Il giorno dopo la manifestazione del 1 maggio, condita come non mai dal nervosismo delle forze dell’ordine e dall’isolamento sociale del Pd in quella piazza, i media stanno tentando una ricostruzione riduzionistica e minimizzante di quello che è successo, spesso entrando palesemente in contraddizione con quanto da loro stessi mostrato. Ieri la lettura era quella del “gruppo di antagonisti” che sarebbero entrati sfondando nel corteo (quando invece lo spezzone sociale era in piazza, come ogni anno, fin dalle 8 del mattino). Oggi, quando gli stesssi video di Repubblica e Corriere mostrano ben altro di quel che narravano gli articoli del giorno prima, il tiro inizia ad aggiustarsi e la protesta si vuole ridurla a un fatto personale contro il senatore Esposito, una nullità qualunque che se non esistesse il movimento notav e la polizia con cui complimentarsi periodicamente, non avrebbe probabilmente altre qualità da vendere sul mercato elettorale (e sarebbe forse più difficile giustificare il lauto stipendio che noi tutti gli paghiamo, ahinoi!).
Qui il problema non è il poco onorevole Esposito, egli è solo un’incarnazione (tra le più impresentabili e facili da attaccare) di un partito che nel nostro territorio non solo rappresenta ma è il potere, del Capitale e del privilegio sopra e contro la vita della maggioranza di tutti coloro che stanno pagando i costi della crisi. Che la maggioranza forse non si è ancora resa conto delle responsabilità di questo partito-piovra-azienda nella devastazione del territorio e nell’attacco alle condizioni di vita dei proletari è un problema a cui giornate come quella di ieri provano a dare una risposta. Si trattava di individuare dei responsabili e definire politicamente chi è il nemico. Lo spezzone dell’opposizione sociale ha attaccato tanto Esposito quanto Fassino e Chiamparino, quanto il voltagabbana Ferrentino. Non abbiamo dimenticato proprio nessuno!
Con noi si sono espressi centinaia di torinesi… Quando il corteo è finalmente riuscito a partire c’erano invece migliaia di persone, che scandivano altre parole d’ordine e altri programmi, di lotta e non di concertazione/spartizione/amministrazione: contro il Jobs Act e il Piano Casa, contro i contratti-capestro e la spesa folle in Alta Velocità ed Expo, per la riappropriazione dal basso e il rifiuto di pagare quello che non si può sostenere.
Certo ha contato anche molto la rabbia accumulata nei due giorni precedenti, dopo che tutti abbiamo asistito allo squallido applauso del Sindacato Autonomo di Polizia ai 4 assassini di Federico Aldrovandi. Il disprezzo e l’odio che molti e molte ieri hanno espresso contro gli agenti di polzia deriva anche da fatti come questo e dal rapporto che sempre più gente istituisce tra il ruolo di difensori dei privilegi che gli agenti svolgono e il sovrappiù di violenza che esercitano in determinate condizioni. Non sono solo quelli che difendono politici e istituzioni, sono quelli per cui tutte e tutti noi siamo degli uccidibili. Sono quelli che stanno tra noi e la realizzazione dei nostri bisogni e desiseri. Una foto riassume al meglio la giornata di ieri: il mercenario del servizio d’ordine del Pd (pagato, perché di militanti disposti al ruolo non ce ne sono più) e il celerino.
Se questa prova muscolare voleva essere un avvertimento e una minaccia per le prossime mobilitazioni previste in città, il 10 maggio per la liberazione di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò e l’11 luglio contro il vertice europe sulla (dis)occupazione giovanile, crediamo proprio che ieri si siano gettate le basi e la determinazione per portare avanti la costruzione di questi altri due importanti momenti di lotta. Qui la paura non è di casa!
Come spesso accade, giornate come queste si lasciano dietro come strascico feriti, denunciati ed arrestati. A loro va tutta la nostra solidarietà e ringraziamento per avere reso possibile una giornata come quella di ieri: un primo magggio di lotta e non di ricorrenza. Un saluto e un abbraccio particolare per Marco “Boba”, infaticabile redattore di Radio Blackout, tradotto agli arresti dopo le ultime cariche in via Roma, mentre cercava di trarre in salvo una compagna fermata. Lo vogliamo libero subito, per tornare a contribuire alla vita della radio e alle lotte che ci vedono impegnati insieme.
#civediamolundici
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