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Report dell’assemblea del 22 marzo per la costruzione del movimento antipenale

locandina 22Il 22 marzo al Nuovo Cinema Palazzo a Roma, nella vigilia della grande e mediaticamente oscurata manifestazione nazionale contro le grandi opere inutili e imposte e per la giustizia sociale e climatica, si è svolta la seconda assemblea del percorso lanciato il 5 dicembre scorso, nello stesso luogo, contro la deriva attuale alla repressione sociale e allo stato penale.

L’incontro del 22 marzo ha rappresentato una tappa realmente significativa: un’assemblea questa volta consacrata all’incontro tra la critica dei dispositivi politici e giuridici e la pratica delle lotte, nel segno del riavvio di una battaglia per riaffermarne la legittimità e riguadagnare l’agibilità. La risposta dei movimenti ha consentito di restituire una fotografia ampia dello stato del conflitto sociale e dello scontro con quei dispositivi: da chi ha messo in gioco la vita per sconfiggere la minaccia DAESH unendosi alle forze di liberazione curde e siriane in Rojava e si trova ora sotto quella della richiesta di sorveglianza speciale avanzata da una Procura che è avamposto della repressione giudiziaria del dissenso, come pure chi in differenti contesti di azione internazionalista subisce analoghe persecuzioni, al movimento più ostinato e vincente e insieme più repressivamente attaccato in questi ultimi decenni ossia il movimento No TAV, alle ulteriori resistenze di interi territori contro la predazione e la devastazione ambientale come nel caso No TAP; infine alle pratiche di lotta quotidiane nei contesti metropolitani, delle figure precarie e migranti del lavoro come sull’abitare, nella formazione come sugli spazi, i servizi, le forme di vita, che vanno subendo complessivamente e in misura vertiginosamente crescente una miscela di strategie di controllo e misure disciplinari.

In contrappunto, l’assemblea ha registrato la partecipazione e i contributi di giuriste e giuristi operativi, che quelle lotte difendono in tribunale, e riflessioni teoriche e politiche sul diritto fin dall’apertura del dibattito: che, dopo il ricordo di Lorenzo “Orso” Orsetti caduto a Baghouz e della scomparsa Tina Costa che proprio all’assemblea del 5 dicembre aveva portato il suo saluto di partigiana e femminista, e dopo le voci dei combattenti per la libertà in Rojava e nelle carovane antifasciste, ha visto intervenire il professor Ferrajoli sul rapporto di collisione tra “populismo penale” e garanzie giuridiche presupposte allo stesso ordinamento costituzionale. A partire dal senso dispotico delle motivazioni formali con le quali la maggioranza parlamentare ha negato – ricorrendo a strumenti normativi già stabiliti fin dal 1989 – l’autorizzazione a procedere contro il titolare del ministero degli Interni sul caso Diciotti, con una equivalenza tra l’interesse nazionale e il consenso elettorale fondato su paure fomentate che ripropone formalmente il profilo di un potere sovrano di vita e di morte esteriore e anteposto alle leggi medesime.

Il dibattito del 22 marzo ha così offerto l’indicazione di un intreccio praticabile tra la viva esperienza del conflitto e del dissenso e l’articolazione di un discorso politico-giuridico che risponda attivamente alla deriva pan-penalista e ai suoi effetti prima di tutto sociali. Un intreccio che si è dimostrato anche in grado di ricomporre una visione comprensiva dell’insieme dei dispositivi repressivi, disciplinari e di controllo, che quella deriva dissemina nell’ordinamento: dall’estensione politica dello strumento del DASPO sperimentato in laboratori di eccezione quali gli stadi e concatenato alle ingiunzioni del “decoro”, alle novità della Legge Salvini plasmate su e contro le pratiche materiali delle lotte sociali come nel caso del reato di blocco stradale; dalla tracimazione delle misure di prevenzione personale, alla carcerazione di massa e al suo compendio nella vigenza della legislazione speciale e della ferita dell’ergostolo, ora aggravata dalla “riforma” del rito abbreviato, oltre che di quel frutto avvelenato del giustizialismo penale che è il 4 bis; dall’eccezionalità della legislazione che accompagna da tempo e in crescendo la guerra ai corpi migranti in stretto rapporto con la razzializzazione della tensione sociale trasversale al discorso politico pubblico, alla criminalizzazione della solidarietà attiva che ha toccato il suo apice con l’operazione di inquisizione giudiziaria e di polizia politica di Torino; fino ripenalizzazione delle misure di prevenzione stesse e al primato assoluto dei poteri inquirenti e investigativi – che nella più recente proposta di legge leghista sul “controllo di vicinato” trascendono addirittura al ricorso a una forma di microfascismo capillare e legalizzato.

Questa condivisione di esperienze e letture raccolta nell’assemblea del 22 marzo presenta come matura l’esigenza di disporre concretamente un piano d’iniziativa unitario. Alcune linee e priorità d’intervento hanno rivelato particolare convergenza:

  • la cooperazione tra le difese legali, in direzione di una sorta di attualizzato “Soccorso rosso”, e in termini di sostegno con competenze e mezzi extragiuridici, come nel modello del Supporto Legale sperimentato nei processi sul G8 2001 di Genova;
  • l’individuazione di obiettivi di rivendicazione radicale di libertà e soluzione politica per il conflitto sociale, come con lo strumento dell’amnistia, e la costruzione aperta e orizzontale di risposte di mobilitazione agli attacchi repressivi sul corpo sociale stesso, nella forma ad esempio di momenti complessivi e dislocati di disobbedienza;
  • la moltiplicazione nei territori di iniziative di sensibilizzazione e di propagazione dell’analisi sulla Legge Salvini come sull’insieme dell’apparato di strumenti di repressione penale operanti allo stato della legislazione;
  • la realizzazione urgente di un confronto ampio e qualificato volto a produrre iniziative concrete ed efficaci di contrasto giuridico alle derive legislative e delle procedure.

A conforto della possibilità di concretizzare  questi impegni, già nella stessa occasione del 22 marzo sono pervenute le comunicazioni di prossimi appuntamenti prodotti direttamente dai territori, come il dibattito per “liberare le lotte dal codice penale” promosso al VAG 61 di Bologna il 5 aprile, l’assemblea di movimenti e giuristi contro la repressione in costruzione a Milano per il mese di maggio, il convegno sul carcere e il residuo attivo della legislazione speciale in previsione a Cosenza.

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