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Il 41bis è contro la Costituzione

gherardo colomboIntervista all’ex magistrato Gherardo Colombo. “La tolleranza zero ha già fatto troppi danni. La fermezza dello Stato portò all’uccisione di Aldo Moro. Le persone non possono essere lasciate morire”

di Conchita Sannino

Dottor Gherardo Colombo, lei ha lasciato toga di pm e inchieste scottanti da 18 anni: per impegno sociale si dedica anche alle carceri. Il fatto che Alfredo Cospito sia da ieri a Milano Opera è motivo di sollievo?

“Verrebbe da dire: finalmente. Credo fosse evidente che le sue condizioni stessero aggravandosi di giorno in giorno”.

È stato fatto tardi?

“Secondo me, si sarebbe dovuto fare prima, il digiuno si protrae da oltre cento giorni. Ma è fondamentale che sia stata assunta questa decisione per provvedere alle cure necessarie”.

Un passo indietro. Lei aveva sottoscritto l’appello per la revoca del 41bis a Cospito: lo ha fatto per la sua nota posizione contro l’applicazione del “carcere duro” o in relazione alla storia processuale di quel detenuto?

“No, io parto dalla convinzione, che ho ripetuto in varie sedi, che l’articolo 41 bis sia incostituzionale. Sia per come è strutturato, sia per come è applicato. La misura, che non a caso viene chiamata dai media carcere ‘duro’, si trova in contrasto con il dettato della Carta. La quale, all’articolo 27, sancisce che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità, e all’articolo 13 punisce ogni forma di violenza fisica e psicologica nei confronti delle persone, la cui libertà sia limitata”.

Il caso Cospito ha dato vita a un’escalation di attentati e minacce, compreso il proiettile recapitato al Pg di Torino. Non è questo a spingere lo Stato alla tolleranza zero?

“La forza dello Stato sta nell’osservare le sue regole, la prima delle quali è il rispetto della dignità, e quindi dei diritti fondamentali delle persone. Ancora una volta dobbiamo ricordare che la salute è tutelata dalla Costituzione: senza limiti o condizioni”.

Sta dicendo che alla violenza non si può rispondere con la violenza.

“Certo. Anche perché, in questo modo, si rischierebbe di creare un martire”.

Ma quando il governo ricorda ‘Lo Stato non può piegarsi ai ricatti’, non afferma un principio condivisible?

“Vorrei ricordare che la linea della fermezza ha portato all’assassinio di Aldo Moro. E dopo la sua uccisione, tante altre vittime ha fatto il terrorismo. Abbiamo il dovere di prendere dal passato quel che ci aiuta ad assumere decisioni nel presente”.

Poi c’è il tema del collegamento. Il sottosegretario Delmastro dice che “la scia di attacchi testimonia” come Cospito “riesca a dare segnali esterni con assalti e violenza nei confronti delle istituzioni”. L’ipotesi di una correlazione è arbitraria?

“Se fosse vero, vorrebbe dire che l’articolo 41bis non è in grado, nonostante tutta la sua durezza, di svolgere la sua funzione: cioè di impedire i contatti con l’esterno”.

Un bel capovolgimento.

“Credo che il nodo principale risieda nell’ostinazione, da parte delle istituzioni, ad evitare finora di preoccuparsi della salute di Cospito. Ovviamente i media hanno dato alla vicenda il risalto dovuto e questo ha contribuito alla commissione di violenze comunque inaccettabili”.

E quindi, sempre dando per buona l’ipotesi del collegamento perverso, come si interviene?

“Le persone non possono essere lasciate morire. Lo Stato deve avere questo principio come fondamento di ogni azione”.

Ma il tema della sicurezza resta. Il 41bis era nato per rispondere a quella esigenza.

“Gli strumenti per evitare gli aspetti incostituzionali dell’articolo 41 bis, tutelando comunque la sicurezza della collettività, ci sono: vale per Cospito e per qualsiasi altra persona detenuta considerata pericolosa”.

Si fa strada un altro rischio, grave. La lotta di Cospito non è solo per la revoca del 41bis per sé, ma anche per i boss mafiosi. Non si rischiano saldature micidiali?

“Lo ripeto. Bisogna ricorrere agli altri strumenti. Vuole un paio di esempi? Non sarebbe meglio, invece di vietare fotografie oltre certe dimensioni appese ai muri della cella, incrementare l’uso di determinati dispositivi? Ad esempio: la tecnologia che aiuta ad interpretare le conversazioni in sede di colloquio. Magari con la collaborazione di tecnici del linguaggio, appositamente formati; oppure attraverso l’interpretazione delle espressioni e dei gesti da parte di esperti di questo tipo di comunicazione”.

da La Repubblica

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