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Taser, l’elettroshock supera il manganello

Da Milano a Catania, in sei città italiane è iniziata la sperimentazione per polizia e carabinieri della pistola elettronica. Usata negli Stati uniti soprattutto in strada e in carcere, non è un’alternativa alle armi da fuoco, ma può provocare la morte. Vedi i dati dell’inchiesta Reuters

Il 20 marzo il ministero degli Interni, Direzione anticrimine, ha diramato una circolare diretta a sei questure italiane di grandi città Brindisi, Caserta, Catania, Milano, Padova e Reggio Emilia autorizzandole a una sperimentazione all’uso della pistola Taser.

PARTIAMO DAL NOME. Perché le pistole si chiamano Taser? Taser International Incorporation è un’azienda americana che ha sede a Scottosdale in Arizona e produce per l’appunto le pistole Taser (per la precisione Taser X26 ECD) che non sparano proiettili ma usano l’elettroshock. Con la pistola Taser vengono sparate scariche elettriche. Negli Usa è almeno dal 2000 che la pistola Taser viene usata da polizie locali e statali. Come sempre gli Stati uniti fanno da apripista rispetto all’Europa e all’Italia sulle politiche di sicurezza, anche quelle più ardite.

Prima di tutto va sgomberato il campo da un equivoco interpretativo. Come l’esperienza statunitense e canadese insegna, la pistola Taser non è utilizzata nella pratica di polizia come alternativa meno pericolosa rispetto all’arma da fuoco, bensì come alternativa più incisiva rispetto all’uso di altri mezzi coercitivi come manette o manganelli non elettrificati. Chiunque sia esperto in ordine pubblico o in operazioni di polizia investigativa potrebbe ben confermare come non si userà mica la pistola Taser di fronte a una persona armata che potrebbe sparare (o che ha una pistola in pugno) in occasione di una rapina, di un sequestro, di un’aggressione o per neutralizzare un terrorista che sta per far esplodere una bomba o che sta per uccidere persone a caso per strada. In questo caso la polizia userà armi da fuoco tradizionali. La pistola Taser sarà invece più probabilmente utilizzata per bloccare persone che fanno resistenza non armata, nelle manifestazioni di piazza, preventivamente contro chi si agita o chi protesta scompostamente. Dunque, come detto, è e sarà un’alternativa al manganello e non alla pistola.

SOFFERMIAMOCI ORA sulle analisi medico-scientifiche: dati ma anche documenti istituzionali sull’uso, l’abuso, i danni e i decessi derivati dall’utilizzo della pistola Taser. C’è un lungo dibattito internazionale con prese di posizione da parte di organismi istituzionali sia in sede di Nazioni Unite che di Consiglio d’Europa. E ci sono inchieste di organizzazioni non governative e di grandi agenzie di informazione straniera.

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PARTIAMO DA DUE STORIE per capire in quale contesto vengono usate le pistole taser negli Usa. Natasha McKenna, come ci ha raccontato Vice, nel febbraio del 2015, era in carcere in Virginia. Era affetta da schizofrenia e molto magra. Si rifiutava di essere trasferita in altra prigione. I poliziotti incaricati del trasporto non si limitano ad ammanettarla, ma di fronte alla sua resistenza, le sparano quattro scosse elettriche. Muore in ospedale e l’autopsia certifica «un delirio associato alla restrizione fisica con l’utilizzo di dispositivi conduttori di elettricità e il contributo della schizofrenia e del disturbo bipolare». Negli Stati uniti la pistola Taser si usa molto nelle prigioni e nell’ordine pubblico per strada. Nel giugno del 2015 un uomo afro-americano nello Stato di New York muore dopo essere stato colpito con la pistola Taser perché si sarebbe rifiutato, dopo essere andato fuori strada, di uscire dalla sua auto.Secondo un’indagine condotta da Amnesty International sarebbero stati tra il 2001 e il 2012 più di 500 le persone morte negli Usa a causa dell’uso della pistola Taser. Altri dati li fornisce l’inchiesta dei giornalisti investigativi della Reuters, che hanno letto centinaia di certificati autoptici: dal 2000 (quando la pistola Tasers ha iniziato a essere usata dalla polizia negli Stati uniti) fino al 2017 più di 1.000 persone negli Usa sarebbero morte dopo che la polizia le avrebbe stordite con la pistola Taser.

