Basta memorandum con la Libia

di Federico Alagna*

Il 2 novembre il Memorandum Italia-Libia sulla gestione delle migrazioni si rinnoverà automaticamente. Un’ampia coalizione della società civile, guidata da Refugees in Libya, ha lanciato una campagna per impedirlo

Dal febbraio 2017 il Memorandum d’intesa Italia-Libia rappresenta uno dei pilastri della politica migratoria italiana ed europea. Firmato dall’allora presidente del consiglio Paolo Gentiloni e dal primo ministro del Governo di Riconciliazione Nazionale Fayez al-Sarraj, il Memorandum è da ascriversi primariamente a Marco Minniti, all’epoca titolare del Viminale, regista dell’operazione, il cui obiettivo dichiarato era quello di «combattere la migrazione illegale». A tal fine negli anni si è dato tanto supporto economico quanto copertura politica a numerose pratiche condotte da milizie e sedicenti autorità libiche in aperta violazione dei diritti fondamentali delle persone migranti, che si sono tradotte in un aumento di sofferenza, morti in mare e a terra e crimini contro l’umanità.

Sostenuto dai fondi dell’Unione europea e dal coordinamento di Frontex, il Memorandum ha consentito di formare, finanziare ed equipaggiare quelle forze libiche che hanno sistematicamente rapito, detenuto arbitrariamente, torturato, ridotto in schiavitù, ucciso e violentato persone migranti. Di fatto, il Memorandum è diventato strumento di legittimazione e facilitazione di gravi abusi nei confronti di migliaia di persone che cercano di raggiungere l’Europa attraverso la Libia e il Mediterraneo.

Caposaldo di questo sistema è la cosiddetta guardia costiera libica, rete di milizie ammantate di un’effimera veste istituzionale, che, invece di soccorrere le imbarcazioni in difficoltà, lascia che le persone anneghino o le riporta con la forza nel sistema di detenzione libico, in aperta violazione del diritto internazionale. Si tratta di quelle stesse milizie che in mare attaccano costantemente le navi di soccorso civile, arrivando anche a sparare contro di esse, come avvenuto in diversi casi nel corso delle ultime settimane.

Il Memorandum, approvato dal governo italiano attraverso un artificio legislativo che consentì di bypassare parlamento e opinione pubblica (con risultati così soddisfacenti da indurre Giorgia Meloni a tentare, invano, la stessa strada in occasione della firma del Protocollo Italia-Albania), si rinnova automaticamente ogni tre anni. È già successo nel 2020 e nel 2023, nonostante il forte dissenso espresso da società civile ed esperte del settore, e, se non verrà intrapresa alcuna azione entro il 2 novembre, l’accordo si rinnoverà automaticamente il 2 febbraio 2026 per un ulteriore triennio, consentendo una perpetuazione degli abusi evidenziati a più riprese da numerose organizzazioni internazionali e non governative.

Per evitare che ciò accada, un’ampia coalizione della società civile, composta da oltre settanta organizzazioni attive nel campo delle migrazioni e della difesa dei diritti fondamentali, ha lanciato un’imponente campagna. La mobilitazione è guidata da Refugees in Libya, l’associazione fondata dalle persone migranti che, nell’ottobre 2021, avviarono una manifestazione durata cento giorni di fronte agli uffici dell’Unhcr a Tripoli.

La campagna, intitolata «Stop Memorandum Italia-Libia», prevede una mobilitazione su più giorni, con varie iniziative tra il 15 e il 17 ottobre, che culmineranno in una grande manifestazione nel pomeriggio di sabato 18 ottobre a Roma. Nel corso della manifestazione romana decine di difensori dei diritti umani, sopravvissuti a gravi ingiustizie in Libia e in mare, denunceranno le complicità del governo italiano e delle istituzioni dell’Unione europea, chiedendo giustizia per le vittime di questo sistema disumano, nonché protezione per le tante persone migranti ancora oggi bloccate in Libia. Sul sito della campagna è possibile trovare le informazioni dettagliate rispetto ai vari appuntamenti organizzati.

Il lancio della mobilitazione è stato al centro di A bordo!, il festival annuale dell’organizzazione del soccorso in mare Mediterranea Saving Humans, tenutosi nei giorni scorsi presso il centro sociale Rivolta di Marghera. Mediterranea stessa è stata oggetto, nel corso delle sue ultime missioni, di pesanti intimidazioni da parte delle milizie libiche, nonché testimone di una pratica particolarmente violenta e pericolosa messa in atto dalle stesse milizie, che, nella notte tra il 20 e 21 agosto scorsi, hanno affiancato l’imbarcazione dell’organizzazione di soccorso civile e gettato in mare dieci persone migranti.

Nel corso del festival, di Libia e del rinnovo del Memorandum si è parlato nel corso di vari momenti e da prospettive diverse. In particolare, poi, a esso è stato dedicato un workshop con importanti contributi dal mondo accademico, con Luca Raineri della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, legale, grazie a Cristina Cecchini, avvocata dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, e della società civile, rappresentata dal presidente di A buon diritto Luigi Manconi, dalla co-presidente di Libera Francesca Rispoli, dall’attivista di Alarm Phone Natalie Walther e dal presidente di Refugees in Libya, David Yambio. Quest’ultimo ha posto l’accento su come per anni siano state mostrate e dimostrate le prove tangibili di ciò che il Memorandum causa, ribadendo che, di fronte all’inazione diffusa, oggi sia più che mai importante chiedere con risolutezza che le istituzioni italiane interrompano immediatamente non solo il Memorandum ma anche, più in generale, ogni forma di cooperazione con la Libia.

Mentre la campagna continua a crescere, resta da capire quali sponde politiche riuscirà a trovare. È da escludersi, evidentemente, che novità positive possano arrivare dalla compagine di governo, in considerazione delle politiche approvate e implementate in questi anni da Meloni e soci, culminate nella vergognosa e rocambolesca vicenda della liberazione di Almasri. Più composito il fronte delle opposizioni, con la contrarietà al rinnovo di Alleanza Verdi Sinistra, l’incognita Movimento 5 stelle (il primo rinnovo, nel 2020, avvenne sotto l’egida dell’allora ministro degli esteri e figura di spicco del Movimento Luigi Di Maio) e la posizione ambigua del Partito democratico. Fautore del Memorandum in prima battuta, il Pd ha progressivamente assunto una posizione sempre più critica sulla Libia e sul Memorandum stesso – in particolar modo dal momento del suo passaggio all’opposizione nel 2022 e dall’elezione alla segreteria di Elly Schlein, che già agli albori del suo mandato aveva appoggiato le posizioni critiche sul Memorandum espresse da Avs. Il Pd appare oggi piuttosto diviso (anche) su questo tema, e alle posizioni di opposizione al patto della maggioranza del partito e di personalità di primo piano come Matteo Orfini, che ha partecipato al lancio della mobilitazione di Refugees in Libya ospitando lo scorso luglio la conferenza stampa alla Camera dei deputati, fanno da contraltare gli approcci ben più timidi e conservatori della minoranza interna. Ma alla fine ci potrebbe comunque essere una sintesi e un tentativo condiviso di bloccare il rinnovo degli accordi, provando a sfruttare l’ampia convergenza della società civile e di attori istituzionali di primo piano, come la Cei.

Se anche così fosse, sarà comunque molto difficile fare breccia nel cinico favore con cui il governo Meloni (e la Commissione di Ursula von der Leyen) guarda al rinnovo del Memorandum. Motivo in più per intensificare la mobilitazione e intrecciare nuove alleanze. Le piazze per la Palestina di questi giorni insegnano.

*da Jacobin Italia

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