Argentina – Italia: Leonardo Bertulazzi scarcerato, sì della corte federale di Buenos Aires ai domiciliari

L’ex esponente delle Brigate Rosse, Leonardo Bertulazzi, 73 anni, è stato scarcerato e torna ai domiciliari con la cavigliera elettronica a Buenos Aires, Argentina, dove vive da decenni. La Corte Federale di Cassazione argentina ha annullato la custodia in carcere, considerando l’età e i suoi problemi cardiaci e visivi, ma Milei insiste per consegnarlo all’Italia

di Mario di Vito da il manifesto

Con un dispositivo elettronico stretto alla caviglia e due agenti dell’antiterrorismo davanti al portone del palazzo in cui vive a Buenos Aires, nella notte italiana tra lunedì e martedì, Leonardo Bertulazzi è tornato a casa da sua moglie, Bettina Kopcke. Il 72enne, ex brigatista rosso, era stato arrestato e portato in carcere lo scorso 2 luglio dopo che la Corte suprema argentina aveva dato il suo ok alla richiesta di estradizione avanzata dall’Italia. Qui ad attenderlo c’è l’esecuzione di una condanna in contumacia a 27 anni per banda armata e per aver partecipato al sequestro di Pietro Costa, a Genova, nel 1977.

Dal punto di vista legale, però, in Argentina non è ancora detta l’ultima parola: Bertulazzi è rifugiato politico da oltre vent’anni e sull’eventuale revoca di questo status deve ancora esprimersi il Conare, l’autorità locale per il diritto d’asilo. Nell’autunno dell’anno scorso, pensando soprattutto ai vecchi montoneros, il presidente Javier Milei aveva varato una riforma che in buona sostanza nega ogni diritto di cittadinanza a chi ha condanne per fatti di terrorismo. Nel caso di un suo ritorno in Italia, comunque, la Corte d’appello di Genova, competente sul caso, ha già fatto sapere che non si opporrebbe a un’eventuale richiesta di revisione del processo, che comunque verrebbe celebrato con i crismi e i criteri del rito accusatorio, non ancora in vigore quando venne comminata la condanna.

La concessione degli arresti domiciliari è stata accordata dalla giudice federale María Servini, che dopo non pochi tentennamenti, ha eseguito quanto stabilito lo scorso 20 luglio dalla seconda camera penale della Cassazione. La scarcerazione di Bertulazzi è stata decretata a maggioranza: favorevoli i togati Alejandro Slokar e Ángela Ledesma, contrario Guillermo Yacobucci. Strette, in ogni caso le misure di sorveglianza: oltre a due agenti di guarda ventiquattro ore su ventiquattro, saranno ammessi come visitatori solo i familiari più stretti, i medici e l’avvocato.

«Parliamo comunque di una buona notizia – commenta a botta calda l’avvocato dell’italiano Rodolfo Yanzón -, è stata riconosciuta la sussistenza del suo diritto ai sensi della Convenzione Onu, in attesa della decisione definitiva sullo status di rifugiato».

Non è un dettaglio scontato nell’Argentina contemporanea, dove la separazione dei poteri vacilla e il governo ha la tendenza a interferire sui giudici, che ormai fanno sempre più fatica a contenere le incursioni del presidente con la motosega. A livello mediatico, infatti, Bertulazzi viene presentato come uno dei brigatisti che rapirono e uccisero Aldo Moro, ma non è vero. Semplicemente, con parte dei soldi del riscatto per il rapimento Costa, le br acquistarono l’appartamento di via Montalcini a Roma in cui venne tenuto prigionieri l’allora presidente della Democrazia cristiana.

La cooperazione giudiziaria tra l’Argentina e l’Italia, per il resto, appare solidissima. Nel gennaio del 2024, il ministro della giustizia Carlo Nordio aveva detto di no all’estradizione di Franco Reverberi, un sacerdote implicato nei crimini della dittatura militare negli anni Settanta. Un modo per far felici gli apparati militari che sostengono Milei e che non vogliono in alcun modo che si torni a parlare delle violenze e delle torture degli anni del regime. Per Giorgia Meloni, che non ha mai nascosto le sue simpatie per il premier di Buenos Aires, il rientro di Bertulazzi rappresenta una questione simbolica: la caccia ai reduci degli anni della lotta armata è ancora aperta, e conquistare lo scalpo di Bertulazzi sarebbe un colpo di portata simile a quello fatto all’inizio del 2019, quando venne ripreso Cesare Battisti. Ad accoglierlo all’aeroporto di Ciampino c’erano i ministri Matteo Salvini e Alfonso Bonafede vestiti come poliziotti. Uno show che potrebbe ripetersi a breve.

L’aggiornamento di Radio Onda d’Urto della vicenda Bertulazzi con Paolo Persichetti, curatore del blog insorgenze.net,  ricercatore storico e autore tra gli altri del libro edito da DeriveApprodi “La polizia della storia. La fabbrica delle fake news nell’affaire Moro”. Ascolta o scarica

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