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Avvisi orali alle lotte sociali: la storia di Eddy, Maria, Ciro, Mimì e Antonio

Alcuni giorni fa la Questura di Napoli ha notificato a cinque attivistǝ partenopeǝ una misura repressiva che limita la loro libertà personale perchè “persone socialmente pericolose”. Ne ha parla Eddy, attivista del Laboratorio Politico Iskra

intervista a cura di Milos Skakal per DINAMOpress

Chi sono i soggetti colpiti dalle misure repressive? Perché questo accanimento da parte della Questura di Napoli?

Chi è colpito adesso da questa misura repressiva, quindi l’avviso orale, sono Maria, Ciro, Mimì, Antonio ed io. Un avviso orale con cui la Questura di Napoli ci indica come “soggetti pericolosi per la tranquillità pubblica” e, quindi, ci invita a non proseguire con una serie di atti che definiscono appunto illegali, pena l’applicazione delle misure preventive.

Maria e io siamo indagatǝ anche per associazione a delinquere, sempre per le lotte portate avanti come Movimento dei Disoccupati del 7 novembre. Chiaramente questo invito al “buon comportamento”, insieme alle oltre cinque udienze che avremo in questo mese di marzo, più un’altra decina di processi in atto, fotografano una volontà da parte della Questura, e in generale delle istituzioni politiche, che sono i veri mandanti, di fermare un movimento che da otto anni sta rivendicando salario e lavoro per le disoccupate e i disoccupati della città, indicando anche quelli che sono i bisogni essenziali, necessari, sociali e della classe lavoratrice che si possono soddisfare tramite i progetti per il lavoro socialmente necessario.

Questa unità tra lavoratori, disoccupati e studenti nella piazza napoletana tramite il Movimento 7 novembre, il Si Cobas e il Laboratori Politico Iskra, in un contesto di crisi in cui si vogliono spegnere anche i più piccoli focolai per evitare che ci possano essere processi di ricomposizione di classe, spiega il motivo per cui c’è questo accanimento.

Quali sono le lotte che si stanno radicando nel territorio di Bagnoli e oltre?

La lotta dei Disoccupati è incentrata sulla rivendicazione di risorse per progetti come la manutenzione del territorio, la riqualificazione delle periferie, il ciclo dei rifiuti, la raccolta differenziata porta a porta, le bonifiche di alcuni territori, la manutenzione del litorale piuttosto che il funzionamento dei servizi sociali.

Questa lotta cittadina, che va dal rione Sanità, il rione Traiano passando appunto per Bagnoli, è una lotta che i Disoccupati hanno sempre portato avanti convergendo anche rispetto a tante altre battaglie sociali sulla salute, sul tema sanitario, soprattutto durante la fase Covid. Tale lotta la si vuole fermare.

Bagnoli è in realtà un territorio dove sono radicati tante compagne e tanti compagni che hanno dato vita a questa esperienza, che nei fatti è andata ben oltre un quartiere. Anzi, oggi è rappresentativa del centro ma anche delle varie periferie della città, e coinvolge oltre 300 disoccupati di questi quartieri. Mentre per quanto riguarda Bagnoli nello specifico, che è un territorio su cui il tema delle bonifiche, dell’inquinamento, della riqualificazione mai avvenuta in una zona ex-industriale, ha fatto di questa battaglia un elemento di lotta radicale che non solo parlava di rivendicazioni ma ha anche prodotto nuove forme di istituzioni dal basso attraverso, per esempio, delle assemblee popolari.

La nostra mobilitazione è riuscita a mettere in difficoltà il governo nazionale, da Renzi in poi, proprio sulle politiche da sviluppare a Bagnoli, che per i padroni sono appunto quelle speculative, clientelari e inquinanti, mentre nei territori parliamo di ambiente, democrazia dal basso e lavoro utile e necessario.

La messa a terra del Pnrr porterà grandi investimenti nel settore della riconversione industriale: quali possono essere le prospettive per i settori più marginali del territorio partenopeo?

Per quanto riguarda appunto il tema del Pnrr gli investimenti sono tanti. Chiaramente, sono in linea con quelle che sono le indicazioni nazionali, quindi in particolare di quella che loro chiamano transizione ecologica, ma anche il tema della digitalizzazione.

Sono sempre queste le due gambe, anche nella declinazione locale, dell’utilizzo delle risorse del Pnrr. Come dicevo prima, una parte di queste risorse prevede invece specificamente la formazione, l’inserimento al lavoro di lavoratori licenziati, disoccupati di lunga durata, donne, persone over 55 e under 33, che ancora adesso devono essere utilizzate dalla regione Campania.

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