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Un palestinese ucciso e decine feriti da spari soldati israeliani

Prosegue lo sciopero della fame dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane e con esso le manifestazioni popolari. Ma la risposta israeliana si fa più dura. La Croce Rossa ha visitato Marwan Barghouti in cella

Saba Obaid, 20 anni, è arrivato in condizioni disperate all’ospedale di Salfit. I medici hanno fatto il possibile per rianimarlo ma il proiettile che lo ha colpito al pezzo mentre a Nabi Saleh, con altre decine di giovani palestinesi, lanciava pietre verso le jeep dell’esercito israeliano, non gli ha lasciato speranza. Il portavoce militare non ha confermato la sua uccisione. Si è limitato a comunicare che i soldati hanno usato i mezzi di “dispersione” a loro disposizione per respingere una folla palestinese che manifestava con “violenza”. E con quei mezzi di “dispersione” i soldati hanno ferito un’altra trentina di manifestanti a Nabi Saleh. Forti le proteste anche vicino Nablus dove in scontri sono rimaste ferite, pare tutte in modo leggero, almeno 60 persone. Decine di feriti anche a Beita, Kufr Qaddum, Beit Furik, Beit Ummar e in molte altre località.

A prima vista potrebbe apparire l’abituale conclusione di manifestazioni palestinesi uguali ad altre migliaia viste in 50 anni di occupazione militare israeliana. Invece l’uccisione di Saba Obeid e il ferimento di decine di dimostranti segnano una escalation nella risposta delle forze armate israeliane al crescere della protesta palestinese per le condizioni di (almeno) 1300 detenuti in sciopero della fame da 25 giorni nelle carceri israeliane. È il segnale della tensione che aumenta nei ranghi dell’Esercito per un digiuno che Israele, e non pochi palestinesi, pensavano destinato a concludersi presto con un fallimento e in una umiliazione per il suo promotore, il leader di Fatah in Cisgiordania Marwan Barghouti, in carcere in Israele dove sconta cinque ergastoli per “terrorismo”. Ora, dopo quasi un mese di digiuno e il peggioramento delle condizioni di salute di molti prigionieri, persino i settori di Fatah che mal digeriscono l’iniziativa di Barghouti, ora devono sostenerla, mentre vi aderiscono altre forze politiche – ma non il movimento islamico Hamas – a cominciare dai leader incarcerati del Fronte popolare (Fplp) che sottolineano il carattere “nazionale” della protesta, al di là delle motivazioni e degli obiettivi di Fatah.

La popolarità di Barghouti non è stata scalfita dalla vicenda delle “merendine”. Le immagini di un detenuto, ripreso dall’alto, che secondo le autorità carcerarie sarebbe il leader di Fatah mentre, in due occasioni, appare intento a mangiare delle merendine rompendo il digiuno, sono state giudicate un fake dai palestinesi e hanno addirittura rafforzato il sostegno all’organizzatore dello sciopero della fame. Intanto non è ancora trapelato nulla dalla visita che Barghouti ha ricevuto in cella due giorni fa da una delegazione del Comitato Internazionale della Croce Rossa . «La delegazione del Cicr ci ha detto che, come da accordi presi con le autorità israeliane, non può dirci nulla sul’incontro» ci spiegava ieri Qassam Barghouti, uno dei figli del leader di Fatah, «perciò ora siamo più preoccupati, temiamo che le condizioni di mio padre si siano aggravate».

Michele Giorgio

da il manifesto

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