Parte il digiuno a staffetta con il decreto sicurezza che proseguirà fino al 30 maggio vigilia della manifestazione nazionale a Roma
Partito ieri il digiuno a staffetta contro il Decreto Sicurezza, che proseguirà fino al 30 maggio, vigilia della manifestazione nazionale a Roma. A lanciarlo le associazioni A Buon Diritto, Acli, Antigone, Arci, Cgil, Cnca, Forum Droghe, L’Altro Diritto, La Società della Ragione, Ristretti Orizzonti. L’azione collettiva prende il via accogliendo anche l’invito di Don Ciotti a digiunare contro le leggi ingiuste, e raccogliendo l’iniziativa lanciata dall’ ex sottosegretario alla Giustizia Franco Corleone, in digiuno dal 13 aprile al venerdì prima di Pasqua.
Le organizzazioni promotrici, si legge nel loro comunicato, “intendono denunciare l’approvazione di un provvedimento che limita gravemente lo spazio civico, criminalizza il dissenso pacifico e mette a rischio i diritti fondamentali di cittadine e cittadini”. E ancora: “Il Decreto Legge Sicurezza, privo dei requisiti di necessità e urgenza, è stato emanato scippando il testo su cui era ormai concluso il dibattito parlamentare, con un atto di prepotenza istituzionale, che colpisce il cuore della democrazia italiana. Tra i suoi contenuti più gravi: la criminalizzazione della povertà, delle manifestazioni pacifiche e del dissenso, anche in carcere e nei Cpr; la reclusione di donne incinte o con figli piccoli negli ICAM, che sono veri e propri istituti penitenziari, con la minaccia di separare i bambini dalle madri come sanzione disciplinare; il divieto della coltivazione e commercializzazione della canapa tessile; l’ampliamento dei poteri delle forze di sicurezza; la costruzione di nuovi reati con pene pesanti anche per fatti di sola rilevanza sociale”.
Attraverso il digiuno “vogliamo solidarizzare con tutte e tutti coloro che stanno già subendo le conseguenze violente del dl sicurezza, e allargare al massimo il fronte della protesta per l’attenzione ai diritti civili, umani e democratici che questo decreto, presentando evidenti profili di incostituzionalità, mette in discussione”.
Intanto crescono le adesioni all’appello degli oltre 250 giuspubblicisti contro il dl sicurezza che “presenta una serie di gravissimi profili di incostituzionalità” e si caratterizza per “torsione securitaria, ordine pubblico, limitazione del dissenso, accento posto prevalentemente sull’autorità e sulla repressione piuttosto che sulla libertà e sui diritti”.
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