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No Muos, 125 attivisti coinvolti nel maxiprocesso

Si aprirà a dicembre il maxiprocesso contro 125 attivisti No Muos per le proteste tra il 2013 e il 2014, in particolare per l’occupazione della base militare statunitese di Niscemi. Un’occupazione simbolica, ma che secondo l’accusa sarebbe avvenuta con “calci e pugni” e lancio di oggetti contro la polizia.

Il processo, che inizierà il 12 dicembre 2017 presso al Tribunale di Gela, vede gli attivisti (in origine 129, ma 4 hanno optato per l’oblazione) accusati di resistenza e violenza contro pubblico ufficiale, ingresso arbitario in luoghi miltari, danneggiamento. I fatti contestati riguardano le manifestazioni di protesta svoltesi a Niscemi tra il 2013 e il 2014.

Il primo episodio al centro del processo risale al 9 agosto 2013, quando alcuni manifestanti riuscirono ad entrare nella base militare dopo un confronto fisico con la polizia che ne presidiava il perimetro. Secondo l’accusa, gli attivisti “al fine di costringere le forze di polizia a desistere dal loro compito istituzionale colpivano gli operatori con bastoni e diverse aste di bandiera e lanciavano verso di loro pezzi di legno, pietre e bottiglie di vetro”. 

Il secondo episodio riguarda invece una manifestazione svoltasi il 25 aprile 2014, quando gli attivisti, recidendo con una cesoia parte della rete posta a protezione della base, arrivarono fino a un pozzo, liberando in chiave simbolica. Un gesto dal duplice significato, che da una parte voleva evidenziare l’opposizione alla concessione agli Stati Uniti di realizzare il Muos in una riserva naturale, dall’altra poneva l’attenzione sul problema della carenza di risorse idriche e il conseguente rischio siccità che da sempre affligge la popolazione niscemese.

Gli attivisti si sono visti recapitare la notifica proprio prima del campeggio No Muos che si è tenuto i primi di agosto al presidio di Contrada Ulmo. Una tempistica alquanto strana, in quanto eccessivamente dilatata nel tempo (oltre cinque mesi dopo dalla decisione del procuratore di Gela) e subito a ridosso del campeggio. Non sarebbe la prima volta che si cerca di intimidire l’aggregazione di chi si oppone al Muos. 

Certo è che non dimentichiamo le denunce, le minacce, le intimidazioni subite, non dimentichiamo i vacui discorsi istituzionali dei politici e dei sindaci “No Muos” soltanto a parole ma che in realtà hanno fatto di tutto per reprimere il movimento, non dimentichiamo la repressione e i fogli di via. Non dimentichiamo neanche l’odore acre dei lacrimogeni e i volti ben nascosti dietro ai caschi blu di chi non ha esitato a lanciarli addosso a manifestanti pacifici e disarmati. Ma non dimentichiamo neanche i nostri compagne e le nostre compagne coinvolti in un processo infame e ingiusto, colpevoli solo di aver lottato per la smilitarizzazione dei territori, per un mondo libero dalle logiche della guerra imperialista e dello sfruttamento.

Con gli imputati siamo complici e solidali: le lotte non si processano! NO MUOS fino alla vittoria!

(fonte: meridionews.it )

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