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Torino 17 aprile 1975 – L’omicidio di Tonino Miccichè

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Tonino Miccichè militante di Lotta Continua, protagonista nelle lotte per il diritto alla casa, viene ucciso da una guardia giurata che per futili motivi gli spara a freddo uccidendolo sul colpo.

Tonino Miccichè, nato a Pietraperzia in provincia di Enna, emigrato a Torino alla fine degli anni Sessanta, è stato operaio Fiat, dirigente di Lotta Continua e del Comitato per la casa nel quartiere Falchera di Torino. Ha vissuto gli ultimi mesi della sua vita assieme alle centinaia di famiglie operaie che chiedevano il diritto a una casa decente e che tennero in scacco tutti i poteri cittadini dal Novembre 1974 all’agosto 1975 con il supporto delle organizzazioni rivoluzionarie.

Lo chiamavano affettuosamente “il sindaco della Falchera”: era lui infatti che trattava con le autorità, che assegnava provvisoriamente gli alloggi a quanti andavano a occupare, era lui che risolveva i mille problemi quotidiani che nascevano dalla convivenza di tante persone, assegnatari e occupanti.

Venne ucciso il 17 Aprile 1975 da Paolo Fiocco, una guardia giurata, assegnatario di un alloggio, con un colpo di pistola. Nell’immediato si disse che era un fascista ma si rivelò poi solo un balordo, ignorante e violento.

Il processo per omicidio volontario si tenne il 2 Febbraio 1978, presidente Barbaro (lo stesso che condurrà il processo torinese alle Br), pm Livio Pepino. Fiocco era difeso dagli avvocati Delgrosso e Peroncilli. la parte civile era rappresentata dagli avvocati Bianca Guidetti Serra e Elvio Rogolino. La famiglia dell’imputato aveva offerto 9 milioni di risarcimento, rifiutati.

Dall’arringa di Bianca Guidetti Serra: “Freddezza e efferatezza raramente sono cosi evidenti, c’è la volontà di uccidere. arriva con la pistola infilata nei pantaloni. Ha indossato il soprabito per coprirla. E’ tranquillo, per non destare sospetti. In lui ansia di vendetta e rancore acuto. e’ un assegnatario, privilegiato rispetto agli altri che sono occupanti. Ha due box e li difende con pervicacia non accettando la proposta motivata degli altri. Di fronte ha un giovane lavoratore che aiuta e si batte per dare una casa a chi è senza“.

La condanna fu a 19 anni di carcere, ridotta in appello a 13. Fiocco otteneva la semilibertà nel gennaio 1981e veniva poi scarcerato nel 1982. Chissà dov’è ora e se dorme tranquillo ma, visto il tipo, è possibile di si.

La morte di Miccichè avviene proprio nei giorni in cui una forte reazione antifascista dà luogo a Milano a duri scontri della durata di almeno due giorni con due morti ammazzati da polizia e carabinieri: sono quelle che furono chiamate “le giornate di Aprile”.

Sull’onda dell’emozione e della rabbia per l’omicidio di Miccichè e per i fatti di MIlano, a Torino un enorme corteo guidato dal servizio d’ordine di Lotta Continua e dagli occupanti della Falchera, assalta la sede del Msi e la distrugge dopo aver messo in fuga la polizia.

All’assemblea pubblica che segue la manifestazione, l’ex partigiano socialista Carlo Mussa Ivaldi dice: “Vi ringrazio. Voi giovani avete fatto qualcosa che noi avremmo dovuto fare da tempo”.

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