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Roma, cariche e lacrimogeni per eseguire uno sfratto.

La giornata di oggi a Roma si è aperta all’insegna della lotta per il diritto all’abitare: per questa mattina era infatti in programma lo sfratto di una famiglia di Centocelle. La storia è quella di Farook, migrante di origine bengalese, che dopo aver perso il lavoro non è più riuscito a pagare l’affitto dell’appartamento in cui vive con la moglie e i due figli, ricevendo così l’ingiunzione di sfratto assieme a minacce di vario tipo, tra cui quella di vedersi revocato il permesso di soggiorno.

Fin dalle prime ore del mattino decine di attivisti del movimento di lotta per la casa si sono ritrovati a Centocelle per resistere allo sfratto assieme a Farook e la sua famiglia. Da subito è stato chiaro il tentativo da parte del Comune di Roma di non voler trovare alcuna soluzione abitativa alternativa e di voler invece eseguire lo sfratto con la forza. Intorno alle sei di mattina sono infatti arrivati i primi blindati della polizia, cui poco dopo sono seguite cariche violente contro i solidali che presidiavano l’ingresso dell’appartamento; almeno tre i fermi. A quel punto la celere è entrata nel palazzo, sparando lacrimogeni per le scale (senza finestre…), mentre Farook e alcuni attivisti si barricavano sul tetto rifiutandosi di uscire. Con questo atteggiamento criminale la polizia ha cercato così di eseguire lo sfratto, mentre dal municipio arrivava solo un imbarazzante silenzio in risposta alla richiesta di aprire un dialogo e cercare una soluzione alternativa per la famigli di Centocelle.

Imponente lo schieramento delle forze dell’ordine impiegato in ausilio dell’ufficiale giudiziario incaricato del provvedimento, come del resto è avvenuto 2.409 volte su 5.438 richieste di forza pubblica per l’esecuzione degli accessi a Roma nel 2013. Il dispiegamento di polizia è avvenuto dalle prime ore del mattino e si è servito di gas lacrimogeni e manganellate per rimuovere, poco dopo le 6, il picchetto di solidarietà attiva in via degli Ontani 66. (Qui una breve cronaca della mattinata)

Questo avviene a due giorni dall’approvazione in consiglio comunale di una mozione sulle morosità incolpevoli che chiede al Prefetto una graduazione negli sfratti, un accompagnamento sociale e la garanzia del passaggio da casa a casa. La risposta della questura, della procura e della Prefettura quindi non è per nulla condizionata dalle parole delle amministrazioni e costringe tutti a fare i conti con un’altra realtà, molto più drammatica e con unica soluzione: la proprietà privata va difesa con ogni mezzo. D’altra parte è questo l’orizzonte verso il quale guardano i provvedimenti governativi che vengono approvati in questi giorni.

Il diritto alla casa è nelle mani dell’autorità giudiziaria e della forza pubblica quindi e a nulla valgono mozioni e ordini del giorno. La “rigenerazione urbana” passa attraverso sgomberi, sfratti, pignoramenti, dismissioni e gabelle sulla prima casa. La giunta Marino oramai è complice di scelte nazionali che sono devastanti per il territorio e per la città di Roma.

Nel 2013 le sentenze di sfratto sono state 7.743, di cui 5.509 per morosità, testimonianza viva di una crisi sociale profonda. Nessuna soluzione pubblica appare disponibile e quindi il rischio che la proprietà privata debba fare un passo indietro è molto forte, che la resistenza agli sfratti possa crescere è possibile, che le occupazioni per necessità possano ripartire con rinnovata forza è credibile, allora non rimane che la coercizione e la repressione di chi si organizza per resistere.

Non ci sono processi partecipativi o dispositivi di mediazione possibili e che ci possano garantire il diritto alla città che reclamiamo. Il modello Roma di Marino e della sua giunta svanisce sommerso da una degenerazione culturale tutelata dagli uomini in divisa che oggi presidiano in forze il V municipio, buttano fuori violentemente Farook e famiglia dalla casa dove abita, ridono sprezzantemente verso coloro che coraggiosamente si oppongono, minacciano arresti e misure cautelari. Mentre poi, per niente coraggiosi, provano a coprire la verità, negando l’uso dei lacrimogeni.

Il controllo sociale a tutela del manovratore è la nuova fisionomia del paese e della nostra città. Ora è il momento di dover decidere da che parte stare e questo riguarda non solo chi già sta confliggendo con questi dispositivi. E’ necessario che tutti prendano parola contro quello che prende sempre più la forma di un massacro sociale.

In un momento in cui perfino il Sunia sta criticando i provvedimenti del governo sugli affitti pseudo agevolati per consentire ai costruttori di liberarsi dell’invenduto senza perdere profitti, non resta che rilanciare e utilizzare con urgenza la delibera regionale sull’emergenza abitativa, rafforzare i picchetti antisfratto, presidiare il patrimonio pubblico in dismissione, esercitare il diritto alla città attraverso nuove pratiche di riappropriazione.

Rilanciamo la mobilitazione di domani sotto l’assessorato alla casa della regione Lazio, verso la settimana di mobilitazione europea 10-18 ottobre.

#takethecity #stopsfratti #tutteliberi

Movimenti per il diritto all’abitare

 

da InfoAut

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