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Il rischio Covid aumenta ma il sovraffollamento delle carceri non diminuisce

I numeri dei contagi da Covid-19, come previsto, sono in aumento. Tant’è vero che il presidente del Consiglio Conte ha deciso di proporre al Parlamento la proroga dello Stato di emergenza. D’altronde alcune regioni come la Campania hanno varato significative limitazioni di movimento e nella vita quotidiana. In generale le parole d’ordine comunque sono: lavarsi frequentemente le mani, distanziamento fisico e mascherina.

Ma mentre nel mondo libero l’attenzione è ancora alta, per quanto riguarda le carceri si è abbandonato il discorso della riduzione del sovraffollamento. D’altra parte le strutture penitenziarie, anche quelle che non hanno fortunatamente subito l’insulto effettivo del virus, continuano a essere intrinsecamente inadatte a consentire il distanziamento sociale.

Ma è concreto il pericolo di una ripresa di nuovi focolai in carcere? I dati ci dicono di sì, anche se per ora il numero dei contagi risulta contenuto e fisiologico considerando la situazione complessiva. Ieri c’è stato l’ultimo aggiornamento giornaliero: i detenuti contagiati sono 22, mentre gli operatori sono 58. Numeri bassissimi, quasi impercettibili rispetto alla popolazione penitenziaria. Però non può saltare all’occhio che in poco tempo, è raddoppiato il numero dei detenuti contagiati. Non solo.

Preoccupa la situazione napoletana. In tutto sono 17 gli agenti contagiati che operano in alcune carceri campane. Il numero maggiore, 7 agenti, risulta al carcere di Poggioreale. Un carcere complicato, sovraffollato e pieno di reclusi con patologie: se il virus dovesse entrare la questione diventerebbe complicata.

Che fare? Sicuramente non ripetere l’errore iniziale quando tutti furono colti di sorpresa. La prima strategia governativa all’affacciarsi dell’emergenza legata al diffondersi del Covid-19 ha portato alla chiusura degli istituti penitenziari da accessi dall’esterno, per evitare che il virus potesse varcare la soglia del carcere. Ma il coronavirus è entrato lo stesso, e il riscontro dei primi casi di positività in alcuni penitenziari ha evidenziato il fallimento della strategia di chiusura delle carceri. Il sovraffollamento in cui i penitenziari sono ripiombati (dopo la tregua segnata dai provvedimenti seguiti alla sentenza pronunciata dalla Cedu sul caso Torreggiani) è diventato, per la conseguente impossibilità di mantenere il distanziamento minimo necessario volto a contenere il rischio da contagio da Covid- 9, un pericolosissimo fattore di espansione del virus.

A quel punto il governo ha varato il decreto cura Italia. Misura però insufficiente, tant’è vero che una significativa diminuzione del sovraffollamento è dovuto dal lavoro della magistratura di sorveglianza, anche se a macchia di leopardo. Poi sono arrivate le polemiche “scarcerazioni”, il decreto cura Italia non viene rinnovato, nonostante il Paese sia ancora in stato di emergenza e i numeri dei detenuti stanno ricominciando a crescere. Per ora i contagi sono contenuti anche se raddoppiati nel giro di poco tempo: ma se dovessero esplodere dei focolai, questa volta saremo pronti?

Damiano Aliprandi

da il dubbio

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