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Il proibizionismo e la repressione uccidono. Ragazzo sedicenne si suicida per 10 grammi di hashish

Morire per dieci grammi di hashish. E’ accaduto a Lavagna, un paese di 12mila abitanti appartenente all’area metropolitana di Genova. Al termine dell’ennesimo controllo con i cani fuori dalle scuole superiori, un ragazzino di appena 16 anni è stato fermato dalla Guardia di Finanza e poi, una volta portato a casa per la perquisizione, si è suicidato buttandosi dal balcone.

Perché, tornato a casa, ad aspettarlo oltre la madre c’era anche la Guardia di Finanza. In quel momento, il dramma.

Il ragazzo, mentre la madre parlava con le forze dell’ordine, si è lanciato dalla finestra. In casa c’era anche il compagno della madre, ma nessuno si è reso conto di quello che stava per accadere. Inutile la corsa in ospedale con l’elicottero. Il ragazzo è arrivato morto.

L’episodio di ieri riapre il dibattito sulla necessità di legalizzare la cannabis.

Intanto un ragazzo è morto per qualche spinello.

Il comandante responsabile dell’operazione, colonnello Emilio Fiora, dopo la tragedia ha anche il coraggio di dichiarare che la perquisizione è stata fatta “per tutelare il minore”. Sappiamo che la prima tutela è che questa gente ci stia più lontano possibile.

Il senatore Luigi Manconi  si chiede: «Chi glielo spiega ora, ai genitori del sedicenne di Lavagna, cui erano stati sequestrati dieci grammi di hashish, che la normativa sulle sostanze stupefacenti mira a tutelare la salute e l’integrità fisica e psichica dei giovani?».

Nell’aprile del 2016 avevamo pubblicato la lettera aperta di Antonio Vigilante, insegnante di filosofia e scienze umane al Liceo “Piccolomini” Siena,  che  criticava le modalità con le quali, sempre più spesso negli ultimi mesi, i controlli repressivi vengono condotti nelle scuole.

Da Genova la corrispondenza e le riflessioni per Radio Onda d’Urto di Domenico “Megu” Chionetti, della Comunità di San Benedetto al Porto, fondata da don Andrea Gallo. Ascolta o scarica qui.

All’interno delle scuole italiane intanto le perquisizioni nelle aule sono sempre più frequenti. Pochi giorni fa Antonio Vigilante, insegnate in un liceo di Siena ha scritto una lunga lettera di riflessione: ” la scuola è un luogo in cui siete controllati e controllabili, perquisiti e perquisibili” è uno dei messaggi che vengono trasmessi. Non solo, nella lettera l’insegnate scrive: “ può essere una coincidenza ma in molte delle scuole, anzi delle classi perquisite c’erano studenti appartenenti ai collettivi studenteschi. Se non è solo una coincidenza allora il messaggio è questo vi controlliamo tutti, ma in particolare teniamo d’occhio voi che fate politica, voi dei collettivi….” Noi abbiamo chiesto qualche considerazione anche a Franco Coppoli, docente, dei Cobas scuola, uno dei pochi insegnati che si è opposto alla perquisizione in classe e che per questo era anche stato sospeso per 12 giorni.  Ascolta o scarica 

Le considerazioni di Enrico Flatzer,   collaboratore di Radio Onda d’Urto e membro dell’ENCOD,  Coalizione Europea per le politiche giuste ed efficaci sulle droghe. Con lui allarghiamo il campo e vediamo anche quale è la situazione in Europa. Ascolta o scarica 

Ora che il peggio si è compiuto, speriamo possa almeno servire per riflettere sulla questione.

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