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Sorveglianza speciale: entro 90 giorni la decisione su Eddi, Jacopo e Paolo.

Lunedì 16 dicembre, al Tribunale di Torino si è svolta l’ultima udienza della procedura a carico di Jacopo, Eddi e Paolo, proposti dalla Questura e dalla Procura torinesi per la misura ultra-repressiva della sorveglianza speciale.

Secondo la digos e i pm con l’elmetto – guidati in questo caso da Emanuela Pedrotta – i 3 attivisti torinesi sarebbero socialmente pericolosi perchè sono stati in Siria del nord a supportare la rivoluzione confederale e la guerra di liberazione contro lo Stato Islamico (Isis). Eddi e Paolo, infatti, hanno combattuto contro Daesh, arruolandosi come volontaria e volontario nelle fila delle YPJ (le Unità di protezione delle donne) e YPG (Unità di protezione del popolo). Jacopo è stato volontario nelle strutture civili della rivoluzione e, come mediattivista, ha denunciato e raccontato dal campo l’invasione turco-jihadista del cantone di Afrin, con i crimi di guerra commessi dall’esercito di Ankara e dalle bande jihadiste sue alleate. Prima e dopo l’esperienza in Siria, a Torino, Eddi, Jacopo e Paolo sono sempre stati attivi nelle lotte sociali, per il diritto all’abitare e contro lo sfuttamento e la precarietà, e  ambientali, come quella contro la grande opera inutile e dannosa dell’Alta Velocità Torino-Lione. In questo, secondo l’assurdo teorema costruito da polizia e magistratura nei loro confronti, consisterebbe la loro pericolosità sociale.

I proposti da digos e pm per la sorveglianza speciale, inizialmente, erano 5. Oltre a Eddi, Jacopo e Paolo, alla sbarra c’erano anche Davide e Jack, anche loro attivi nelle lotte sociali a Torino e volontari nelle YPG in Siria del nord. La loro posizione, però, è stata archiviata dai giudici… Che, invece, han chiesto ulteriori prove e approfondimenti sulle posizioni dei tre che ora sono in attesa di una sentenza.

Era trascorsa una settimana dalla scorsa udienza e, in questi 7 giorni, tantissime persone hanno pubblicato fotografie sui social network nelle quali tenevano in mano un cartello con la scritta “Io sto con chi combatte l’Isis – Jacopo, Eddi, Paolo liberi”. Stamattina, fuori dal Tribunale di Torino e dentro l’aula, oltre cento solidali hanno manifestato contro la minaccia della sorveglianza speciale nei loro confronti.

Qualora la corte dovesse accogliere la richiesta di Procura e Questura e applicare la sorveglianza speciale – un dispositivo contenuto nel codice Rocco, di epoca fascista – Eddi, Jacopo e Paolo non potrebbero più vivere a Torino, la loro città, per almeno due anni. Al contrario avrebbero obbligo di dimora in un altro luogo; verrebbero loro revocati patente e passaporto; per loro scatterebbe inoltre il coprifuoco, con obbligo di rientro notturno, e il divieto di riunirsi in presenza di più di due persone, di manifestare o di parlare in pubblico.

Per quanto riguarda la sentenza, i giudici del Tribunale di Torino si sono presi 90 giorni di tempo per decidere. A partire da oggi.

La nostra trasmissione con le parole dell’avvocato dei compagni Claudio Novaro, Jacopo (uno dei tre proposti per la sorveglianza speciale) e l’attivista No Tav valsusina Nicoletta Dosio, dopo l’udienza. Ascolta o scarica.

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