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Accusa di omicidio colposo per il primario dell’ospedale in cui morì Giuseppe Casu

L’assurda storia di Giuseppe Casu, pensionato di Quartu Sant’Elena morto a 60 anni dopo aver subito un ricovero coatto e sette giorni di contenzione, con mani e piedi legati al letto, giunge a una svolta. A conclusione dell’inchiesta aperta sulla vicenda, il sostituto procuratore del Tribunale di Cagliari, Giangiacomo Pilia, ha rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio colposo il primario del Servizio psichiatrico dell’ospedale cagliaritano Santissima Trinità, Giampaolo Turri, e la psichiatra dello stesso reparto che ha avuto in cura il pensionato, Maria Cantone. A breve si attende l’udienza preliminare.Storia ancora più assurda se si tiene conto che il trattamento sanitario obbligatorio subito da Giuseppe Casu il 15 giugno dello scorso anno non è stato comunicato al giudice entro i termini di legge. Il pensionato è morto nelle stanze dell’ospedale “Santissima Trinità” durante un ricovero coatto non convalidato nei tempi stabiliti.Si aggiunga che parti anatomiche di Casu, utili per lo svolgimento dell’inchiesta aperta dalla Procura di Cagliari, sono sparite misteriosamente dagli scaffali dello stesso ospedale.Giuseppe Casu non poteva essere costretto nel letto di contenzione per sette giorni di seguito. Per di più il paziente era stato sottoposto a trattamento farmacologico. La commissione di inchiesta interna della Azienda sanitaria 8 ha ritenuto «non accettabile sotto il profilo clinico, oltre che etico, un così prolungato provvedimento di contenzione fisica in assenza di tentativi finalizzati alla sua interruzione».Un secondo procedimento, oltre quello per omicidio colposo, è stato aperto dalla Procura sulla distruzione di parti di cadavere. Ad accorgersi che il flacone con i pezzi anatomici di Casu era stato sostituito sono gli stessi consulenti tecnici della Procura. Il barattolo con le parti del corpo del pensionato, morto per tromboembolia, sarebbe stato scambiato con un recipiente contenente parti del corpo di un altro paziente, morto sempre per tromboembolia, causata da un tumore. Ma all’origine di questo disturbo ci può essere anche una immobilizzazione prolungata, così come successo a Casu. In questa direzione la Procura indaga anche per il reato di frode processuale.La questione della ritardata notifica del trattamento sanitario obbligatorio è un altro aspetto che gli avvocati della famiglia Casu, Mario Canessa e Dario Sarigu, hanno sottoposto all’attenzione della magistratura. «Il fatto documentalmente provato della trasmissione tardiva al giudice dell’ordinanza sindacale relativa al Tso applicato a Casu, può rappresentare un’ipotesi di reato da approfondire», dicono i legali. Il sindaco di Quartu Sant’Elena ha disposto il ricovero con l’ordinanza numero 7 del 15 giugno 2006. Per legge il provvedimento del sindaco deve essere trasmesso al giudice tutelare per la convalida entro le 48 ore successive. Invece il giudice riceve la notifica solo il 20 giugno, come risulta dal timbro di deposito della Cancelleria del Tribunale. Cioè cinque giorni dopo l’ordine di ricovero. Il 21 giugno, con procedimento numero VG. 1176/06, avviene la convalida del Tso. Il 22 giugno Casu muore. Gli avvocati Canessa e Sarigu sottolineano come desti sconcerto la motivazione addotta dai medici per giustificare il Tso. In un modulo prestampato della Asl si legge: “Agitazione psicomotoria”. Due parole che hanno attivato la procedura d’urgenza nei confronti di Casu mentre esercitava la sua occasionale attività di venditore ambulante. Ma se si osservano le fotografie del freelance Italo Orrù, depositate in Procura, si vede Casu quella mattina in atteggiamento sereno e scherzoso nei confronti di carabinieri sorridenti. Atteggiamento che pare incompatibile con lo stato di agitazione che ha giustificato il ricovero. Scavando nella vicenda si scopre invece che Casu si rifiutava di sgomberare la sua bancarella e che: «Era un pensionato che saltuariamente faceva l’ambulante senza avere la licenza. Non era l’ultimo, né l’unico degli ambulanti abusivi di Quartu Sant’Elena, era piuttosto il soggetto più vulnerabile. Svolgeva questa attività in modo anomalo perché in realtà spesso lasciava la merce e il mezzo incustoditi», racconta il “Comitato verità e giustizia per Giuseppe Casu” nel sito Comitatogiuseppecasu.it , ricco di informazioni e documenti sulla vicenda. «Nella tarda mattinata del 15 giugno, come in molte altre occasioni, si presentano al signor Casu i vigili urbani, i quali, va sottolineato, la mattina precedente avevano comminato a quest’ultimo una contravvenzione di ben 5000 euro “per vendita senza licenza di frutta e verdura in strada”», spiega nella interrogazione presentata dal senatore Mauro Bulgarelli ai ministri dell’Interno e della Salute. «Sanzione di importo analogo viene elevata a Casu anche nella mattinata del 15, suscitando la comprensibile reazione di quest’ultimo. Una reazione assolutamente pacifica», continua il senatore. Dopodichè in pochissimo tempo intervengono i carabinieri e un’ambulanza. Casu viene afferrato di fronte a molti passanti. Cade a terra, viene immobilizzato e ammanettato, come appare chiaramente nella fotografia di Orrù pubblicata in questa pagina . Quindi caricato sull’ambulanza. Ancora Bulgarelli: «Non vi è, apparentemente, alcuna spiegazione plausibile che giustifichi un intervento tanto violento, essendo il signor Casu un individuo indifeso e pacifico, tanto da far pensare che l’intervento delle forze dell’ordine sia motivato dall’intenzione di infliggere una “punizione esemplare” a uno dei tanti venditori abusivi che ogni mattina affollano la piazza».

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