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Roma 14 gennaio 1921 – Nasce Raniero Panzieri

Raniero Panzieri è stato uno dei principali intellettuali e organizzatori culturali del movimento operaio italiano del secondo dopoguerra.

Negli anni Cinquanta è stato dirigente del Partito socialista e direttore di «Mondo operaio», teorico delle famose tesi sul controllo operaio e sulla democrazia diretta, fautore di una rilettura di Marx, di cui ha tradotto il secondo volume del Capitale.

Trasferitosi a Torino, dove ha collaborato con la casa editrice Einaudi, ha fondato la rivista«Quaderni rossi», dalla quale è nata l’esperienza della nuova sinistra e dell’operaismo politico italiano. Il rifiuto di Panzieri delle ideologie «oggettivistiche», ovvero dell’esaltazione delle macchine e delle tecnologie concepite come strumenti neutrali, rivela la necessità di analizzare lo sviluppo dei rapporti di produzione capitalistici nell’era del «miracolo economico» alla luce delle lotte operaie.

Prematuramente scomparso a soli 43 anni, la sua attività politica di ricerca rivelerà la sua forza di anticipazione nel «biennio rosso» ’68-69, oltre a essere punto di riferimento per la sociologia del lavoro critica dei decenni successivi.

Pubblichiamo la parte introduttiva di un ricordo di Pino Ferraris:

L’attività di Raniero Panzieri che si colloca a cavallo tra gli anni 50 e gli anni 60, prima come direttore di “ Mondo operaio” e poi come promotore dei “Quaderni rossi”,

Rivedendo la biografia di Panzieri mi ha colpito la coincidenza della sua ascesa nel partito socialista (membro del comitato centrale e della direzione) nel 1951 con il congresso di Bologna del PSI: il più cupo congresso stalinista del socialismo italiano, quello della liquidazione di Lelio Basso con la regìa di Nenni e di Morandi.

Panzieri visse in modo tormentato il dramma degli anni della guerra fredda, di un legame unitario di classe pagato al prezzo della mortificazione dello spirito critico e delle esigenze di libertà del socialismo.

Su quella scelta ritornerà con dubbi e autocritiche permanenti. Ritornerà ancora, poco prima di morire, nella lettera a Luciano della Mea del 20 agosto 1964.

Ma proprio la sua appartenenza alla generazione dei “dieci inverni” valorizza enormemente la tempestività e la radicalità con cui Panzieri irrompe, nel 1956, dentro il varco della crisi dello stalinismo cercando una via di uscita insieme classista e libertaria. Rompe schemi mentali, dogmi consacrati e concezioni gerarchiche.

Fu un personaggio scomodo.

La sua figura è rimasta avviluppata e in parte deformata da crudeli polemiche e interessate mitizzazioni. Il destino postumo di Raniero è stato paradossale.

La lunga militanza, gli importanti ruoli dirigenti all’interno del Partito socialista e di organizzazioni di massa si sono protratti sino a pochi anni prima della sua improvvisa morte nell’ottobre del 1964 lungo un percorso politico che era incominciato nel 1946.

La sinistra ufficiale lo ha emarginato in vita. Poi ha oscurato la memoria di questo suo figlio inquieto e indocile. Era il pungolo di tante cattive coscienze.

A partire dalla metà degli anni 60 c’è stata invece una sorta di disputa patrimoniale sull’eredità di Panzieri da parte delle giovani dissidenze della sinistra. Sembrava che Raniero fosse nato alla politica nel 1960. Venne considerato il “Battista” di sinistre nuove che si affrettavano a riprodurre vizi antichi che egli inutilmente aveva cercato di tagliare e di sradicare.

Stefano Merli è l’unico storico di professione che ha lavorato a lungo e in modo meritorio su Panzieri.

Egli ha curato la pubblicazione dei suoi scritti a partire dal 1944, ha raccolto le preziosissime lettere, ha tracciato una sobria e precisa biografia, nelle introduzioni ai quattro volumi delle opere di Raniero ha proposto interpretazioni del suo itinerario culturale e politico.

Per chi vuole approfondire segnaliamo Dario Lanzardo, Roberta Tomassini, Pier Aldo Rovati, Maria Grazia Meriggi, Mariachiara Fugazza, Antonio Negri, Edoarda Masi, Massimo Cacciari, Sandro Mancini, D. Comboni, M. Perdicchi, P. Renoldi, C. Borsa, E. Martinasso e Giovanni Bossi, Fascicolo speciale Raniero Panzieri e i «Quaderni Rossi», in aut aut (nuova serie), nº 149-150, Milano – Firenze, La Nuova Italia, settembre – dicembre 1975.

Le sue principali opere sono:

La ripresa del marxismo-leninismo in Italia, a cura di D. Lanzardo, Sapere, Milano 1972;

La crisi del movimento operaio. Scritti interventi lettere, 1956-1960, a cura di D. Lanzardo – G. Pirelli, Lampugnani Nigri, Milano 1973;

Lotte operaie nello sviluppo capitalistico, a cura di S. Mancini, Einaudi, Torino 1976;

L’alternativa socialista: scritti scelti 1944-1956, a cura di S. Merli, Einaudi, Torino 1982;

Dopo Stalin: una stagione della sinistra 1956-1959, a cura di S. Merli, Venezia 1986;

Spontaneità e organizzazione: gli anni dei Quaderni rossi, 1959-1964, a cura di S. Merli, BFS Edizioni, Pisa 1994;

 

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