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Bologna: La questura dice no alla Street space organizzata per sabato prossimo dal Livello 57.

Vietata la «parade» sgradita a Cofferati. «Incompatibile con la città», così il sindaco ha bloccato la manifestazione che intendeva protestare contro le politiche repressive della sua giunta
Fino a sabato c’è tempo per trovare un accordo, o forse no. Il questore di Bologna ha vietato la Street space parade, la manifestazione organizzata dal centro sociale Livello 57 e dal cartello di associazioni e collettivi «Open the Space». Non va bene il percorso che attraversa gran parte del centro storico, «ma non accetteranno neanche quello che abbiamo proposto in alternativa», racconta Rosario Picciolo del Livello. Ieri pomeriggio infatti è andato in questura a portare un itinerario alternativo che presenta alcuni cambiamenti nelle piazze di arrivo e di partenza ma non scioglie il nodo del passaggio per il centro. «Continuano a proporci di far finire la manifestazione in periferia – continua Picciolo –ma noi abbiamo già detto che questo non è un rave ma una manifestazione diversa». Meno antiproibizionista, marcatamente anti Cofferati, gli organizzatori sono convinti che questo sia un pretesto e una «decisione politica». Non sono disposti a rinunciare alla Street space e annunciano che diranno la loro venerdì ma già è in corso il confronto con le altre realtà cittadine per decidere come replicare al divieto «sempre in forme pacifiche». «Non accettano che sfili il dissenso a questa amministrazione», è il pensiero di Rosario. «Tra i motivi assurdi che hanno inserito per notificarci il divieto c’è anche quello che i residenti contrari sarebbero stati pronti a scendere in strada per bloccare la manifestazione, e poi dicono che i violenti siamo noi». Quello che sta accadendo in questi giorni a Bologna ha tanto il sapore di un dejà vu, come quando due anni fa la Street estiva fu oggetto di un braccio di ferro tra il sindaco che la voleva assolutamente «stanziale», gli organizzatori, e questura e prefettura impegnate a garantire il diritto a manifestare. Anche stavolta Cofferati ha detto che il percorso è «incompatibile» con la città e che l’unica soluzione sarebbe una manifestazione ferma lontana da zone abitate. Poi si sono aggiunti i vari comitati antidegrado che sono saliti sulle barricate per dire che non vogliono un’ennesima concentrazione di persone sotto le finestre che tolga loro il sonno. E anche il presidente del quartiere San Vitale dove la Street dovrebbe finire nelle intenzioni degli organizzatori, il verde Carmelo Adagio, è stato attaccato da un comitato di cittadini dopo aver detto che non vede problemi nell’arrivo della manifestazione nel cuore della zona universitaria. A Bologna tutto assume troppo in fretta dimensioni esagerate e passano in secondo piano anche le caratteristiche che dovrebbe avere la Street, almeno nelle promesse. Niente camion ma furgoncini e piccoli concerti lungo il percorso, una mobilitazione nata come locale ma che attraverso il web sembra comunque in grado di far arrivare persone da fuori città. La settimana successiva, sabato 6 ottobre, è in programma un’altra mobilitazione promossa dal collettivo Crash sgomberato ad agosto dallo spazio che aveva occupato l’anno scorso. «Nessun problema su due appuntamenti entrambi anti Cofferati così vicini», dicono dal Livello, «più manifestazioni ci sono meglio è». E il centro sociale più vecchio della città deve affrontare un’altra grana. Il comune vuole stracciare la convenzione che era stata raggiunta con la precedente giunta di centrodestra del sindaco Giorgio Guazzaloca. Le due sedi sono sotto sequestro dall’anno scorso su ordine del pm Paolo Giovagnoli che sta chiudendo l’inchiesta per detenzione e spaccio di stupefacenti in base alla legge Fini Giovanardi. Sono otto le persone che sono state indagate dopo la perquisizione con un blitz dei carabinieri del maggio 2006. Il comune ha chiesto l’arretrato dell’affitto, pari a sette mila euro, che il centro sociale non può pagare dando un ultimatum che è già scaduto. Un ultimo aspetto ma non secondario: la Street sarà dedicata ad Alberto Mercuriali, un agronomo di ventotto anni di Castrocaro Terme che lo scorso luglio è stato trovato in possesso di una piccola quantità di hashish finendo sulle pagine dei quotidiani locali. Alberto si è ucciso pochi giorni dopo con i gas di scarico della sua macchina e a lui gli amici hanno dedicato un sito (http://amicidialberto.blogspot.com/) e stanno organizzando diverse iniziative di confronto sul tema delle sostanze stupefacenti.

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