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3 ottobre 2013 – 3 ottobre 2022, almeno 24 mila migranti morti nel mediterraneo

Oggi, 3 ottobre, è il nono anniversario della strage di Lampedusa, dove morirono 368 uomini e donne. Oggi l’isola ricorda quell’orribile giornata figlia delle politiche europee che restringono il diritto a migrare consegnando a speculatori senza alcuno scrupolo le vite di milioni di persone. Piazza Castello è invasa da migliaia di studenti provenienti da tutta Europa arrivati per non dimenticare.

“A distanza di 9 anni si continua a morire nel Mediterraneo centrale ed orientale, lungo la rotta atlantica e balcanica, nel canale della Manica e lungo i confini tra Polonia e Biellorussia. Dal 2013, oltre 24 mila persone hanno perso la vita solo nel Mediterraneo. I morti delle migrazioni spesso non hanno nome, non hanno volto, non hanno storia. Corpi sepolti senza identità, vittime senza nome, persone a cui è stato negato il futuro”.

Il commento di Luca Casarini, Mediterranea Saving Humans  Ascolta o scarica

La sociologa dell’Università di Parma, Vincenza Pellegrino del progetto Crocevia Mediteraneo– Fare ricerca attraverso il mare. Ascolta o scarica

da Radio Onda d’Urto

 

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Da Palermo: Al fine di sensibilizzare la società tutta riguardo al fenomeno della migrazione e, quindi, di sviluppare la sensibilità, la solidarietà e la consapevolezza nei confronti di coloro che ricercano condizioni di vita migliori, l’associazione STRA VOX invita tutte le organizzazioni locali, la società civile, gli attivisti, le associazioni di volontariato e chiunque creda nella solidarietà e nella pari dignità umana a discuterne insieme nella giornata del 3 ottobre.
Perché il 3 ottobre? Perché nel medesimo giorno del 2013 al largo dell’isola di Lampedusa, nel tentativo di arrivare in Europa, persero la vita 368 persone.
Riteniamo necessario diffondere e costruire una cultura di solidarietà e accoglienza, di pace e di convivenza nel rispetto delle differenze, valori questi fondati sul riconoscimento dei diritti umani, contro la militarizzazione del Mediterraneo e le guerre che lo attraversano, contro l’accoglienza disumana di chi arriva in Italia, contro la cultura razzista diffusa all’interno della società e delle politiche degli Stati e contro lo sfruttamento economico delle risorse da parte delle imprese transnazionali supportate dagli stessi.
Saremo in piazza per commemorare le decine di migliaia le persone che sono morte e che stanno ancora morendo nel tentativo di attraversare il Mediterraneo – uno dei mari più mortiferi al mondo- vittime anche delle politiche di respingimento in mare e di chiusura dei porti ma anche per confrontarci su temi importanti che riguardano tutti e tutte noi.
Il 3 ottobre è la Giornata della Memoria di tutte le persone che hanno perso la vita nel Mediterraneo cercando di raggiungere l’Europa nella speranza di una vita migliore.
Siamo per questo solidali con le ONG impegnate nelle operazioni di salvataggi o e con gli attivisti criminalizzati per il loro impegno.
Saremo in piazza per denunciare:
• lo sfruttamento ambientale e umano, senza etica né sostenibilità, imposto dal sistema economico e produttivo mondiale; sistema che produce squilibri sempre più ampi all’interno della popolazione dei diversi Paesi, con abissali differenze tra i pochi che hanno il controllo degli strumenti produttivi e la moltitudine che vive invece sfruttata e ai margini; un sistema che ha avuto e sta avendo un impatto radicale e distruttivo sull’ambiente, provocando quei cambiamenti climatici che si abbattono prima e con più forza sulle popolazioni dei Paesi più vulnerabili, che -paradossalmente- meno hanno contribuito alle cause degli stessi.
• la piaga della criminalità e dei trafficanti di uomini, che irretiscono, ricattano e schiavizzano sfruttando la disperazione delle persone.
• la drammatica e inumana situazione in Libia, luogo di “orrori indicibili”, nei cui campi di detenzione (ufficiali e non ufficiali) le persone migranti sono sistematicamente e strumentalmente sottoposte a violenze, torture e trattamenti inumani e degradanti dalle milizie locali, spesso in combutta con le forze di polizia e con la c.d. Guardia Costiera libica
• il Memorandum Italia-Libia, che consente all’Italia (coi propri soldi e con quelli del programma europeo di cooperazione con l’Africa) di finanziare, addestrare ed equipaggiare la c.d. Guardia Costiera libica, con l’obiettivo di bloccare (nel modo violento e disumano che non possiamo far finta di non sconoscere) i migranti al di là del mare
• le (criminali) politiche Europee di chiusura e militarizzazione dei confini, di respingimento (illegale), di esternalizzazione delle frontiere.
Politiche che spingono e giustificano gli accordi con la Libia, col Marocco, con la Turchia, che consentono -all’interno del suolo europeo- il perpetrarsi degli orrori dei campi di Moria, dei respingimenti ai valichi alpini e delle violenze delle forze di polizia lunga tutta la rotta balcanica
• l’assenza di corridoi umanitari che garantiscano, alle persone che hanno diritto d’asilo e protezione internazionale, di arrivare in Europa senza finanziare trafficanti e senza rischiare la vita in mare
• l’assoluta assenza di missioni di ricerca e soccorso in mare coordinate dagli Stati e dall’Europa e, contestualmente, la criminalizzazione delle ONG che sfidano odio e onde per salvare vite umane e illuminare un Mediterraneo altrimenti silenzioso deserto di morte
• le condizioni vergognose e indegne nelle quali vengono tenute le persone all’interno degli hotspot di terra e di mare
• lo sfruttamento delle persone, oltre i limiti della schiavitù, operato –in Italia! – dalla malavita locale e da datori di lavoro senza scrupoli, nell’agricoltura, nei cantieri edili e all’interno di molte altre attività produttive.
Saremo in piazza per chiedere:
• la piena applicazione dell’articolo 13 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, secondo il quale ogni individuo ha diritto: o alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato o di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese.
• alla Commissione europea e al governo italiano di agire immediatamente, per procedere ad un’evacuazione dei campi e una sistemazione decentrata e solidale dei bambini, delle donne e degli uomini, su tutto il territorio dell’unione Europea;
• che vengano chiusi tutti gli hotspot in Europa e in tutti i territori extra EU, finanziati dai fondi europei, e di fermare la politica Europea di esternalizzazione dei confini;
• che gli stati dell’UE sanciscano un sistema d’asilo unico, basato su criteri che garantiscano un accesso sicuro;
• che vengano riconosciuti il diritto all’asilo per motivi di povertà e calamità naturali;
• la cancellazione degli accordi con la Libia;
la “liberazione” delle navi di soccorso della Civil Fleet della società civile europea, tenute pretestuosamente bloccate per evidente volontà politica
• la regolarizzazione, attraverso una procedura veloce, semplice, trasparente e che non richieda intermediazione del datore di lavoro, del rapporto di lavoro (non limitato a talune categorie) e della presenza in Italia delle persone senza permesso di soggiorno.
Scendiamo in piazza per rompere il binomio immigrazione-(in)sicurezza: è una questione di civiltà, equità sociale e giustizia che accomuna tutti e tutte le generazioni.

