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“Uccidi la scimmia nera”

razzismo kyenge

Non sono stati ‘giocherelloni’ come il ministro Calderoli i due picchiatori xenofobi che hanno ammazzato a colpi di palo Emmanuel, nella civilissima Fermo mica nella Nigeria nera aggredita dai fondamentalisti di Boko Haram.

Loro son passati dalle parole, “scimmia africana”, rivolte a Chimiary, la moglie di Emmanuel, ai fatti.

Criminali come i  pensieri che gli vagano nella testa, rasata o meno. Perché l’idea mostrata da tanti italiani di Palazzo e di strada sugli africani, siano migranti disperati oppure integrati simili alla coppia aggredita o addirittura ministri della Repubblica Italiana com’era Cecile Kyenge, è la medesima: animali da insultare e volendo sprangare a morte, tanto dintorno non accade quasi nulla, come può confermare l’ex vicepresidente del Senato.

Un paragone semplicistico e azzardato? Neanche tanto, se si legge solo quel che accade quotidianamente nel Belpaese. E’ la totale impunità al violento razzismo di ritorno, sono le predicazioni all’odio in onda su troppe emittenti di provincia, lanciate pure come giusti pensieri dagli opinionisti e dagli ospiti dei grandi media televisivi, a rinfocolare quella truculenza del parlare e dell’agire  dell’italiano medio.

I maestri del politicamente corretto, i portavoce ideologici prima degli stessi parlamentari, c’insegneranno che questa è l’aria che tira nell’Europa dei tanti Orban sparsi in ogni Paese, come pure nel mondo delle vie crucis di migrazioni indotte da guerre, fame, intolleranza di cui, comunque, non solo Blair ma la nostra parte del mondo è responsabile.

Purtroppo è una tragica verità che non ci esenta da colpe, ingessati come siamo nel ruolo di spettatori passivi, egocentrici, individualisti fino ai confini dell’egoismo che tracima nel cinismo. Non ci sporchiamo le mani con chi se le sporca del sangue altrui. Così il nauseabondo calderone in cui ribolle tutta la misera umana, dal neofascismo ideologico a quello imitativo ma non meno delittuoso delle curve ultrà, la xenofobia celata dietro il campanilismo e il nazionalismo patriottardo che si servono  dell’ignoranza delle periferie degradate per alimentare conflitti fra individui deboli e immiseriti, continuano ad alimentarsi e ingigantirsi.

A danno d’un vivere sempre meno civile, sempre più brutale, non solo involgarito dalle battute d’un Calderoli, ma criminalizzato dagli omicidi razzisti dei neo squadristi che la pensano come lui. E uccidono la “scimmia nera”.

Enrico Campofreda da contropiano

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