In 153 di queste morti la pistola Taser ha causato direttamente il decesso o comunque ha contribuito. Nove su dieci persone stordite con la pistola Taser erano non armate e una su quattro soffriva di disturbi mentali o neurologici. Segno che viene usata principalmente con chi a causa dei disturbi psichici reagisce al fermo di polizia. 712 autopsie su oltre 1.000 visionate hanno documentato che c’è stato l’utilizzo della pistola Taser.

L’inchiesta dell’agenzia di stampa britannica è straordinaria. Andrebbe letta e tradotta in italiano. È dell’agosto del 2017. Consigliamo a tutti, compresi coloro che hanno deciso di avviarne la sperimentazione in Italia, di leggerla sul sito della Reuters.

LA PISTOLA ELETTRIFICATA dunque può ammazzare se usata contro persone che hanno pregressi problemi cardiaci o disturbi neurologici. Può essere letale per un bambino che è nel grembo della mamma. E non tutte le gravidanze, soprattutto nei primi mesi, sono visibili. Nessuno o nessuna viaggia per strada con scritto in fronte che è malato di cuore o che è in stato gravidanza.

La stessa azienda produttrice riconosce che esisterebbe un fattore di rischio pari allo 0,25%. E come se su un qualsiasi prodotto farmaceutico ci fosse scritto che ogni 400 persone che lo usano uno di loro rischia la morte. Quell’azienda farmaceutica, se lo scrivesse nel bugiardino, verrebbe messa fuori legge insieme al suo prodotto.

Uno studio dell’American Heart Association, pubblicato sulla rivista medico-scientifica Circulation, ha certificato ben otto morti da uso della pistola Taser X26 ECD. Il dottor Douglas Zipes, dell’Università dell’Indiana (Krannert Institute of Cardiology) afferma che lo shock da Taser può produrre arresto cardiaco.

A questo punto qualcuno potrebbe obiettare: ma cosa rappresentano così pochi morti determinati dalle pistole Taser rispetto al loro massiccio utilizzo quotidiano? Le morti certificate però non sono mica le morti reali, molte restano oscure, le cause non accertate e comunque anche una vita sola merita di essere salvata.

VENIAMO IN BREVE alle obiezioni e alle condanne degli organismi internazionali che si occupano di diritti umani e prevenzione della tortura.

Nel 2014 nel sostenere che vi sia stata una violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea che proibisce la tortura determinata dall’uso di pistole con scariche elettriche, nel caso Anzhelo contro Bulgaria la Corte europea cita il Comitato di Strasburgo per la prevenzione della tortura che tra l’altro afferma che l’uso dell’elettroshock potrebbe aprire la porta a risposte sproporzionate. Anche il Comitato Onu contro la Tortura, a proposito del Portogallo che voleva introdurre l’uso delle pistole Taser nella propria legislazione, ha espresso la propria contrarietà per il rischio che l’utilizzo di questi strumenti degeneri in maltrattamenti.

È vero che la circolare si muove nel rispetto della legge 146 del 2014 che introduce la seguente disposizione: «Con decreto del ministro dell’Interno, da adottare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, l’Amministrazione della pubblica sicurezza avvia, con le necessarie cautele per la salute e l’incolumità pubblica e secondo principi di precauzione e previa intesa con il ministro della Salute, la sperimentazione della pistola elettrica Taser per le esigenze dei propri compiti istituzionali, nei limiti di spesa previsti dal comma 1, lettera a).». Come spesso avviene, lo sport diventa palestra di pratiche repressive che poi travalicano gli obiettivi di partenza.

IN CONCLUSIONE, essendoci concreti rischi mortali, sarebbe bene conoscere se c’è stato un decreto governativo, oltre che una circolare, e se il ministero della Salute ha prodotto una sua indagine. Bene sarebbe conoscere i confini della sperimentazione e come evitare che scariche elettriche colpiscano malati di cuore, bambini, donne incinta. Utile sarebbe anche conoscere i costi di tale operazione. Non sarebbe stato meglio e più utile investire quei soldi in formazione, autovetture e logistica non potenzialmente mortale?

