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Protesta saharawi: cento arrestati, uccisa attivista

Sahara Occidentale. Manifestazioni a Dakhla e El Aayoun, mentre l’inviato Onu Kohler completava dieci giorni di tour in cerca di parti disposte al negoziato. L’Unione Africana si offre mediatrice, Rabat continua a rifiutare

L’emissario Onu per il Sahara Occidentale, il tedesco Horst Kohler, conclude oggi in Spagna – paese che aveva colonizzato il Sahara Occidentale – il suo giro di consultazioni nella regione con l’obiettivo di rilanciare il processo di pace tra il Fronte Polisario e il Marocco.

In questi dieci giorni l’emissario tedesco ha visitato la Mauritania, l’Algeria, i territori della Rasd (Repubblica Araba Democratica Saharawi) a Tindouf – campo profughi con oltre 200mila saharawi – e Rabat. Il suo viaggio è poi continuato a El Aayoun e Dakhla, territori occupati e amministrati dal Marocco, dove si sono registrate numerose manifestazioni di protesta con l’arresto di almeno un centinaio di persone e la morte di un’attivista saharawi.

A El Aayoun Kohler ha fatto visita alla sede della missione di pace Minurso e gli esponenti politici locali “allineati” alle posizioni del governo marocchino per un’autonomia della regione. L’altro scopo del viaggio di Kohler era quello di verificare sul campo le reali condizioni della popolazione dopo le numerose richieste da parte del Fronte Polisario – sempre rifiutate dal Consiglio di Sicurezza Onu a causa del veto francese – di accertare le misure repressive e carcerarie imposte dalle autorità di Rabat sugli esponenti politici saharawi e sulle loro difficili condizioni di detenzione, al limite dei diritti civili più basilari.

Prima della partenza l’emissario tedesco ha spiegato chiaramente che il suo mandato consiste nel «cercare la pace sulla base di una soluzione pragmatica che garantisca l’autodeterminazione del popolo saharawi». «La risoluzione 2414 del 27 aprile prevede una maggiore concretezza e responsabilità da parte di tutti», ha detto riferendosi implicitamente ai veti posti da entrambe le parti. Il Marocco, infatti, rifiuta di tornare al tavolo dei negoziati senza una partecipazione attiva dell’Algeria – sponsor regionale dei saharawi – e pone come unica opzione, per la soluzione del conflitto, un piano di autonomia.

Il Fronte Polisario, al contrario, si dichiara disponibile ai colloqui di pace come dichiarato dal presidente della Rasd e segretario generale del Fronte Polisario, Brahim Ghali, al termine dei colloqui con l’emissario Onu. Ghali ha affermato all’agenzia algerina Aps che «il Fronte Polisario, unico rappresentante legittimo della Rasd, è disponibile a un negoziato diretto con il Marocco per assicurare il diritto all’autodeterminazione del popolo saharawi attraverso un referendum» e ha spronato il governo di Rabat nel far «prevalere la ragione, nel rispetto del diritto internazionale, per una pace giusta e duratura nel Maghreb».

Dopo la risoluzione, che prolunga la missione di pace Minurso di altri sei mesi (ottobre 2018), il processo di pace si trova in un momento di impasse a causa dei rispettivi veti posti da entrambe le parti, con il rischio di un possibile conflitto che potrebbe causare effetti disastrosi in tutta l’area.

Rigidità e posizioni che si sono ulteriormente aggravate dopo le recenti accuse da parte di Rabat secondo cui il governo iraniano, attraverso la propria ambasciata ad Algeri, avrebbe aiutato l’organizzazione sciita libanese Hezbollah a fornire un sostegno finanziario e logistico al Fronte Polisario. Accuse, fino a oggi mai accompagnate da prove concrete, che hanno portato all’interruzione dei rapporti diplomatici tra Marocco e Iran con pesanti ripercussioni anche nei non idilliaci rapporti con Algeri.

Preoccupazioni a livello diplomatico che hanno spinto, ad inizio giugno, anche il presidente della Unione Africana, Moussa Faki, a effettuare una visita nei territori saharawi e in Marocco «per dare impulso alle due parti in conflitto nel tornare al tavolo dei negoziati». La questione del Sahara Occidentale verrà, infatti, trattata a margine del vertice Ua di oggi e domani a Nouakchott in Mauritania al quale dovrebbe partecipare anche re Mohamed VI contrario alla presenza della Rasd al vertice e alla mediazione dell’Ua.

Il monarca marocchino, riguardo alla questione saharawi, ha già ribadito la sua posizione affermando che «nessuna soluzione della questione del Sahara sarà possibile al di fuori della piena sovranità del Marocco su quel territorio e solamente attraverso la mediazione dell’Onu».

Stefano Mauro

da il manifesto

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