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Processo NoTav: Condannati Perino e Grillo a quattro mesi di reclusione

Parlare a nuora perché suocera intenda… Con implacabile logica familistica il Tribunale di Torino ha condannato Beppe Grillo e  Alberto Perino,  figura storica del del Movimento, a quattro mesi di reclusione – l’accusa ne aveva chiesti addirittura nove – per “infrazione dei sigilli” apposti alla baita di Chiomonte, sede storica di uno dei presìdi No Tav. Oltre Perino e Grillo sono stati condannati anche  Nicoletta Dosio 4 mesi, Francesco Richetto 5 mesi e 10 giorni, Guido Fissore 7 mesi e 10 giorni,  Stefano Milanesi 6 mesi, Monica Gagliardi 4 mesi, Lussi Thomas 6 mesi, Pierluigi Tarabini 5 mesi e 10 giorni e Stefano Marzolino 5 mesi e 10 giorni, Giorgio Rossetto 9 mesi.  “Viviamo in un clima di caccia alle streghe”, commenta Perino.

L’obiettivo vero non era ovviamente l’ex comico pentastellato, che viene così investito un po’ impropriamente della “rappresentanza politica” del No Tav, ma il movimento stesso. A Perino, poche settimane fa, era arrivata un’ingiunzione di pagamento di oltre 200.000 euro, risolta solo grazie al contributo di tutta Italia.

E’ chiaro che governo e magistratura torinese, in palese difficoltà per le evidenti falsità propalate sia sulla “grande opera” che sulle “minacce terrotistiche”, non vedono altra soluzione che un ulteriore giro di vite repressivo. Nella vana speranza di fiaccare la resistenza della Valle e intimidire quanti, da fuori, portano la propria solidarietà attiva.

Protesta degli attivisti No Tav in aula dopo la lettura della sentenza. Alcuni si sono alzate esponendo foulard con la scritta No Tav e hanno urlato in coro ripetutamente “Giù le mani dalla Valsusa”.

da contropiano

Nel dare la nostra sincera e militante solidarietà a tutte/i i condannati, vogliamo con questo fare un appello a Grillo e a tutto il Movimento 5 Stelle affinchè l’azione parlamentare del M5S in favore della chiusura dei cantieri Tav in valle possa essere accompagnata anche da un intervento a tutela di tutti coloro che in questi hanno hanno manifestato a difesa dei territori subendo una durissima repressione poliziesca e giudiziaria. Il sostegno a queste lotte non può prescindere da una inizativa in favore di un’amnistia-indulto generale per le lotte sociali, contro la persecuzione della manifestazioni pubbliche, tutelando la resistenza messa in pratica dai cittadini nelle piazze italiane. Per questo è fondamentale porre oggi all’ordine del giorno quella che abbiamo chiamata “amnistia sociale”, per distinguere la sua politicità non istituzionale dalla sfera del ceto politico che alberga nelle istituzioni, distinzione necessaria in un’epoca di populismi e legalitarismi che hanno inquinato il linguaggio politico di tutti, compreso la sinistra

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