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Pulsioni sicuritarie: A Pisa il “daspo urbano” targato Pd – Mdp

Gli ambulanti senegalesi, fra i colpiti dal provvedimento, rispondono con la vendita di prodotti non contraffatti, a marchio “Abusif”.

In città si continua a discutere. La Pisa delle tre università (Ateneo, Normale, Sant’Anna), e con un’antica, sedimentata storia di sinistra, si è divisa. Da una parte chi ha appoggiato la proposta Pd del “daspo urbano”, dall’altra chi invece considera il provvedimento come un atto politico di chiara intolleranza. Diretto, fra gli altri, contro gli immigrati che, anche sotto la Torre pendente, in parte sbarcano il lunario come venditori ambulanti.

Decisivo per l’approvazione il via libera della commissione consiliare politiche sociali. Nella seduta dedicata alla proposta di “modifica e integrazione al regolamento di polizia urbana”, il daspo urbano è passato dopo che Mdp ha chiesto il carattere “sperimentale” del provvedimento, stabilito in tre mesi. Contrario invece il consigliere di Possibile, che con Sinistra italiana e Una città in Comune-Prc ha ribadito il ‘no’ anche nel voto finale in consiglio comunale.

Andrea Marchetti, uno degli esponenti di Mdp che ha lavorato all’intesa (anche pre-elettorale in vista delle comunali) con il Pd, sul punto osserva: “Crediamo che i daspo ingenerino false aspettative sulle possibilità dei sindaci di risolvere le problematiche della sicurezza. Ma non si tratta di quello strumento liberticida descritto dalla sinistra”.

Opposto il giudizio della sinistra pisana: “Non si è trattato di un incidente di percorso – ricorda Serena Fondelli di Una città in Comune-Prc – in commissione avevo proposto di ascoltare i rappresentanti dell’Asgi e di Antigone, istituzioni caratterizzate da un approccio garantista e di rigoroso rispetto dei diritti umani. Ma gran parte della commissione ha detto di no. Ad una loro semplice audizione”.
Detto che nel M5S un consigliere ha detto ‘no’ e due non hanno votato, il sindaco Filippeschi, del Pd, ha tirato così le somme: “Si è preso l’impegno di fare il punto dopo i primi tre mesi. Anche perché dovrebbero arrivare le linee guida sulla legge Minniti, che governo ed Anci stanno elaborando”.

Un’elaborazione, di tutt’altro genere, è invece meritoriamente arrivata dalle associazioni come Rebeldia/Africa Insieme, ma soprattutto “Senegal Mbollo”, l’associazione dei venditori senegalesi. La controrisposta degli ambulanti, che in maggioranza sono in regola, con tanto di partita Iva e licenza, ha l’obiettivo di regolarizzare la merce in vendita eliminando marchi e loghi falsi.

“Invece di commercializzare borse, occhiali e vestiti ‘di marca’ – spiegano i ragazzi di Senegal Mbollo – venderemo prodotti caratterizzati dal nostro marchio. Abbiamo creato un brand per scoraggiare l’abusivismo. Sarà l’unico marchio che nasce dalle strade e dalle piazze di Pisa: si chiamerà Abusif”. Inoltre l’associazione chiede il rilascio di nuove licenze, la concessione di ulteriori postazioni nei mercati, e l’adeguamento degli spazi cittadini in cui sarà lecita la vendita. Tutte richieste più che legittime. Che però si scontrano con il virus “immigrato=criminale” (ma anche ultras=criminale) che, da tempo, ha colpito anche Pisa.

Riccardo Chiari da il manifesto

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