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Una nuova Troika

La prima è già passata alla storia per aver massacrato il popolo greco. La seconda Troika, che ha di fatto sottatto poteri decisionali al parlamento Ue, lo farà per i rimpatri di massa dei migranti. Chi ne fa parte? I rappresentanti dei Consigli Pesc (Politica estera e sicurezza comune) e Psdc (Politica della sicurezza e della difesa comune), i vertici di Frontex, il Commissario all’immigrazione Dimitris Avramopoulos ma anche la Commissaria alla politica estera Federica Mogherini. Il compito della seconda Troika è orientare tutte le scelte verso il rimpatrio di massa dei migranti, che saranno definiti, grazie anche ai grandi media, “migranti economici”. I risultati del loro lavoro saranno formalizzati in novembre e dicembre. Intanto, dopo aver avviato un processo ancora simbolico di ricollocazione dei profughi siriani ed eritrei giunti in Grecia e in Italia, la Troika ha imposto proprio a Grecia e Italia l’apertura dei nuovi centri di identificazione e trattenimento. Di certo, la situazione dei migranti e dei profughi peggiora ovunque, in Italia e in Europa, e nelle prossime settimane il sistema di prima accoglienza potrebbe arrivare al collasso. Resta la convinzione che i migranti, come spiega Raúl Zibechi in Né rifugiati, né migranti, creano in ogni caso mondi nuovi lungo la scia del loro tragitto e nei luoghi dove si stabiliscono. Nell’immediato, una svolta autentica per migliorare le loro condizioni di vita verrà soltanto dall’estendere la protezione umanitaria alle persone che fuggono da guerre e dittature, dall’apertura di corridoi umanitari e dal riconoscimento di un diritto di asilo europeo (da Comune-info)

Dopo la stagione della Troika europea che ha imposto alla Grecia un piano di rientro dal debito che ne ha dstrutto l’economia e lo stato sociale, adesso a Bruxelles si è formata una nuova Troika, sui rapporti con i paesi terzi e la “gestione” delle frontiere, che progetta ed organizza le politiche della sicurezza e include tra queste le materie dell’immigrazione e dell’asilo, sottraendo al parlamento europeo le competenze decisionali che gli sarebbero riservate in base ai Trattati dell’Unione. Un gruppo ampio che prepara, e spesso anticipa, il lavoro del Consiglio e della Commissione europea. Un gruppo che si dimostra capace di gestire in piena autonomia i rapporti con le agenzie di informazione, che poi rilanciano comunicati o decisioni che, seppure ancora provvisorie, vengono spacciate come immediatamente operative. E non mancano neppure i “piani segreti” dei quali non si trova traccia nei documenti ufficiali dell’Unione Europea.

Questa Troika è formata dai rappresentanti dei Consigli Pesc (Politica estera e sicurezza comune) e Psdc (Politica della sicurezza e della difesa comune), che a maggio ha ideato l’operazione navale Eunavfor Med, dai vertici di Frontex che, dopo la strage del 17 aprile, hanno lanciato l’operazione Triton nel Mediterraneo centrale e Poseidon nell’Egeo, dal Commissario all’immigrazione Dimitris Avramopoulos e dalla Commissaria alla politica estera Federica Mogherini.

Al di sotto di questo livello decisionale che trova periodicamente un coagulo nei Consigli dei ministri dell’interno e nei cosiddetti Consigli Europei “informali”, la collaborazione “multiagenzia” tra Frontex, Eurosur, Easo (che dovrebbe occuparsi di supporto ai richiedenti asilo) e i vertici dei corpi di polizia dei diversi paesi. Di rimpatri “veloci” se ne parlava già nel mese di giugno. Le solite notizie propagandistiche (leggi anche Information note on the support to be provided by Frontex to frontline. Member States on the return of irregular migrants).

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Tutte queste diverse sedi decisionali orientate al rimpatrio di massa dei migranti, che saranno definiti come migranti “economici”, dovrebbero trovare un alveo comune nel “Processo di Khartoum” e formalizzare nel prossimo vertice di La Valletta a Malta, l’11 ed il 12 novembre prossimi, una serie di proposte operative rivolte ai paesi terzi. Proposte che dovrebbero essere concretizzate dal Consiglio dell’Unione Europea che si svolgerà in dicembre.

L’Unione europea, mentre avvia un processo ancora simbolico di ricollocazione dei profughi siriani ed eritrei giunti in Grecia e in Italia, impone dunque a questi paesi l’apertura dei nuovi centri di identificazione e trattenimento, denominati Hot Spots, e rafforza l’Agenzia per il controllo delle frontiere esterne Frontex, per intensificare i voli di rimpatrio gestiti dall’agenzia, sulla base di contatti diretti, che vengono delegati alla stessa agenzia, con i governi e le polizie dei paesi di origine, spesso stati governati da dittature militari o dove a seguito dei rimpatri si può restare esposti a trattamenti inumani o degradanti (in contrasto con l’articolo 3 della Convenzione Europea a salvaguardia dei diritti dell’Uomo).

