Le cronache di oggi riferiscono di un ennesimo morto nel carcere di Bologna; un suicidio attuato con uno dei mezzi più frequenti: una bomboletta del gas. Ogni anno si verificano in Italia 6-7mila atti di “autolesionismo”, 600-700 tentativi di suicidio con circa 50-60, purtroppo, riusciti; i soggetti più a rischio sono giovani al primo anno di detenzione; il tasso di suicidi in carcere è almeno 13 volte superiore a quello che si verifica tra le persone in libertà (G. Tanburino, 2005). Questi sono, nudi e crudi, i dati “epidemiologici”; dietro ogni “numero” sofferenze, drammi e lutti infiniti.La “società civile” non reagisce adeguatamente e non è in grado di fare prevenzione. Qualche tempo fa abbiamo inviato alla procura della Repubblica di Bologna un esposto con un contenuto molto semplice:il carcere è “inagibile”; oggi ribadiamo infatti che, alla luce di una valutazione secondo elementari criteri di igiene edilizia, la Dozza va dichiarata inagibile.Ma questa banale considerazione continua ad essere rimossa; il sovraffollamento, le modalità di consumazione dei pasti, la commistione tra servizio igienico e gestione delle stoviglie,il sovraffollamento, nonché numerosi altri elementi fanno della Dozza un luogo mostruoso; semplici osservazioni di tipo prossemico sconsiglierebbero chiunque di adibirla a luogo deputato alla rieducazione ed alla risocializzazione.Lo status quo è garantito anche dalle modalità con cui la Ausl è costretta ad intervenire che non sono quelle riguardanti tutti gli altri luoghi di vita e di lavoro secondo una dinamica di ispezioni, disposizioni e prescrizioni: con questi criteri la Dozza sarebbe stata già chiusa; la Usl deve “osservare” e “riferire” ad una miriade di interlocutori che non traggono quasi mai alcune delle conclusioni che sarebbero ovvie.Allora cerchiamo di essere consequenziali:se per la Dozza si accettano standards inaccettabili per altre strutture ricettive, se la Dozza è una “terra di nessuno”, una istituzione totale, statale e pubblica la cui peculiarità è la violazione delle regole di convivenza, una Guantanamo all’italiana (come quasi tutte la altre carceri), smettiamola di chiamarla “casa circondariale”, allora chiamiamola “penitenziario”, cioé luogo dedicato alla penitenza, a finalità di tipo afflittivo e smettiamola di pronunciare frasi di circostanza ad ogni episodio di suicidio.Non rispettare la dignità umana è una azione suicidogena e i suicidi sono anche la conseguenza della negazione del dettato costituzionale in materia di esecuzione delle pene. Certo essi (la prevenzione del suicidio è infatti una strategia complessa) non sarebbero azzerati se la Dozza fosse dichiarata inagibile e fosse ristrutturata (abbiamo per esempio proposto la trasformazione di due celle in una, per due persone, con la separazione netta tra bagno ed angolo cucina, evidentemente con anche l’uso di mezzi diversi dalla bomboletta del gas, senza voler affatto indulgere in ipotesi superficialmente custodialistiche); tuttavia il rispetto dei diritti umani è un antidoto contro la disperazione e i diritti vanno rispettati con i fatti e non solo con le dichiarazioni.Evidentemente la strada per il passaggio totale delle competenze alle Usl è ancora molto lunga perché chi si oppone al cambiamento non vuole cedere e chi sarebbe investito dal cambiamento non scalpita per facilitarlo, prova ne è l’esclusione dai rapporti semestrali delle Usl dell’altra importante strutture penitenziaria di Bologna che è il cpt di via Mattei.Nell’esprimere il nostro sentimento di lutto per la morte di Kamel (aveva appena 23 anni!l’Italia si deve vergognare di quello che è successo) intendiamo dire basta a chi, intenzionalmente o per inerzia, vìola la costituzione, l’etica ed il senso di umanità, con conseguenze che pregiudicano la salute e la vita degli esseri umani.
Vito Totire – direttivo nazionale di Medicina Democratica;professore di Psicologia sociale e del lavoro Università di Venezia
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