Le imputazioni vanno dal reato di tortura a quelli di lesioni, falso, omissioni di atti d’ufficio, peculato e abuso d’ufficio. Due decine di agenti avrebbero impedito o comunque non aver denunciato i colleghi presunti autori di quegli abusi. Le indagini duravano da 8 mesi (tra luglio 2022 e marzo 2023). Le vittime delle torture sono immigrati e marginali fermati, portati in questura e lì sottoposti a vari abusi. In 488 pagine di motivazione della sentenza si descrive “un gruppo compatto e coeso” che aveva “sdoganato un modo di agire al di fuori delle regole” ed era “aduso a pratiche illegali quali falsi, peculati, truffe e atti di violenza e sopraffazione, celati dietro al divisa”. Secondo quanto accertato a diversi fermati è stato spruzzato spray al peperoncino sulle parti intime e sugli occhi e a un altro il viso sarebbe stato spinto nell’urina.

Ma ecco la novità: l’allora questora Ivana Petricca e il suo vicario Gugliemo Toscano sono stati “rimossi” dall’incarico già prima della festa annuale della polizia un fatto assolutamente inedito così come la “bonifica” che il nuovo questore sembra aver realizzato.

Il questore Roberto Massucci vanta di aver dimostrato che “la Polizia di Stato non è disposta a macchiare la propria reputazione né con la reticenza né con la poca trasparenza”. L’indagine è stata svolta da agenti della squadra mobile della stessa questura con soddisfazione del Gip del tribunale di Verona che ha segnalato «l’encomiabile efficienza e sollecitudine dimostrata nello svolgimento delle investigazioni».

Il nuovo capo della polizia, Vittorio Pisani, ha dichiarato:

«Ringrazio la procura di Verona per la fiducia accordata alla Polizia nel delegare alla squadra mobile le indagini riguardanti gli operatori appartenenti alla stessa questura”.

Ma è assai ardito nel dire anche che “la levatura morale della nostra amministrazione ci consente di affrontare questo momento con la dignità e la compostezza di sempre”. Senza risalire a prima del G8 di Genova, dal 2001 a oggi i reati commessi da operatori delle polizie nazionali e locali (reati da delinquenza e criminalità comune e reati di abusi, brutalità e torture e talvolta anche assassinii, tipici di tanti operatori) sono stati numerosi e eclatanti (vedi la ricostruzione proposta in questo libro e vedi anche l’eccellente articolo di Lorenza Pleuteri. E come è stato tante volte segnalato non solo da noi dell’Osservatorio Repressione, la ripetizione di queste pratiche criminali da parte operatori delle polizie è palesemente la conseguenza di tre principali fattori:

1) il reclutamento del personale non è MAI conferito a una commissione di esperti effettivamente competenti e soprattutto attenti a che il profilo della personalità dei reclutati sia coerente con comprovata esperienza di vita nel rispetto di tutti gli esseri umani (e in particolare le donne e gli immigrati, cioè non-sessista, non-razzista, non aggressiva e non fascista -il giuramento sulla Costituzione a volte neanche si fa e comunque è una formalità senza peso … basterebbe verificare quanti operatori delle polizie -dagli alti dirigenti alla “base” conoscono effettivamente la Costituzione che peraltro non è MAI spiegata con rigore e in modo adeguato per quanto riguarda la sua valenza rispetto alle pratiche delle polizie);

2) non c’è continuo e attento controllo delle pratiche degli operatori contro derive di aggressività, brutalità, torture e comportamenti sessisti, razzisti e fascisti;

3) c’è quasi sempre stata IMPUNITA’ dei responsabili di suddette derive e dei reati conseguenti (e non c’è alcuna statistica neanche su tali casi spesso -ma non sempre- noti attraverso i media). E non è casuale che i vertici delle polizie non si sono MAI preoccupati di studiare le devianze, derive e crimini di operatori per cercare di capire come PREVENIRLI. Ma, ovviamente, un tale studio potrebbe essere svolto solo da ricercatori non leccapiedi dei vertici e del “corpo” (mentre gli psicologi, sociologi e “esperti” più accreditati in tale campo sono tutti schierati per il credo sicuritario, per la difesa dell’onorabilità delle polizie “a prescindere” da tutto!).

L’attuale governo (e in particolare i vari Meloni, Salvini, Piantedosi e altri neofascisti) sembra ben lontano dal plaudire a una effettiva “bonifica” delle tendenze reazionarie sopra citate e probabilmente non hanno approvato quanto fatto dal questore Masucci e quanto affermato dal nuovo capo della PS Pisani. Quanto ai sindacati, dei quali qualcuno era democratico, è penoso constatare che non hanno più nulla di quello che erano negli anni ’70 della lotta per la democratizzazione delle polizie.

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