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Sardegna: al via a Cagliari il processo contro 45 attiviste-i del movimento “a Foras”

Al via  mercoledì 27 gennaio, a Cagliari il processo per l’operazione “Lince”, contro attiviste e attivisti di A Foras, rete sarda contro l’occupazione militare. Sono 45 gli imputati nel processo, che riprenderà il 15 aprile, dopo l’udienza preliminare.

Alla sbarra militanti del movimento sardo per la chiusura delle basi militari in Sardegna, le bonifiche, la restituzione delle terre alle comunità. Sotto attacco per il loro impegno in questa lotta con accuse pesantissime, che arrivano all’associazione a delinquere con finalità terroristiche.

In aula la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero dell’Interno si sono costituiti parte civile, mentre all’esterno si è svolto un folto presidio solidale che ha raccolto decine di persone. Da Cagliari con noi c’è Carla, di A Foras, per una corrispondenza. Ascolta o scarica

La nota diffusa da A Foras per il presidio solidale:

“Mercoledì 27 gennaio imputati e imputate dell’Operazione Lince si troveranno nell’aula della Corte d’Assise del tribunale di Cagliari per il primo atto di questo processo. In questa udienza preliminare verrà scelto il rito da parte dei/delle 45 e sarà un primo banco di prova sia fuori che dentro l’aula di tribunale per dimostrare coesione, convinzione delle proprie idee e la possibilità di smontare l’accusa di associazione a delinquere con finalità di terrorismo formulata dal PM. La scelta che verrà fatta da imputati e imputate sul rito non è da dare per scontata, vista la portata enorme delle imputazioni ma siamo sicur* che ci sarà un fronte compatto pronto a difendersi!

IL CONTENTINO – L’architettura del processo parte da anni di intercettazioni e pedinamenti, perizie e migliaia di euro spesi per arrivare a conclusione indagini con un’associazione molto ristretta in termini di numero, contando i tentativi di inclusione forzata del PM. Evidentemente l’ascolto prolungato a spese dei contribuenti non ha dato il fine sperato. Rimangono purtroppo le posizioni delle cinque persone che in questo momento sono interessate dai capi di imputazione più gravi; ma anche qui qualcosa è andato storto. Nessuna forma di misure cautelari è stata accordata o adottata nonostante la “portata” del procedimento.

PECCATI DI PENNA – A scrivere, cancellare e riscrivere ci si prende gusto, a guardare fiction, ti si aguzza l’ingegno. Tra le strutture proposte dal PM, che vorrebbero sorreggere l’impianto dell’associazione a delinquere, vi è la posizione di circa trenta persone che durante un corteo, in concorso materiale e morale (?), avrebbero premeditatamente organizzato e poi concretamente attuato tattiche di guerriglia urbana (in campagna sic!). Il cavillo proposto dall’accusa verso queste persone da una parte le imbriglia e le tiene attaccate al processo all’infinito essendoci l’aggravante di reato commesso per finalità di eversione dell’ordine democratico (prescrizione lunghissima), dall’altra tiene in un equilibrio instabile l’associazione terroristica per i/le cinque.
Purtroppo per gli accusanti non esiste una prova né un momento, né una riunione, né una telefonata nel quale ci sia una organizzazione o accordo embrionale su obiettivi specifici o attitudine da tenere nei cortei.

PERCHÉ? – Chi ha partecipato e vissuto quella incredibile stagione di lotta ha sicuramente coscienza della mole di assemblee aperte, riunioni pubbliche e eventi di socialità o approfondimento proposti, manifestazione dopo manifestazione. Ogni movimento, collettivo, singol* e organismo che ha partecipato e organizzato ha portato un contributo fondamentale in base a proprie possibilità e sensibilità, nella quasi totalità dei casi completamente spontaneo.

LA SPERANZA – Quella del 27 vorremmo fosse la Caporetto per il PM, che si potrebbe veder archiviata dal GUP sin dall’udienza preliminare la richiesta di rinvio a giudizio per 270bis. Questo darebbe via ad un processo con ben altri presupposti e farebbe subito chiarezza rispetto all’assurdità di queste richieste”.

da Radio Onda d’Urto

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