Per questo motivo siamo antifasciste/i, contro la violenza sulle donne, l’omo-bi-transfobia e ogni tipo di discriminazione.
Invitiamo tutte le persone solidali e che si riconoscono in questi valori a scendere in piazza con noi il 3 ottobre! Perché la solidarietà fa bene a tutti e tutte ed è necessaria!

 https://www.facebook.com/events/1313739989418088?ref=newsfeed

il 3 ottobre  a Catania: https://www.facebook.com/events/894433988194767?ref=newsfeed

3 ottobre 2021:

A 8 anni dal naufragio del 3 ottobre:

Si ad una accoglienza degna – No ai respingimenti

Fermiamo il razzismo della fortezza Europa e di Frontex!

Nella notte del 27 settembre, una barca con a bordo 686 persone ha raggiunto Lampedusa; è la più grande imbarcazione da oltre due anni ad arrivare autonomamente, partendo dalla Libia.

Proprio otto anni fa, il 3 ottobre 2013, in quella che è ormai una data tristemente nota, una barca simile era in viaggio verso Lampedusa e affondò a poche centinaia di metri dall’isola dei conigli. Almeno 368 persone annegarono e solo otto giorni dopo, un’altra barca si rovesciò ed il colpevole ritardo nel salvataggio costò la vita a  268 persone (fra cui oltre 100 minori). Da allora si celebra la tragica ricorrenza del 3 ottobre affinché non si ripetano mai più naufragi di stato. Purtroppo l’amara realtà smentisce questi buoni propositi:

— i naufragi si ripetono  ed in più si rafforza la vergognosa collaborazione dei governi europei con i criminali aguzzini della Guardia Costiera libica

— l’Hot Spot  di Lampedusa “accoglie” di frequente oltre 1000 migranti, quanto ne dovrebbe  contenere non più di 200. Se Lampedusa d’estate accoglie decine di migliaia di turisti, perché non ci si attrezza in tempo per le più che prevedibili emergenze? Il diritto alla salute ed alla cura non dovrebbe essere garantito anche ai/lle migranti ? O la loro vita per chi ci governa vale meno?