Patrizio Gonnella

da ilmanifesto

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Sperimentazione del taser, nuovo passo verso la militarizzazione

In sei città italiane è partita la sperimentazione del taser, la pistola elettrica famosa negli Stati Uniti. Nonostante i reati siano in calo, un nuovo armamento si aggiunge a quelli già in dotazione alle forze dell’ordine. L’Onu lo considera uno strumento di tortura, mentre Amnesty International ha contato 800 morti dal 2001 al 2008. L’intervista ad Italo Di Sabato di Osservatorio Repressione.

L’introduzione era già stata prevista nel 2014 con il “Decreto stadi”, ma ora in sei città italiane (Brindisi, Caserta, Catania, Milano, Padova e Reggio Emilia) arriva il taser in dotazione alle forze dell’ordine.
Seppur in via sperimentale, l’uso della pistola elettrica diventa una realtà e va incontro alle richieste dei sindacati di polizia che lo hanno da tempo chiesto a gran voce.

“Bisogna ricordare che negli ultimi anni le dotazioni alle forze dell’ordine sono aumentate – ricorda ai nostri microfoni Italo Di Sabato, portavoce dellOsservatorio Repressione – È arrivato il manganello tonfa, è arrivato lo spray urticante, ci sono i mezzi corazzati e gli idranti e i militari in giro per le strade delle nostre città sono dotati di arme automatiche”.
A queste dotazioni, taser inclusi, non è stata opposta e controbilanciata per i cittadini alcuna garanzia, al punto che la legge sulla tortura approvata dal Parlamento è stata ritenuta inefficace e insoddisfacente da tante associazioni per i diritti umani.

A questo proposito, da oltre dieci anni è l’Onu stessa a considerare la pistola elettrica uno strumento di tortura e, sebbene sia spacciata come un’arma sicura, secondo uno studio di Amnesty International dal 2001 (anno di introduzione negli Stati Uniti) al 2008 sono stati 800 i decessi causati dalle scariche elettriche di queste pistole, senza considerare i danni permanenti e gli handicap che possono lasciare su chi ne viene raggiunto.

“L’adozione di questo strumento rientra nel processo di militarizzazione delle forze dell’ordine – sostiene Di Sabato – che va contestualizzato in una fase di criminalizzazione delle lotte sociali, in particolare nella costruzione del nemico individuato nelle fasce più emarginate della società, i poveri e i migranti”.
A sostegno di questa tesi, il portavoce dell’Osservatorio Repressione sottolinea come tutti i dati sui reati siano in calo e nonostante questo gli armamenti per le forze di polizia siano in aumento.

Del resto, il nostro Paese non ragiona sulla formazione delle forze dell’ordine, ma al contrario recluta gli agenti non per concorso pubblico, ma tra gli ex-soldati che hanno partecipato a missioni militari all’estero.
“Il rischio che corriamo – conclude Di Sabato – è di andare sempre più verso il modello statunitense”.

Alessandro Cannella
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Il commento di Italo di Sabato dell’Osservatorio Repressione, a Radio Onda d’Urto.
Ascolta o scarica l’intervista

Comments ( 1 )

  • Carlos

    Lei ritiene che un proiettile sia meno pericoloso? Che durante le manifestazioni le forze dell’ordine si debbano far spaccare bottiglie in testa, insolentire, provocare, picchiare da branchi di bestie e all’occorrenza ricevere in bagher le bombe carta?
    Cerchiamo di non essere ridicoli, il cittadino non deve avere “garanzie” contro la forza pubblica che reprime i reati a tutela di tutti, se non il suo rispetto della medesima, in un paese civile.
    L’unica vera perplessità è che un’arma da fuoco con l’esercizio è controllabile, un aggeggio del genere rende del tutto impropria innanzitutto la mira e le conseguenze del tiro. Un proiettile alle gambe in linea di massima fa un danno limitato alle gambe, a meno che non recisa un’arteria. Un scarica elettrica ha esiti ondivaghi. Come è stato detto, le armi a narcotici sarebbero state molto più sensate.
    E poi, qualcuno dovrebbe spiegare ma come ti viene di fare un’arma da fuoco in dotazione delle forze di polizia di color rosa.

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