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Strasburgo: record italiano di detenuti per droga

In Italia 25.622 sono i detenuti per reati di “droga” su una popolazione carceraria complessiva di 54.653. Di questi 18.700 sono italiani, 9.922 stranieri. Secondo il rapporto Space, in Italia anche la percentuale più alta di detenuti in attesa di giudizio

Mentre in Europa la popolazione carceraria è scesa del 6,8%, in alcuni Paesi, tra i quali spicca l’Italia, persiste il problema del sovraffollamento. Ma non solo. Secondo i dati diffusi dal Consiglio d’Europa nel rapporto annuale Space riferito all’anno 2015, l’Italia è fra i paesi europei con la percentuale più alta di detenuti in attesa di una sentenza definitiva. In media il 73% dei detenuti sconta una sentenza definitiva, e il 25,4% sono quelli ancora in attesa di giudizio: i paesi con la quota più alta sono l’Albania ( 49,2%), la Danimarca ( 36,3%), l’Italia ( 34,2%), Paesi Bassi ( 43,4%) e Svizzera ( 39,6%). Un problema che però non è distante dalla situazione odierna. L’esponente del Partito Radicale Rita Bernardini, in una recente intervista a Il Tempo ha spiegato che, nonostante la legge sulla custodia cautelare varata nell’aprile del 2015 nacque per limitare gli abusi di carcerazione preventiva, la detenzione in attesa di giudizio è diminuita solo dello 0,04%. Infatti se si confrontano i dati dal momento in cui è stata varatala legge sulla custodia cautelare ( 16 aprile 2015), si è passati dal 34,91% al 34,87%.

Altro importante dato emerso dal rapporto presentato dal Consiglio d’Europa, riguarda il triste primato di detenuti per droga. Dal rapporto si evince che nel 2015, un terzo dei detenuti condannati in via definitiva era in carcere per reati legati alla droga, la quota più alta tra tutti i Paesi europei. Infatti, tra tutti i paesi analizzati, l’Italia è quello in cui la percentuale di condannati per droga è la più elevata, ovvero il 31,1% del totale. Seguono la Georgia ( 30,8), l’Azerbaijan ( 28,4), l’Estonia ( 28,3), Cipro ( 27,5). La situazione fotografata dal Consiglio d’Europa che rileva come in Italia un terzo dei detenuti condannati in via definitiva è in carcere per droga si aggrava se si osservano i dati dei detenuti con una condanna non definitiva. Al 31 dicembre 2016, secondo i dati del Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria, i ristretti per reati previsti dal testo unico sugli stupefacenti risultano 25.622 su 54.653 detenuti totali. Di questi 18.700 sono italiani e 6.922 stranieri.

Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri e promotore dell’intergruppo Cannabis Legale, ai microfoni di Radio Radicale ha dichiarato: «A maggior ragione in un paese che soffre cronicamente di sovraffollamento carcerario, in cui il tema del numero dei detenuti è una questione di legalità degli istituti penitenziari stessi, bisognerebbe interrogarsi su come sia possibile che l’Italia sia in testa alle graduatorie in termini di percentuale di detenuti per reati connessi alla droga, quali siano i tipi di reati e per quali sostanze. In termini di operazioni di polizia oltre diecimila sono legate alla cannabis. È evidente che tra i tanti elementi connessi al fallimento del proibizionismo, c’è anche l’abnorme numero di detenuti per traffico di stupefacenti. Peraltro, a fronte del massimo delle carceri non abbiamo il minimo della diffusione di sostanze stupefacenti: al contrario, c’è un aumento costante del consumo. Questa è una ragione in più per partire dal mercato più vasto ( oltre 6 milioni di consumatori, dice l’Istat) quale quello della cannabis e arrivare alla definizione di un quadro di legalità. Sulla stessa linea Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani, e la presidente Antonella Soldo: «Quella delle droghe è questione sociale e non va affrontata col diritto penale. Ad affermare che serva un cambio deciso di strategia ormai non siamo più solo noi radicali, che lo sosteniamo da oltre 40 anni, ma un ampio fronte che comprende anche magistrati e rappresentanti delle forze dell’ordine schierati a favore della legalizzazione della cannabis: dal procuratore nazionale antimafia Roberti, al presidente dell’Anticorruzione Cantone, ai più importanti sindacati di polizia. Quella delle tossicodipendenze è una delle più grandi questioni sociali aperte nel paese e non può più essere affrontata con gli strumenti del diritto penale». I Radicali Italiani concludono con un auspicio: «È ora che il Parlamento ne prenda atto e riavvii il dibattito sulla cannabis legale anche a partire dalle proposte della legge popolare che come Radicali Italiani e Associazione Luca Coscioni abbiamo depositato con le firme di 60.000 cittadini».

Damiano Aliprandi da il dubbio

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