— continua la vergognosa segregazione dei migranti nelle costosissime navi quarantena ( solo il noleggio mensile supera 1 milione di euro al mese per ogni nave) , quanto con molto meno si potrebbe garantire una salubre e degna accoglienza in terraferma, visto che già si contano alcuni decessi di migranti a causa di queste navi-hot spot galleggianti

— le navi umanitarie delle Ong sono sottoposte ad incredibili boicottaggi per ridicoli cavilli e dopo ogni salvataggio devono osservare quarantene “a prescindere”, mentre le navi militari o private non le devono osservare.

Per noi il 3 ottobre è tutto l’anno !

 

LasciateCIEntrare, Rete Antirazzista Catanese, CarovaneMigranti,Accoglienza ControVento, Borderline Sicilia

 

https://www.facebook.com/ReteAntirazzistaCatanese/photos/a.468552853306494/1882310221930743/

 

 

3 0ttobre 2013/3 0ttobre 2021 Lampedusa, Mediterraneo

 Siamo Awatef, Fatma, Gamra, Hajer, Jalila, Leila, Marwa, Nourhene, Samia, Sana, Sarra Madri, sorelle, figlie dei morti e degli scomparsi tunisini nel Mediterraneo, e nel nome di tante altre donne e famiglie siamo qui con voi, un tassello in più nella vostra grande Coperta della Memoria nata nel Mediterraneo. Una coperta piena di nomi e di storie, di memoria, di vita e libertà. Grazie ai gruppi, alle associazioni, alle persone che ci hanno invitato alle giornate siciliane; Grazie al Labanof, Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense perché ci ha dato una speranza in più prelevando i nostri campioni genetici, pur rimanendo immutata la speranza di trovare in vita i nostri famigliari; Grazie a voi che ci avete aiutato in questi anni, che ci avete accompagnato lungo la strada della ricerca della verità, che come noi non avete voluto dimenticare domandando ovunque e nelle più diverse lingue: Dove sono i nostri figli? Dove sono Fedi, Hamdi, Yosef, Lazhar, Bechir, Ramzi, Akram, Mohamed, Abdel..?

Chiediamo a tutti voi di considerare la nostra sofferenza, il dramma prolungato che le assenze dei nostri cari hanno prodotto nelle nostre vite. Abbiamo bisogno di voi, della vostra collaborazione, dei vostri saperi prima che troppe Madri perdano lentamente e definitivamente coscienza, dignità, ruolo sociale; Che l’Isola di Lampedusa e la Sicilia, Porta d’Europa, diventino un luogo dove le Madri degli scomparsi lungo le rotte migratorie possano trovarsi con frequenza annuale per condividere le pratiche di ricerca e gli strumenti per giungere alla verità per dare dignità alle vite dei nostri famigliari scomparsi, portando giustizia nelle comunità, perché non si ripetano altri lutti, perché si realizzi un registro genetico e fotografico dei corpi ritrovati;

Chiediamo al Comune di Lampedusa di aiutarci nel dare un nome ai corpi non identificati sepolti nel Cimitero dell’isola. Negli anni numerosi naufragi hanno purtroppo lasciato una traccia di corpi senza vita anche nei registri di molti cimiteri siciliani. Tra queste, una approfondita ricerca pare confermare che nel cimitero locale abbiano trovato sepoltura alcuni corpi del naufragio Il 6 settembre 2012 avvenuto al largo dell’isolotto di Lampione;

Chiediamo all’Italia, all’Europa di recuperare i corpi dei nove migranti individuati ad 80 metri di profondità nei pressi dell’isola di Lampione vittime del recente naufragio del 30 giugno. Da poche miglia da quel luogo lanciamo un appello alla coscienza ed alla straordinaria umanità della società civile italiana ed europea Noi, Madri e sorelle tunisine gridiamo forte nel nome delle loro famiglie: Diamo loro una sepoltura, diamo loro un nome, riportiamoli alle loro comunità!

contatti: ousontnosenfants@gmail.com

https://www.facebook.com/carovanemigranti/videos/551371086147556

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