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In Bolivia l’esercito golpista spara sui manifestanti: 23 morti

Il governo golpista reprime nel sangue le proteste

Il governo golpista di Jeanine Añez ha calato la maschera mostrando al mondo il suo vero volto omicida. Lo ha fatto a Sacaba, vicino a Cochabamba, dove polizia e soldati hanno sparato colpi di arma da fuoco contro una moltitudine di cocaleros che marciavano pacificamente tentando di attraversare il ponte Huayllani, uccidendo cinque persone e ferendone altre decine. «Miravano al corpo e alla testa», ha denunciato un manifestante. E proprio il grido «Añez, assassina» è risuonato nella veglia funebre per le vittime del massacro, di fronte alle bare ricoperte dalla whipala, la bandiera dei popoli indigeni.

Sale così a 23 morti il bilancio delle proteste contro il golpe, secondo quanto ha denunciato la delegata dell’Ufficio del difensore civico di La Paz Teresa Zubieta, parlando di «una regressione di oltre 30 anni in materia di diritti umani». Una condanna dell’«uso sproporzionato della forza poliziesca e militare» è venuta anche dalla Cidh, la Commissione interamericana dei diritti umani, la quale ha espresso «preoccupazione per l’operato delle forze armate nelle operazioni combinate realizzate dall’inizio della settimana», ma anche per «le minacce di espulsione nei confronti delle autorità, le aggressioni e l’uso di gas contro i giornalisti impegnati a informare sulle proteste».

E ora, il governo golpista boliviano, preoccupato per eventuali conseguenze penali sulle proprie forze dell’ordine derivanti dagli oltre 20 morti provocati con spari ad altezza d’uomo, ha emesso un decreto che dà maggiori poteri alla repressione già in atto rendendola di fatto priva di conseguenze penali.
Questo un passaggio del decreto dell’autoproclamata presidente Añez:

“Il personale delle Forze Armate che partecipa nelle operazioni per ristabilire l’ordine interno e la stabilità pubblica sarà esentato dalla responsabilità penale quando durante il compimento della propria funzione costituzionale attui in legittima difesa o in stato di necessità, in osservanza dei principi di legalità, assoluta necessità e proporzionalità”

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