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Salerno, festa della liberazione: Sanzioni e divieti per “Bella Ciao”

Il 25 aprile 2020, gli attivisti del  CSA Jan Assen (ex Asilo Politico) hanno voluto ricordare l’anniversario della Liberazione dal nazi-fascismo affiggendo uno striscione davanti al centro sociale, accompagnando il gesto simbolico con canzoni partigiane. Le onde sonore riprodotte a tutto volume dalle casse puntate sulla città hanno rotto il silenzio surreale che si respira in questi tempi scellerati, regalandoci un fugace spiraglio di libertà.

Un 25 Aprile, il primo nella storia, che vede piazze deserte e strade silenziose al sole di quest’aprile. Evidentemente -non è la sede in cui dibattere questo- alcune misure di prevenzione del contagio, come il distanziamento personale e frequente disinfezione delle mani, vanno adottate come responsabilità sociale e quindi come imperativo che deve essere ben presente nell’agire di tutt*. Eppure dalla prevenzione sanitaria siamo rapidamente passati (probabilmente questo passaggio non c’è nemmeno mai stato) ad una chiusura delle persone (non della produzione) tesa alla protezione del grande interesse privato e non della salute collettiva; in queste settimane innumerevoli attività “non essenziali” sono rimaste aperte per garantire i profitti dei padroni, mettendo a rischio la salute dei lavoratori. Tra chi si è visto in difficoltà data la perdita di lavoro o la chiusura della propria attività e chi sopravviveva lavorando in nero, magari con paga “a giornata”, la situazione è diventata rapidamente drammatica.

Nel frattempo le fabbriche rimanevano aperte, la grande distribuzione addirittura registrava maggiore attività (vedi il caso Amazon), ci è stato detto fino alla nausea, a suon di <<c’è troppa gente per strada!>> (sic!) che dobbiamo rimanere in casa. Proprio in virtù della responsabilità sociale di cui parlavamo siamo rimasti a casa. -Ma non oggi che abbiamo cercato attraverso un gesto simbolico di festeggiare il nostro 25 Aprile, in virtù dei valori di responsabilità sociale e collettiva che dovrebbero essere messi in campo per realizzare veramente la Liberazione dal capitalismo.

Purtroppo lo spiraglio di libertà che volevamo regalarci e regalare alla città, sempre nel segno della prudenza, in numero di tre persone, distanziati, con uso di mascherine e disinfettante per le mani si è concluso, a casse già riposte, con l’intervento dei carabinieri che hanno provveduto ad identificarci e successivamente notificarci, nel giro di un paio d’ore, i verbali…

Detto questo vogliamo sottolineare che le misure prese per fronteggiare l’epidemia da Covid rappresentano scelte politiche, non scientifiche, e guarda caso limitano qualunque possibilità di sciopero o dissenso sociale, in qualunque forma reale: cercare di addomesticarci non significa affatto preservare la nostra sicurezza ma al contrario ci espone pesantemente ad un contagio ben più funesto del COVID.

In questo periodo di crisi dovuta alle conseguenze della pandemia è necessario imbracciare la solidarietà tra gli sfruttati per uscire insieme “dall’emergenza” e far pagare il costo della crisi agli sfruttatori.

Come dicevamo la repressione è molto attiva in questo periodo, i fatti di Roma, Torino e altre città (anche noi abbiamo avuto il nostro assaggio) ne sono la testimonianza. Effettivamente c’è bisogno di uscire dalla gabbia che ci vogliono calare dall’alto e riprendere le sane attività di socializzazione, organizzazione e manifestazione, ovviamente adottando forme e modi per garantire la sicurezza sanitaria, per quello che è possibile con le mascherine recapitate dalla regione Campania..

A tal proposito denunciamo quello che ci è accaduto oggi, proprio in occasione del 25 Aprile.

Già da parecchio siamo passati dalle precauzioni sanitarie ai carabinieri con le armi, e ancora parliamo di virus?!!

Come abbiamo sempre sostenuto e continuiamo a ribadire siamo dell’avviso che ridurre per quanto possibile il rischio di contagio da COVID è un imperativo etico sociale oltre che una norma di vero buon senso ma questo non deve in alcun modo legittimare forme di repressione del dissenso che già stiamo sperimentando: questo non ha niente a che vedere con la prevenzione sanitaria.

Tornando a noi, oggi abbiamo vissuto brevemente uno spiraglio di libertà ma la visione è durata poco e il ritorno alla realtà si è palesato con l’arrivo delle divise. Questo ci ha calato ancora di più nella consapevolezza che non ci può essere un ritorno alla “normalità” che poi è la normalità che abbiamo sempre odiato perché evidentemente è quello il vero problema, il virus ha fatto esplodere la contraddizione in tutta la sua pervasività.

da Associazione Culturale ANDREA PROTO

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