Basta che la polizia definisca sommariamente un gruppo di migranti come “migranti economici” e tanto basta ad impedire l’accesso alla procedura per il riconoscimento dello status di protezione internazionale. Contro le leggi che privano le forze di polizia di qualunque valutazione discrezionale circa l’ammissione delle persone alla procedura. Ma solo una parte di coloro che vengono definti come “migranti economici” viene effettivamente rimpatriata, anche per la scarsa collaborazione della maggior parte dei paesi di origine (leggi anche EU to step up deportations of economic migrants).

Il ministro Alfano e il Commissario Avramopoulos dopo avere inaugurato le procedure di rilocazione verso il nordeuropa di diciannove migranti eritrei, arrivati a Lampedusa dalla Libia, lasciandone in stato di detenzione altre decine che rifiutavano di farsi prelevare le impronte digitali, annunciano che adesso sarà compito dell’Unione europea procedere al rimpatrio di chi non sarà riconosciuto come profugo, o addirittura, neppure avrà accesso alla procedura.

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In Sicilia, intanto, sono operanti da mesi sette squadre operative di Frontex, visitano oltre ai Centri di identificazione ed espulsione o i Cpsa, anche i centri di accoglienza, stanno nei porti di sbarco, hanno una sede nel Centro di prima accoglienza e soccorso di Pozzallo (Ragusa), che tra poco dovrebbe diventare un Hot Spot, e hanno una sede a Catania. Sempre in Sicilia i questori rispondono subito all’indirizzo del ministro Alfano, dopo i tentativi di respingimento differito esperiti dalla questura di Catania il 17 agosto ai danni di 116 cittadini marocchini poi internati nel Cie di Trapani (Milo), altri questori, come a Catania, a Trapani e a Ragusa, adottano provvedimenti analoghi di respingimento differito (ex art. 10 comma 2 del Testo Unico sull’immigrazione 286 del 1998), ma senza trattenimento in un Cie, bensì intimando ai destinatari di “lasciare il territorio nazionale entro sette giorni”, un ordine impossibile da rispettare per chi è privo di mezzi e di documenti di identità. Di fatto una nuova fabbrica della clandestinità per legge.

Non va meglio a coloro che non vengono respinti, perchè i tempi di ingresso nella procedura di asilo sono lughissimi, anche mesi per formulare la richiesta formale sul cosidetto modello C3, e settimane all’addiaccio per potere trovare posto in un centro di accoglienza. Succede a Caltanissetta.

Insomma, la situazione dei migranti e dei profughi sta peggiorando ovunque, in Italia e in Europa, e nelle prossime settimane si potrebbe determinare una esplosione del sistema della prima accoglienza, per non parlare del numero crescente di dinieghi che vengono adottati dalle Commissioni territoriaali, e dunque del rischio che un numero elevato di richiedenti asilo “denegati” possa essere internato nei Cie, sembrerebbe anche per un anno, in attesa della decisione del giudice, qualora le autorità di polizia ravvisino un qualsiasi “rischio di fuga” (leggi Protezione internazionale: le nuove norme analizzate dall’Asgi).

Una svolta sarebbe ancora possibile, con l’individuazione di procedure più rapide per il riconoscimento degli status di protezione, con la maggiore possibilità di riunificazione familiare verso altri paesi europei, già prevista dal Regolamento Dublino III e cerrto più consistente dei modesti numeri che Alfano ed Avramopoulos potranno garantire nelle procedure di ricollocazione. Intanto molti paesi europei si muovono in ordine sparso e reintroducono controlli più severi alle frontiere Schengen, anche qui con l’intervento di agenti di Frontex. Le chiamano “smart borders“…

Una soluzione autentica dei problemi – che altrimenti non potranno che degenerare giorno dopo giorno – verrà soltanto dal riconoscimento immediato della protezione umanitaria alle persone che fuggono da guerre e dittature, dall’apertura di corridoi umanitari attraverso la concessione di visti di ingresso da parte di tutti i paesi Ue, e da una reale solidarietà europea con il superamento del Regolamento Dublino III e con il riconoscimento di un diritto di asilo europeo. Ma il Consiglio dell’Unione europea procede soltanto nella direzione di rendere più efficaci le operazioni di rimpatrio. Tutte le soluzioni basate esclusivamente sulle misure di contrasto dell’immigrazione “irregolare” e di sicurezza o di difesa dei confini esterni dell’Unione europea non potranno che aggravare una situazione che è già devastante per centinaia di migliaia di persone che l’Unione Europea rifiuta di riconoscere non solo come profughi o asilanti, ma anche come esseri umani.

Fulvio Vassallo Paleologo – Università di Palermo

Pubblicato anche sul blog dirittiefrontiere.blogspot.it 

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