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Genova: 19 condanne per la contestazione a Caselli

A Genova 19 compagni sono stati condannati per le contestazioni del 21 febbraio del 2012, quando l’allora capo della procura di Torino, Giancarlo Caselli, era in visita a Genova per la presentazione del suo libro.
In solidarietà con i tanti che in Val Susa sono stati colpiti da procedimenti penali (fra i quali l’accusa assurda di terrorismo) emessi proprio dalla procura di Caselli, i No TAV genovesi organizzarono un presidio poi blindato dalle forze dell’ordine sfociato in corteo.
Le condanne in primo grado, assurde e sproporzionate, vanno dai 10 giorni fino all’anno di carcere, con accuse di corteo non autorizzato danneggiamenti e resistenza.

Oltre a rappresentare un nuovo, grave, precedente per chi anima le lotte sociali di questa città, la condanna del 17  marzo segna un nuovo punto di rottura con la “Genova democratica” incapace di reagire e indignarsi.

Appare chiara l’intenzione di governo e polizia, rispondere con manganelli, galera e denuncie ad ogni contestazione, ogni lotta, ogni tentativo di dissenso.
Tutto questo succede nel silenzio più assoluto ma crea però dei precedenti importanti.

Dieci giorni di carcere per aver partecipato ad un corteo  (pur non autorizzato) non può essere considerata la normalità!

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Comunicato del Comitato Piazza Carlo Giuliani 

Il 17 marzo scorso si è concluso il processo di primo grado a carico di 19 attivisti genovesi per le contestazioni del 21 febbraio del 2012 all’allora capo della procura di Torino Giancarlo Caselli.
In solidarietà ai tanti colpiti da gravi e assurdi provvedimenti penali emessi proprio dalla procura di Caselli, il presidio che venne organizzato diviene un corteo per le strade del centro. Le condanne in primo grado, assurde e sproporzionate, vanno dai 10 giorni (non commutabili) fino all’anno di carcere, con accuse di corteo non autorizzato danneggiamenti e resistenza.
Nello stesso giorno della sentenza emessa a Genova,  sia a Bologna così come a Torino, vengono arrestati studenti antifascisti o sgomberati presidi sociali con cariche e feriti.
Questi fatti sono l’ennesima conferma che un onda lunga, fatta di repressione e criminalizzazione scientifica delle lotte sociali, prese il via molti anni fa, proprio nella costruzione delle strategia repressiva delle giornate del Luglio 2001, in cui venne ucciso Carlo e minata la possibilità di esprimere un dissenso attivo e resistente in questo paese.
Facciamo appello affinché non si rimanga in silenzio davanti a ragazzi e ragazze che per un corteo non autorizzato, in un paese dove la giustizia è al rovescio, rischiano di finire in carcere.

Comments ( 2 )

  • patrizia

    E domani a Genova di nuovo in tribunale

    ricevo ed inoltro volentieri.

    Il sostituto procuratore Federico Manotti ha chiesto pene comprese tra i 4 e i 7 anni e mezzo di carcere per 23 manifestanti accusati per aver resistito alla cariche nei pressi della stazione Principe il 6 maggio 2011, al termine del corteo che aveva criticamente “accompagnato” quello indetto dalla CGIL per lo sciopero generale.

    Quel giorno migliaia di persone determinate avevano imboccato la sopraelevata, bloccando il traffico in entrambi i sensi, per poi muoversi verso la stazione Principe. Ad un ingresso laterale di questa, quando ormai molti erano entrati per andare verso i binari, il corteo è stato violentemente caricato da più lati. Sono stati aggrediti studenti e studentesse, ma anche molte altre persone, buttate a terra e calpestate. Il bilancio è stato di decine di feriti, quasi tutti minorenni, alcuni ricoverati in ospedale. Dalle ferite riportate è evidente che il bersaglio preferito dalle forze dell’ordine siano state le teste e i visi dei/delle manifestanti. Il comportamento delle forze dell’ordine non era passato inosservato da parte degli impiegati delle poste di Piazza Acquaverde ed di altri passanti che avevano subito mostrato la loro solidarietà.

    MERCOLEDI’ 23 MARZO , ALLE ORE 15, CI SARA’ L’ ULTIMA UDIENZA.

    I COMPAGNI NON DEVONO ESSERE LASCIATI SOLI.

    APPUNTAMENTO DAVANTI A PALAZZO DI GIUSTIZIA PER UNA PRESENZA DENTRO E FUORI DALL’AULA

    In questo periodo in cui “l’impresa guerra” si sta di nuovo per manifestare con un altro enorme portato di sangue, mentre milioni di profughi si trovano davanti muri e filo spinato, si vive nel terrore che la guerra possa tornare indietro sotto forma di attacchi indiscriminati, si restringono gli spazi di dissenso e peggiorano le condizioni di vita, è fondamentale esprimere solidarietà concreta a chi si schiera contro la barbarie del capitale.

    TUTTI E TUTTE LIBERI/E

  • patrizia

    bel pomeriggio, per quanto possa essere bello in un aula di tribunale.
    presente anche un consistente gruppo di lavoratori si cobas con i quali avevamo partecipato al corteo a milano per lo sciopero di venerdì scorso.
    Applausi alla lettura della dichiarazione di un gruppo di imputati.
    Continue provocazioni di pm e giudici.
    Sentenza rinviata al 17 maggio.

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