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Violenze, licenziamenti e arresti di massa: i diritti sindacali sotto attacco nel mondo

Nonostante i diversi strumenti legislativi a difesa del diritto di associazione dei lavoratori, in tutto il mondo i sindacati e i loro aderenti subiscono in maniera sempre più massiccia una brutale compressione dei loro diritti. È questo il quadro che emerge dal report sulle violazioni dei diritti sindacali recentemente pubblicato dall’ITUC, la principale confederazione sindacale internazionale.

Nel report vengono segnalati sette paesi in cui le condizioni sindacali sono estremamente difficili, in quanto la sistematica violazione dei diritti dell’uomo mette a rischio l’esistenza stessa delle strutture sindacali. Questi paesi sono: Myanmar, Bahrain, Fiji, Guatemala, Swaziland, Zimbabwe e Georgia. Paesi profondamente differenti l’uno dall’altro, sia per collocazione geografica, che per struttura istituzionale ed economica, ma accomunati da un forte atteggiamento antisindacale portato avanti dai governi e dalle imprese.
Oltre a questi sette paesi, il report analizza altri 87 casi nazionali, mettendo in luce le principali violazioni ai diritti sindacali. In più della metà dei paesi analizzati, vengono evidenziate situazioni in cui i lavoratori vengono licenziati o sono soggetti a discriminazioni a causa della loro appartenenza sindacale. A questo quadro si aggiunge che in 24 paesi sono state riscontrate forme di vera e propria violenza fisica nei confronti di alcuni sindacalisti. È il caso della Colombia, dove nell’ultimo anno sono stati uccisi ben 18 sindacalisti, o della Sierra Leone dove hanno perso la vita due persone. In 24 paesi, invece, l’attività sindacale è stata duramente repressa attraverso l’arresto di diversi attivisti. Il caso più eclatante è quello della Turchia, dove ad oggi sono in carcere 91 membri del principale sindacato, il KESK, accusati in maniera pretestuosa di appoggiare il terrorismo interno.
Oltre a questi casi di particolare gravità, il report mette in luce episodi di violazione dei diritti sindacali anche nei paesi caratterizzati da una più ampia tradizione sindacale. In Europa, ad esempio, ITUC riscontra un netto depotenziamento delle tutele messe a disposizione dalla contrattazione collettiva in paesi come la Romania, la Grecia, il Portogallo la Spagna e l’Italia. Vengono, inoltre, segnalati casi di condotte discriminatorie nei confronti di alcuni sindacalisti in paesi come la Germania, la Francia e il Regno Unito.
Per quanto riguarda il nostro paese, infine, sono stati segnalati due diversi casi specifici di violazione dei diritti sindacali. Tra questi il più evidente è quello della FIAT di Pomiglianod’Arco, dove il comportamento antisindacale ha costretto l’intervento del giudice del lavoro che si è adoperato per il reintegro dei 145 lavoratori iscritti alla FIOM, che erano stati licenziati dal management aziendale.
Il quadro descritto dal report sulle violazione dei diritti sindacali mette in luce come il movimento dei lavoratori nel mondo sia costantemente sotto attacco da parte delle imprese e dei governi. Questo fenomeno è trasversale e accade, con diversi gradi di intensità, sia nei paesi in via di sviluppo che nelle economie più industrializzate. Si riscontra, inoltre, un aumento dei casi di violazione negli ultimi anni. Tutto ciò deve essere preso come un campanello d’allarme importante. Usando le parole di Sharan Burrow, segretaria generale dell’ITUC, “la compressione delle tutele ai lavoratori e la costante violazione del loro diritto all’organizzazione accresce le diseguaglianze sociali e contribuisce ad alimentare la crisi globale”.

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