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Torino: Massacrato di botte da tre italiani, si suicida nel Cpr di corso Brunelleschi

Il ventitreenne Baldi Moussa si è tolto la vita, nella notte tra sbato e domenica scorsa, al Cpr (Centro di permanenza per il rimpatrio) di corso Brunelleschi.

Baldi Moussa

Il giovane, Musa Balde originario della Guinea, era in isolamento per motivi sanitari e si è impiccato con le lenzuola della sua stanza. L’uomo, il 9 maggio a Ventimiglia, era stato vittima di una brutale aggressione con spranghe, bastoni e tubi di plastica, da parte di tre italiani di 28, 39 e 44 anni. I tre uomini erano stati identificati dalla polizia di Imperia e denunciati per lesioni. Durante le indagini, gli inquirenti avevano acquisito un video girato da un passante e diffuso sui social.

Dopo essere stato massacrato di botte era stato portato in ospedale a Bordighera (Imperia) e dimesso con prognosi di 10 giorni per gravi lesioni ed un trauma facciale. A causa della denuncia in Questura era emersa la sua irregolarità sul territorio nazionale ed era stato portato al CPR di corso Brunelleschi a Torino dove da subito è stato rinchiuso nell’area Rossa insieme ad altri detenuti e successivamente, durante la serata di sabato, portato in isolamento all’interno della sezione denominata “Ospedaletto”.

Secondo la testimonianza di un ragazzo – racconta No Cpr Torino – nonostante dimostrasse chiari segni di sofferenza causati dalle lesioni al corpo, Musa Balde non è stato mai visitato da nessun medico o membro del personale medico del CPR. “Ha raccontato che dopo il trasferimento in isolamento, avvenuto senza una chiara motivazione, lo ha sentito urlare e chiedere l’intervento di un dottore senza mai ricevere una risposta. Domenica mattina la versione del suicidio si è diffusa rapidamente in tutte le aree del centro provocando numerose proteste tra i reclusi a causa del fatto che nessuno di loro ha creduto possibile che Musa Balde si sia potuto suicidare, accusando fin da subito la polizia ed il personale medico del CPR di quanto accaduto. Cosa è accaduto realmente durante la notte non si sa con certezza e probabilmente non si saprà mai anche perchè non c’erano altri compagni in cella con lui. E anche se ci fossero stati sarebbero stati rimpatriati rapidamente per eliminare scomodi testimoni come è già successo dopo la morte di Faisal nel 2019, avvenuto sempre all’interno del CPR di Torino nella stessa sezione di isolamento dove si trovava Musa Balde e nel 2020 dopo la morte di Vakhtang, avvenuto nel CPR di Gradisca di Isonzo. Una cosa però è certa. Ovvero che un altro ragazzo è entrato dentro un Centro di Permanenza per il Rimpatrio con le sue gambe ed è uscito dentro una bara. Ucciso dallo Stato che ha concepito e continua a giustificare questi luoghi infami”.

I ragazzi reclusi all’interno dell’area Verde e dell’area Blu hanno intrapreso uno sciopero della fame rifiutando il cibo avariato che li viene fornito per protestare contro la morte del loro compagno e contro le condizioni in cui sono costretti. Ieri sera un gruppo di solidali si è presentato sotto le mura del CPR di corso Brunelleschi per urlare la propria rabbia e sostenere chi con coraggio lotta per distruggere la propria gabbia. Nella notte le proteste dei reclusi hanno preso forma con diversi incendi che hanno danneggiato parte dell’area Verde e dell’area Bianca.

Il commento di Gianluca Vitale avvocato dell’ASGI- Associazione Studi Giuridici Immigrazione Ascolta o scarica

da Radio Onda d’Urto

 

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DENUNCIAMO IL TRAGICO EVENTO DELLA MORTE DI BALDI MOUSSA, CON L’IMPEGNO DI SOSTENERE QUALUNQUE PROCEDIMENTO GIURIDICO-LEGALE NECESSARIO PER LA RICERCA DELLA VERITÀ E DELLA GIUSTIZIA.‼️
Baldi Moussa, giovane ragazzo di 23 anni proveniente dalla Guinea, è stato trovato morto impiccato mentre era in “isolamento” nella sua cella nel Cpr di Via Brunelleschi di Torino. Il giovane era conosciuto dalla cronaca perché vittima di un pestaggio brutale a suon di sprangate avvenuto due settimane fa nei pressi del Carrefour di Ventimiglia, ad opera di tre cittadini italiani.
Subito dopo l’aggressione, B.M. era stato portato in ospedale di Bordighera, dal quale era stato dimesso con una prognosi di dieci giorni per ferite al corpo e trauma facciale, ma subito dopo a causa della sua irregolarità sul territorio era stato rinchiuso nella sezione rossa del Cpr di Torino, prima con alcuni compagni di cella, in seguito in isolamento (senza motivazione specifica). Inoltre, per onor di cronaca, subito dopo il pestaggio, le forze dell’ordine hanno giustificato il pestaggio individuando come movente il presunto furto del telefono di uno dei tre aggressori. Movente che subito ha decolpevolizzato i tre italiani dal loro attacco violento, criminale e razzista.
Il tentativo di zittire e invisibilizzare una persona vittima di violenze e di discriminazione, è terminata nella maniera più tragica possibile. Il dispositivo frontiera, le dinamiche di repressione, il comportamento razzista e criminale, il silenzio e la complicità delle istituzioni, hanno ASSASSINATO il giovane Baldi Moussa al quale, secondo alcune testimonianze dall’interno del centro, erano state negate le richieste di aiuto e di soccorso per i dolori che nonostante la prognosi rilasciata dai medici dell’ospedale, erano ignorate dagli operatori, dalle guardie e dallo staff medico del centro di detenzione.
Al momento è in corso uno sciopero della fame da parte dalle persone rinchiuse nel centro di rimpatrio in sostengno del compagno trovato morto nella giornata di domenica 23 maggio, e per denunciare le condizioni critiche e detentive del centro. Durante la notte, un gruppo di persone solidali si è radunato sotto le mura del per urlare la rabbia delle persone senza voce e per chiedere giustizia e verità per il giovane Baldi Moussa.
Come collettivo ci schieriamo con tutti i/le compagn* rinchius* e con tutti coloro che sono vittime delle politiche discriminatorie messe in atto da uno stato criminale e assassino, e chiediamo verità e giustizia per il giovane Baldi Moussa!

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