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Attentato a Instanbul: La Turchia accusa i curdi. Il Pkk smentisce : “Non prendiamo di mira civili”

Erdogan sta usando la strage di Istanbul per continuare la guerra contro i curdi. Con una velocità degna di un episodio da serie tv, Erdogan ha individuato i colpevoli dell’attentato di Istambul, costato la vita a 6 persone. La sceneggiatura è accurata: la foto dell’indiziata tra la folla, poi la foto dell’arresto, la confessione, e finalmente l’individuazione dei mandanti. Chi potevano essere se non i curdi? E nello specifico, chi se non il PKK? E da dove sarebbe partito l’ordine, se non da Kobane?

Risultano esserci già ventidue arresti per l’attentato nelle strade centrali di Instanbul avvenuto ieri pomeriggio. Ad annunciarlo è stato il ministro dell’Interno turco Souleyman Soylu.

“La persona responsabile di aver piazzato ieri la bomba nel viale Istiklal, nel centro di Istanbul, che ha causato sei morti e 81 feriti è stata arrestata” ha dichiarato il ministro dell’Interno della Turchia, Suleyman Soylu, che ha subito accusato Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) dell’attentato. “Secondo le nostre conclusioni, l’organizzazione terroristica del Partito dei Lavoratori del Kurdistan è responsabile”, ha affermato il ministro, citato dall’agenzia di stampa turca “Anadolu”. “Anche altri 21 sospetti sono stati arrestati” ha aggiunto il ministro, senza specificare le modalità che hanno condotto all’arresto del presunto responsabile né se si tratta di una donna, come aveva dichiarato il precedenza il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

Il ministro ha accusato le forze curde che controllano gran parte della Siria nord-orientale, che Ankara considera terroristi, di essere dietro l’attacco: “Riteniamo che l’ordine per l’attacco sia stato dato da Kobane”.

L’attentato però fino ad ora non è stato rivendicato e di nemici il governo turco non ha certo solo i curdi. C’è un Isis che si è sentito tradito dalla Turchia, c’è chi non gradisce il ruolo di mediazione che Ankara sta svolgendo nella guerra in Ucraina, ci sono gli armeni del Nagorno Karabach recentemente attaccati dall’Azerbaijan con l’aperto sostegno della Turchia. Insomma potrebbe esserci l’imbarazzo della scelta.

Colpisce il fatto che in un servizio sull’attentato della televisione di stato tedesca, la DW, si afferma che il ministro degli Interni turco Soylu ha tirato in ballo anche gli Stati Uniti, paragonando un messaggio di cordoglio della Casa Bianca a un “assassino che si è presentato per primo sulla scena del crimine”. Ma questo “dettaglio” sulle dichiarazioni di Solyu non compare su altre testate internazionali. Il contesto di tale dichiarazione è ascrivibile alle ripetute tensioni tra Turchia e Stati Uniti per l’ostrascismo di questi ultimi verso l’offensiva militare turca contro le enclave curde nella Siria del Nord.

La rapidità con cui le autorità di Ankara hanno subito accusato il Pkk potrebbe rivelarsi strumentale a legittimare l’offensiva militare turca nel nord della Siria e a stoppare la campagna internazionale che chiede la rimozione del Pkk dalla lista nera delle organizzazioni terroristiche.

I curdi respingono al mittente le accuse della Turchia e negano qualsiasi responsabilità per l’attentato che ha colpito Istanbul ieri sera, domenica, provocando sei morti. A dirlo il PKK e le Forze democratiche curdo-siriane. “Il nostro popolo e il pubblico democratico sanno molto bene che non abbiamo legami con questo incidente, che non colpiremmo direttamente obiettivi civili e che non accettiamo azioni che prendono di mira i civili”, scrive l’organizzazione politica curda in un comunicato. Le autorità turche hanno subito accusato il PKK, un atteggiamento preludio di una nuova rappresaglia contro il movimento curdo nel paese.

