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Africa e minerali strategici: contraddizioni o incongruenze?

Ai diseredati e agli ecosistemi toccherà pagarne il prezzo salatissimo

di Gianni Sartori

Non ho proposte, tanto meno soluzioni (tranne forse quelle – troppo drastiche? Fuori tempo massimo? del “secolo breve”, tipo radicale superamento del capitalismo e dell’imperialismo).

Ma non posso fare a meno di cogliere l’incongruenza. Praticamente in sintonia temporale, su riviste già benemerite e notoriamente specializzate sull’Africa (originariamente di matrice missionaria, poi in parte “deturnate” verso aspetti affaristici, finanziari, turistici – anche ufficialmente se con intenti umanitari) da un lato ci si straccia le vesti per l’estrazione selvaggia dei “minerali strategici” (rame, cobalto, litio, manganese, platino, coltan…), causa di sfruttamento e degrado ambientale, ma indispensabili per la “transizione energetica”, il soidisant  settore green” (le “fonti rinnovabili – batterie al litio per veicoli elettrici, pannelli solari … che di green a mio avviso ultimamente  hanno ben poco, altro esempio di termine “deturnato”).

Dall’altro (ossia su altre testate comunque abbinate alle prime, rivolte agli stessi abbonati) si auspica il corposo finanziamento (oltre 700 miliardi di dollari si ipotizza da parte della Standard Bank Group) delle attività estrattive. Le quali, par di capire, andrebbero ulteriormente sviluppate. Ufficialmente per rendere partecipi dei benefici le popolazioni africane. Anche se poi è assai probabile che a guadagnarne saranno al solito i detentori del potere politico e militare, le classi benestanti…(quelle a cui si rivolge l’export del design, del vino, della cosmetica, della moda e del lusso italici, v. il solito Camerun).

Mentre, ripeto, ai diseredati e agli ecosistemi toccherà pagarne il prezzo salatissimo.

Quasi un “procedere” sparsi” verso il medesimo obiettivo. Che – a mio modesto avviso – non sarebbe altro che una forma edulcorata, camuffata, rivestita…di neocolonialismo (sia a livello economico che culturale).

Non ho ripeto, proposte o alternative, ma qualcosa mi sfugge, non mi quadra….

Sia infine detto per inciso. Stando alla mia modesta esperienza, l’elettrico attualmente sembra operare anche in ambiti assai poco “green” . Vedi il proliferare delle MB elettriche che scorrazzano su percorsi dove sarebbe corretto procedere con il “cavallo di San Francesco”. Rovinando sentieri collinari e montani e mettendo a repentaglio la sicurezza degli escursionisti tradizionali.

Per non parlare di Suv e fuoristrada elettrici. Ci manca solo una riedizione della Parigi-Dakar in versione “ecosostenibile”…

Ma questa è già un’altra storia. Ne riparleremo.

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