Quarantasette persone intanto sono già state fermate tra la notte e la mattinata di lunedì. Internet è stato limitato è vietato diffondere immagini dell’attacco. Prima della smentita del PKK, il ministro dell’interno turco aveva detto che l’ordine per l’attacco sarebbe partito dalla città di Kobane. “I funzionari turchi che indicano Kobanê come un obiettivo in relazione a questo incidente rivelano l’aspetto del loro piano. L’incidente indica l’inizio di un piano oscuro”, scrive il PKK nel comunicato. Nelle zone liberate del nord della Siria l’allerta è massima, soprattutto a Kobane dove si teme una imponente rappresaglia militare, più volte minacciata da Ankara sin dalla primavera scorsa. “E’ importante che i circoli democratici e l’opinione pubblica turca vedano il periodo buio e si battano per la denuncia di questo incidente”, chiude il comunicato del Partito dei Lavoratori del Kurdistan.

Ankara utilizza l’attentato a Istanbul anche per tornare a fare pressione su Svezia e Finlandia. Sì alla loro adesione alla Nato solo se i due paesi interrompono ogni contatto con le organizzazioni curde e se consegnano i militanti richiesti dalla Turchia. Intanto il popolo curdo resta sotto attacco anche in territorio iraqueno. A colpire con attacchi missilistici sono stati questa volta i militari iraniani. Un morto e otto feriti il bilancio dell’attacco.

ai microfoni di Radio Onda d’Urto  Yilmaz Orkan direttore di UIKI ONLUS – Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia. Ascolta o Scarica

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Attentato di Istanbul: PKK smentisce accuse della Turchia

Pubblichiamo la traduzione dei comunicati con cui il PKK e le YPG siriane smentiscono le accuse del governo turco sull’attentato a Istanbul. Dichiarazione rilasciata dal comando del quartier generale di HSM, il braccio militare del PKK: HSM:

Non abbiamo nulla a che fare con l’esplosione di Istanbul“Prima di tutto porgiamo le nostre condoglianze ai parenti delle vittime e auguriamo una pronta guarigione ai feriti.

Non abbiamo nulla a che fare con questo incidente ed è risaputo dall’opinione pubblica che non prenderemmo di mira i civili né approveremmo azioni dirette contro i civili. Siamo un movimento che porta avanti una giusta e legittima lotta per la libertà. Agiamo sulla base di una prospettiva che cerca di creare un futuro comune, democratico, libero ed equo con la società turca.

Da questo punto di vista, è assolutamente fuori questione prendere di mira in qualsiasi modo la popolazione civile.È un’amara verità che il regime dell’AKP-MHP sta incontrando difficoltà di fronte allo sviluppo della nostra legittima lotta. Soprattutto di fronte al fatto che il suo uso di armi chimiche è stato smascherato e che vengono rivelate le immagini che dimostrano che stanno dando fuoco ai cadaveri dei loro stessi soldati, sembra che un nuovo oscuro piano sia destinato a essere messo in atto per cambiare completamente il quadro.

Il fatto che i funzionari turchi abbiano preso di mira specificamente Kobanê dopo questo incidente rivela la direzione dei loro piani. Se visto da questo punto di vista, è ovvio che si tratta di un incidente oscuro e, sebbene si affermi che l’autore del reato sia curdo o siriano, ciò non cambierà le conseguenze. L’incidente indica l’inizio di un piano oscuro. A questo proposito, è importante che tutte le forze democratiche turche e il pubblico vedano il processo oscuro che si desidera sviluppare e si battano per decifrare questo evento”.Mazlum Ebdi: Le nostre forze non hanno nulla a che fare con l’attacco di Istanbul

Il comandante generale delle SDF Mazlum Ebdi ha dichiarato di non avere nulla a che fare con l’attentato dinamitardo di Istanbul di domenica.“Affermiamo che le nostre forze non hanno nulla a che fare con l’attacco di Istanbul, respingiamo le accuse che accusano le nostre forze”, ha detto Ebdi sul suo account Twitter. Il Comandante Generale delle SDF ha espresso le sue condoglianze alle famiglie delle vittime dell’esplosione e ha augurato una pronta guarigione ai feriti.

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